sabato 21 marzo 2020
Parla la conduttrice di “Storie italiane” (Rai 1) che al 7° mese di gravidanza va ancora in onda «Non possiamo abbandonare la gente, mai come ora comprendo la missione di fare servizio pubblico
Eleonora Daniele

Eleonora Daniele - Ansa

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«Bionda, alta, occhi celesti...», canterebbe Francesco Nuti con dedica a Eleonora Daniele. Bellezza botticelliana, timbro di voce rassicurante, grinta che graffia lo schermo e domande sempre pertinenti agli ospiti e ai personaggi delle sue dirette-fiume mattutine di Storie italiane (Rai 1).
Specie in questi giorni d’emergenza Covid-19, in cui la rete ammiraglia gli ha chiesto di andare in onda sempre alle 9.50 ma di “sforare” fino al Tg1 delle 13.30 («da domani si torna fino alle 12.30», informa). È la maratona della Daniele, nuova icona post-nazionalpopolare, in cui la conduttrice e giornalista spazia dal sociale («sono in ansia per le mamme con i loro figli che vivono in baracca a Foggia e di cui mi occupo da tempo»), alla cronaca nera «i tanti, troppi femminicidi», fino alla musica di Al Bano, «l’amico Al Bano, che lo scorso settembre quando mi sono sposata con Giulio (l’imprenditore Tassoni, ndr) all’improvviso è apparso in chiesa e ci ha dedicato l’Ave Maria di Schubert. Al Bano è un uomo speciale, è la storia e lo specchio positivo del nostro Paese». Eleonora Daniele tutto questo lo racconta da casa, nel sabato di riposo, mentre ai fornelli prepara un risotto ai gamberetti, «una delle mie specialità», e intanto si accarezza il pancione di chi sta per entrare nel settimo mese di gravidanza.

Ai primi di giugno, a 44 anni, sarà mamma per la prima volta: «È femmina, la chiameremo Carlotta, come la mia nonna paterna». Dolcezza materna dell’ex ragazza del Grande Fratello, laureata in Scienza della Comunicazione con 110 e lode e che passo dopo passo, transitando dal cinema alla fiction tv («ho studiato recitazione per cinque anni») è arrivata a conquistarsi uno spazio permanente e di primo piano sul piccolo schermo targato Rai. «Dovevo diventare una consulente finanziaria, mi è sempre piaciuto il marketing. Arrivare in televisione è stato come seguire un’onda imprevista, una corrente che mi ha portato fin qui. Probabilmente ero destinata a questo mestiere, ma non è escluso che domani decida di cambiare e scelga di fare altro nella vita...».

Speriamo di no, perché al momento è un perfetto mix di conduttrice e di giornalista sempre dentro la notizia.
«Beh vengo dalla scuola di Unomattina, allenata a stare anche fino a cinque ore in diretta. Perciò penso di avere imparato tanto grazie all’esperienza acquisita nel tempo, anche se il mio primo comandamento è: non smettere mai di studiare. Non a caso sto prendendo la seconda laurea, mi sono iscritta a Psicologia e in questi giorni sto leggendo Piaget: i suoi studi sul comportamento infantile sono interessantissimi, li consiglio a tutte le mamme.

Lo sa che lei è la mamma più amata e più vista dagli italiani in questo drammatico momento storico?
Lo sto capendo anche dai dati di ascolto di Storie italiane: abbiamo toccato picchi da 2 milioni di telespettatori. Sento che la gente ci segue perché ha un grande bisogno di essere informata e rassicurata. Ricevo una miriade di messaggi dai nostri telespettatori, sento l’affetto e la vicinanza che hanno nei miei confronti, così come avverto anche dallo studio di Saxa Rubra, le paure, le angosce collettive... Siamo tutti molto provati dalla situazione assurda che stiamo vivendo.

Provata, ma irriducibile, puntuale al suo posto a favore di telecamera nonostante la gravidanza avanzata.
Me lo scrivono in tanti, si preoccupano per le mie condizioni di salute, ma li rassicuro, è scientificamente provato che nel caso del virus non c’è trasmissione verticale da mamma a figlio. E poi la Rai ha approntato tutte le misure di sicurezza necessarie. Ormai sono isolata, sia nel lavoro che nella vita. Questo è il mio mestiere, la mia passione. E come giornalista, avverto ancora di più l’importanza di adempiere al mio dovere di fare servizio pubblico: raccontare al Paese cosa sta accadendo, stare vicina alla gente e dirgli che non l’abbandoniamo mai.

Che cosa significa per Eleonora Daniele fare informazione?
Vuol dire raccontare i fatti correttamente, evitando di seminare terrorismo, quello non serve, perché non risolve i problemi. La verità e la corretta informazione sono due medicine per una società come la nostra che in questo momento è profondamente ferita e va curata bene per poter tornare al più presto a a una vita normale.

Una medicina per i tanti telespettatori di Storie italiane è il sorriso con cui li sta risvegliando ogni giorno.
Quello non deve mai cessare, sorridere alla vita e al pubblico è un altro dovere di chi va in video, specie adesso. Non nascondo che sono preoccupata, mia madre è a Padova e il Veneto, la mia terra, è la seconda regione più colpita dal Coronavirus. Mia sorella lavora lì, in ospedale, ed è in prima linea come tanti medici che stanno facendo di tutto per salvare le tante persone che vengono ricoverate. Sono vicinissima a tutte quelle famiglie che soffrono e che hanno perso un proprio caro.

Per esorcizzare il virus si stanno organizzando molti flash mob canori che nella vostra trasmissione avete documentato.
Le canzoni in coro dai balconi sono momenti di aggregazione a distanza legittimi, ma io mi associo alle parole del maestro Ennio Morricone e di Beppe Fiorello che invitano a fare un po’ di silenzio, a rispettare il dolore per le tante, troppe, perdite a cui stiamo assistendo... Però Sant’Agostino dice che «chi canta prega due volte»... E allora io prego mettendomi nelle mani di Dio e sotto il manto della Madonna.

La sua preghiera laica quotidiana oltre ad informare sfocia anche nell’intrattenimento.
Non possiamo rinunciare all’intrattenimento, dobbiamo accompagnare il pubblico fuori da questo tunnel di dolore e farlo con la giusta delicatezza, teneramente. Ci stiamo comportando come il cinema americano degli anni ’50 che dopo la guerra allietava gli spettatori con film che prevedevano l’happy end. Sono sicura che ci sarà un lieto fine a questa terribile storia, ma dobbiamo arrivarci con solidità mentale, con razionalità e senza farci travolgere dalla depressione. Perciò rispettare le regole, massima responsabilità individuale e non cadere mai nella trappola della paura.

Via la paura. Anche perché lei Eleonora insegna che, anche dalla morte di un fratello, si trova il coraggio per ripartire e mettersi al servizio degli altri.
Vero... La morte di mio fratello maggiore Luigi (a 30 anni) è stato un dolore lacerante. Ma con il tempo è diventata una grande opportunità per sostenere tanti ragazzi autistici come era lui. La nostra associazione, “Life Inside”, è diventata una missione che mi porta a conoscere e sostenere tante famiglie che hanno dei figli pieni di «vita dentro», proprio come il mio Luigi.

Titoli di coda: alla sua Carlotta che sta per arrivare cosa si sente di dire?
Gli parlo continuamente e da come risponde sento che nascerà già forte. Un giorno gli racconterò del tempo strano in cui è nata e gli insegnerò ad essere sempre forte e coraggiosa davanti a tutte le difficoltà. Gli trasmetterò l’amore per la vita, l’unico strumento che puoi dare a tuo figlio per resistere ed essere felice.

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