lunedì 22 dicembre 2014
Di orientamento laico, 88 anni, ha battuto l'attuale presidente ad interim Moncef Marzouki, sostenuto dai partiti islamici.
COMMENTA E CONDIVIDI
È ufficiale: Beji Caid Essebsi è il nuovo Presidente della Repubblica tunisina, il primo capo di Stato eletto a quattro anni dalla caduta di Ben Ali. I risultati ufficiali resi noti dall'Isie (Istanza superiore indipendente per le elezioni) ne decretano la vittoria con il 55,68% (1.731.529 voti) delle preferenze rispetto al 44,32% (1.378.513 voti) di Moncef Marzouki. L'affluenza alle urne è stata del 61,11%. Essebsi, 88 anni, laico, ha battuto l'attuale presidente ad interim Moncef Marzouki, sostenuto dagli islamici, rispettando dunque i pronostici della vigilia e confermando le indicazioni provenienti dagli exit poll pubblicati nella serata di ieri che lo vedevano in testa con un rassicurante margine di vantaggio. Nel tardo pomeriggio anche Marzouki ha riconosciuto la sconfitta e ha telefonato al suo avversario per congratularsi, invitando nello stesso tempo i suoi sostenitori ad astenersi da ogni forma di violenza. Con Essebsi si è congratulato anche il presidente americano Barack Obama. La sua elezione - segnata da una giornata di relativa calma alle urne, si è svolta fra imponenti misure di sicurezza, malgrado in serata un raduno di protesta di sostenitori del candidato dato in svantaggio sia stato disperso con i gas lacrimogeni della polizia nella cittadina di El Hamma,(eventi ripetutisi anche nella giornata odierna) - chiude il processo di transizione in Tunisia, il Paese dove la Primavera araba è nata e dove oggi trova l'unico compimento davvero democratico. Il nuovo capo dello Stato, una volta nominato, affiderà l'incarico di formare il governo a un premier proposto dal suo partito Nidaa Tunes, vincitore delle recenti elezioni politiche di ottobre. Il nuovo esecutivo potrebbe entrare in carica fine febbraio 2015. Essebsi, un avvocato veterano della politica tunisina, giunge a 88 anni alla più alta carica dello Stato al termine di una lunga carriera. Ha ricoperto ruoli istituzionali di spicco sotto Habib Bourguiba, il "padre" dell'indipendenza tunisina, con il quale è stato più volte ministro (dell'Interno, degli Esteri e della Difesa). Strenuo difensore dello Stato di diritto, Essebsi si dichiara non a caso erede di Bourguiba e dei suoi valori. Dopo un'assenza dalla scena politica negli anni '90, è tornato protagonista il 27 febbraio 2011 con la nomina a primo ministro del secondo governo provvisorio post-rivoluzione. Il 20 aprile 2012 ha fondato il partito di centro Nidaa Tounes per contrapporsi alla troika di governo formata dall'islamico Ennhadha, dal Cpr (Congresso per la Repubblica) e da Ettakattol. Marzouki ha pagato probabilmente una campagna elettorale principalmente basata sulla demonizzazione dell'avversario più che sui programmi. E i tunisini ieri hanno confermato l'orientamento già espresso alle politiche di ottobre con la sconfitta dell'islamico Ennhadha e la vittoria del laico Nidaa Tounes. Ennhadha in quell'occasione pagò il prezzo di tre anni di malgoverno, caratterizzati da aumento dei prezzi, corruzione e instabilità. Alcuni osservatori intravedono nella vittoria di Essebsi un rischio di monopolio istituzionale, con l'accumulo da parte del suo Nidaa Tounes delle cariche di capo di stato, premier e presidenza del Parlamento. Ma lo stesso leader di Ennhadha, Rached Ghannouchi, gli ha riconosciuto volontà di rinnovamento con garanzie anche per il futuro degli islamisti. L'impressione generale è che la Tunisia sia entrata in una nuova tappa della sua storia recente con il completamento di un processo irreversibile. Un segnale di distensione come l'elezione di un presidente della Repubblica capace di farsi garante della nuova Costituzione e di tutti i tunisini, e in grado di basare la propria autorevolezza su un consenso davvero condiviso, rappresenta una garanzia perché anche gli investitori internazionali ricomincino a credere in questo Paese.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: