lunedì 16 luglio 2012
I blindati dell'esercito siriano sono entrati nella capitale nel tentativo di stanare i ribelli. Gli scontri infuriano nel quartiere di al-Midan, a Tadoman, Kfar Souseh e Jobar. La Croce Rossa: nel Paese è guerra civile totale.
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Mentre si attende l'esito dell'incontro a Mosca tra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e Kofi Annan, che domani sarà ricevuto dal presidente Vladimir Putin, in Siria la situazione precipita sempre di più nel caos, come ha avvertito la stessa Croce Rossa Internazionale, secondo cui si è ormai alla guerra civile totale.I combattimenti sono arrivati fino a Damasco: le truppe governative, sostenute dai blindati, sono entrate nel quartiere di al-Midan, in pieno centro, per stanare i ribelli annidati in postazioni ormai troppo vicine a installazioni nevralgiche del potere. Lo riferiscono fonti dell'opposizione che parlano di un'escalation senza precedenti, una "svolta" nei 16 mesi di rivolta anti-governativa, una svolta cominciata con i violenti scontri di domenica, diventati ancora più violenti oggi. Scontri tra i ribelli e le truppe fedeli a Bashar al-Assad si registrano anche a Kfar Souseh, Zahera e Tadoman, sempre nella capitale; e in altre citta, Aleppo, Hama e Idlib.
Non c'era mai stata, in 16 mesi di rivolta, uno schieramento di veicoli corazzati così imponente a Damasco, lungo le principali arterie dal quartiere sunnita di al-Midan: gli abitanti sono rintanati nelle case e gli unici movimenti in zona sono quelli dei militari e dei blindati, e dei ribelli nei vicoli del quartiere vecchio. E intanto continuano le defezioni: secondo al-Jazira, è passato con i ribelli il generale maggiore, Adnan Sillu, l'ex capo del programma di armi chimiche del governo. Sul piano diplomatico, mentre il Marocco ha dichiarato “persona non gradita” l'ambasciatore della Siria, che è stato sollecitato a lasciare subito il Paese nord-africano, Damasco ha reagito a stretto giro espellendo a sua volta il rappresentante marocchino: un segno del crescente isolamento di Bashar al-Assad all'interno dello stesso mondo arabo. Duro anche il commento del premier turco, Recep Tayyip Erdogan secondo cui i  "massacri, i tentativi di genocidio e gli atti atroci e disumani" del presidente siriano, Bashar al-Assad, "non sono altro che gli ultimi passi del regime verso la fine. Chi bombarda il suo popolo, per le sue ambizioni e per mantenere il potere, sta preparando la propria fine". Chi invece non sembra intenzionato ad abbandonare il tradizionale alleato mediorientale è la Russia: giocando d'anticipo rispetto al previsto colloquio con Annan, Lavrov ha pubblicamente accusato l'Occidente di voler "ricattare" Mosca. La Russia, insomma, non sembra aver cambiato posizione.

 

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