giovedì 9 maggio 2019
Uno “sportello” in ogni diocesi e obbligo di segnalazione al vescovo da parte dei chierici che vengono a conoscenza di un abuso. Vescovi e cardinali dovranno rispondere se hanno coperto
Papa Francesco apre in Vaticano il summit contro gli abusi il 22 febbraio 2019 (Siciliani)

Papa Francesco apre in Vaticano il summit contro gli abusi il 22 febbraio 2019 (Siciliani)

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Nuove procedure per segnalare casi di abuso su minori e adulti vulnerabili ma anche molestie e violenze dovute ad abuso di autorità, compresi i casi di stupro sulle suore da parte di chierici come pure quelli riguardanti molestie sui seminaristi. È questa la nuova legge universale, che si applica all’intera Chiesa cattolica, pubblicata da papa Francesco con il Motu proprio: «Vos estis lux mundi, Voi siete la luce del mondo». (IL TESTO)

I «crimini di abuso sessuale offendono Nostro Signore, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e ledono la comunità dei fedeli» mette per iscritto il Papa ribadendo la particolare responsabilità che hanno i successori degli apostoli nel prevenire questi reati.

Un sistema per la prima volta codificato per far sì che cardinali, vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato nel caso abbiano coperto abusatori. «Il documento – scrive il direttore editoriale dei media vaticani Andrea Tornielli in un articolo di commento – rappresenta un ulteriore frutto dell’incontro sulla protezione dei minori tenutosi in Vaticano nel febbraio 2019».

Tra le principali novità introdotte dalla nuova normativa quella dell’obbligo per ogni diocesi del mondo di dotarsi di uno sportello per ricevere le segnalazioni e l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare all’autorità ecclesiastica casi di abuso di cui vengono a conoscenza. Entro un anno tutte le diocesi del mondo dovranno pertanto dotarsi di «uno o più sistemi stabili e facilmente accessibili al pubblico per presentare segnalazioni» riguardanti gli abusi sessuali commessi da chierici e religiosi, l’uso di materiale pedopornografico e la copertura degli stessi abusi. La normativa non specifica di più in merito per lasciare alle diocesi la scelta operativa.

Tutti i chierici, i religiosi e le religiose sono però ora obbligati a «segnalare tempestivamente» all’autorità ecclesiastica ogni notizia di abuso di cui vengano a conoscenza come pure le eventuali omissioni e coperture nella gestione dei casi di abusi. L’obbligo è sancito solo per i chierici e i religiosi, ma certamente anche i laici possono e sono anzi incoraggiati a segnalare abusi e molestie all’autorità ecclesiastica.

Il documento comprende non soltanto le molestie e le violenze sui minori e degli adulti vulnerabili ma riguarda anche la violenza sessuale e le molestie conseguenti all’abuso di autorità. Quest’obbligo – specifica l’articolo di commento al Motu proprio – include qualsiasi caso di violenza sulle religiose da parte di chierici, come pure il caso delle molestie a seminaristi o novizi maggiorenni.

Di rilievo è poi l’individuazione della condotta di copertura, consistente «in azioni od omissioni dirette a interferire o ad eludere le indagini civili o le indagini canoniche, amministrative o penali, nei confronti di un chierico o di un religioso in merito ai delitti» di abuso sessuale. L’obbligo di segnalazione all’ordinario del luogo o al superiore religioso non interferisce né modifica qualsiasi altro obbligo di denuncia eventualmente esistente nelle leggi dei rispettivi Paesi.

Significativi sono i paragrafi del documento dedicati a tutelare chi si fa avanti per fare la segnalazione: non potranno infatti essere sottoposti a «pregiudizi, ritorsioni o discriminazioni» a motivo di quanto hanno segnalato. Naturalmente il segreto confessionale rimane assoluto e inviolabile e non viene in alcun modo toccato da questa normativa.

Il Motu proprio disciplina le indagini a carico dei vescovi, dei cardinali, dei superiori religiosi e di quanti abbiano a vario titolo la guida di una diocesi o di un’altra Chiesa particolare. Nel caso che la persona denunciata sia un vescovo, la Santa Sede incaricherà il metropolita dell’indagine previa, che dovrà essere svolta in tempi rapidi e concludersi in tre mesi. I Dicasteri vaticani dovranno scambiarsi più informazioni e più rapidamente.

La nuova normativa prevede poi che il metropolita, nel condurre le indagini, possa avvalersi dell’aiuto di «persone qualificate», secondo «la necessità del caso e, in particolare, tenendo conto della cooperazione che può essere offerta dai laici».

In un’intervista che viene pubblicata su Vatican News e su L’Osservatore Romano, il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi commenta il Motu proprio e a proposito del rischio che la nuova legge possa favorire un clima di delazione e di calunnia osserva: «Quando si crea un sistema di norme e procedure – studiate per fare bene e per migliorare le cose – c’è sempre il rischio che qualcuno lo possa strumentalizzare per motivi scorretti.

Ma non possiamo rifiutare di fare la cosa giusta semplicemente perché potrebbe essere occasionalmente strumentalizzata». Ouellet ricorda che «i tempi stretti e certi sono nell’interesse non soltanto delle vittime ma anche della persona segnalata per la quale vale il principio della presunzione di innocenza».

Con questo nuovo strumento giuridico voluto da Francesco, la Chiesa cattolica compie dunque un nuovo e incisivo passo nella prevenzione e nel contrasto degli abusi nella linea delle risposte efficaci e concrete.

IL DOSSIER SULLA LOTTA AGLI ABUSI

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