Dai laboratori di Saddam Hussein a
quelli del Daesh, ma con lo stesso scopo: cercare di costruire
un arsenale di armi chimiche. Sarebbe questa la "carriera" di
Sleiman Daoud al Afari, l'uomo che fonti di intelligence
indicano come l'esponente del Daesh catturato il mese
scorso dalle forze speciali Usa durante un blitz in Iraq. Sulla sua identità Washington mantiene il più stretto
riserbo, anche perché sono ancora in corso gli interrogatori nel
carcere iracheno in cui l'ex ricercato è rinchiuso. Ma ad
indicarne il nome sono state due fonti dei servizi segreti
iracheni citate oggi dall'agenzia Ap, che lo ritengono il
responsabile dell'unità chimica del "Califfato".Fonti del
Pentagono citate dal New York Times dicono che il dirigente
jihadista catturato sta rivelando informazioni su come il Daesh
abbia in dotazione il gas mostarda in polvere e lo stia
caricando nei proiettili d'artiglieria. Un sistema ancora
rudimentale che non è giudicato sufficiente per uccidere, ma che
può provocare menomazioni nelle persone colpite.
Alle stesse conclusioni sono arrivati diversi esperti,
secondo i quali i jihadisti non avrebbero i mezzi per
produrre gas capaci di provocare delle stragi. E infatti finora
gli attacchi denunciati riguardano soprattutto l'utilizzo di
cloro, molto meno letale del gas mostarda.Secondo fonti della
sicurezza a Kirkuk, nel nord dell'Iraq, anche negli ultimi
giorni i miliziani del Daesh avrebbero compiuto
bombardamenti con razzi caricati con cloro sulla vicina
cittadina di Taza, dove "decine" di residenti sono stati
ricoverati in ospedale per problemi respiratori. Fonti
governative hanno aggiunto che il Daesh aveva impiegato cloro
anche in bombardamenti sulle forze curde peshmerga il mese
scorso a Sinjar, 120 chilometri a ovest di Mosul.
I mezzi ancora limitati a disposizione dei jihadisti non
bastano a placare i timori per il possibile sviluppo di armi
chimiche di distruzione di massa da parte del Daesh, che secondo
autorità di Washington e Baghdad ha allestito una speciale unità
di ricercatori composta da scienziati iracheni dell'era di
Saddam e da alcuni stranieri. A capo di questa struttura,
secondo le fonti dell'intelligence iracheno, vi sarebbe stato
proprio Al Afari, di circa 50 anni, che sarebbe stato catturato
durante il blitz della Delta Force americana nei pressi di Tal
Afar, nel nord dell'Iraq.Gli Stati Uniti si limitano a dire che l'uomo fatto
prigioniero è un operativo "significativo" dell'apparato
del Daesh, aggiungendo che si trova sotto custodia americana in
una prigione temporanea a Erbil, nel Kurdistan iracheno.È
questo il risultato più importante nella nuova strategia nella
lotta allo Stato islamico inaugurata in dicembre
dall'amministrazione Obama, con l'impiego sul terreno di forze
speciali non solo per uccidere i dirigenti del Califfato", ma
appunto per catturarli e cercare di ottenere da loro il maggior
numero di informazioni possibili.
Il Pentagono, comunque, ha detto di aver già notificato al
Comitato internazionale della Croce Rossa la cattura del
militante e ha assicurato che gli Usa non intendono tenere
in carcere lui o altri prigionieri a tempo indefinit, garantendo
che saranno consegnati alle autorità irachene e curde dopo
essere stati interrogati.