venerdì 16 dicembre 2011
​Il Consiglio dei Ministri ha approvato i provvedimenti per l'emergenza carceri, insieme ad alcune misure per velocizzare la giustizia civile, messe a punto dal ministro della Giustizia, Paola Severino.
Un atto di minima giustizia di Giuseppe Anzani
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Potrebbe aprire da subito le porte degli istituti penitenziari per circa ventimila detenuti, il provvedimento deciso dal Consiglio dei Ministri, su richiesta del guardasigilli, Paola Severino. Una decisione che restituirà spazi dignitosi a quanti scontano una pena più dura, alleggerendo anche i costi della giustizia.Le misure avranno effetti immediati. Il provvedimento più importante riguarda le cosiddette "porte girevoli". Il fenomeno dei 21 mila nuovi ingressi l’anno in carcere verrà ridotto con due modifiche al codice di procedura penale, consentendo l’allargamento della detenzione domiciliare. Nei casi di arresto in flagranza, il giudizio direttissimo dovrà essere tenuto entro, e non oltre, le 48 ore dall’arresto, non essendo più consentito al giudice di fissare l’udienza nelle successive 48 ore. Viene inoltre introdotto il divieto di condurre in carcere gli arrestati per reati di non particolare gravità, prima della loro presentazione dinanzi al giudice per la convalida dell’arresto e il giudizio direttissimo. L’arrestato dovrà essere custodito dalle forze di polizia. Altra norma importante, e che interesserà altri tremila detenuti, prevede l’allargamento della legge introdotta nel 2010 che permetteva gli arresti domiciliari per gli ultimi 12 mesi della pena. Ora sarà possibile scontare a casa gli ultimi 18 mesi del periodo detentivo.Il ministro Severino al termine del Consiglio dei ministri ha inoltre aperto uno spiraglio ad una possibile "amnistia" sottolineando, però, che dovrà «essere un provvedimento presentato dal Parlamento». Nelle casse del ministero di via Arenula, inoltre, saranno da subito a disposizione 57 milioni di euro per l’edilizia carceraria: il denaro sarà utilizzato per completare le opere già avviate e per ampliare i padiglioni degli istituti penitenziari. Le novità del "pacchetto" riguardano anche alcune norme del procedimento penale, introdotte con un disegno di legge. Gli arresti domiciliari diventano una pena inflitta direttamente dal giudice, non più alternativa, per quei reati che prevedono una pena non superiore ai 4 anni. Per questi stessi reati non gravi sarà, inoltre, possibile la sospensione del provvedimento con «messa alla prova», ovvero con la possibilità di poter svolgere lavori di pubblica utilità.Il governo ha inoltre avviato la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Il provvedimento riguarda gli uffici dei giudici di pace. Il decreto passerà dalle Camere per i pareri, e prevede l’accorpamento di uffici con il recupero di 1944 giudici di pace e di 2104 dipendenti amministrativi con un risparmio di 28 milioni di euro l’anno.«Il pacchetto "carceri" presentato oggi dal ministro Severino, si pone in una continuità costruttiva rispetto alle basi gettate dal lavoro dei predecessori Alfano e Nitto Palma. Si affermano principi che il Pdl ha sempre sostenuto: offriamo fin d’ora la disponibilità ad un percorso parlamentare rapido riservandoci di apportare integrazioni e miglioramenti laddove utili e necessari». È quanto dichiara Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera. «Il pacchetto Severino va nella giusta direzione. Ma – afferma il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, presidente del Forum per la Sanità Penitenziaria – dobbiamo mantenere alta l’attenzione sul fronte di chi entra nei penitenziari, e dunque spingere per le misure alternative, in modo strutturale, soprattutto per i reati che riguardano le leggi sull’immigrazione, che vanno radicalmente modificate». Puntuale arriva anche l’attacco della Lega Nord: «Il governo – afferma in una nota Alessandro Montagnoli, vicepresidente vicario dei deputati del Carroccio – ha finalmente mostrato il suo vero obiettivo: amnistia e delinquenti a piede libero». Soddisfatti invece i sindacati della polizia penitenziaria, che nelle scelte del governo vedono aprirsi uno spiraglio rispetto a un profondo disagio che dall’inizio dell’anno ha prodotto 61 suicidi tra i detenuti, 924 tentativi di farla finita e 291 aggressioni al personale con un totale di 394 feriti.
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