mercoledì 17 dicembre 2014
​Un milione di euro per gli interventi in Guinea, Liberia e Sierra Leone: il progetto Caritas nei tre Paesi più colpiti. In missione nella regione anche il cardinale Tukson, inviato dal Papa.
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La Conferenza episcopale italiana stringe forte la mano dell’Africa occidentale che sta combattendo contro l’epidemia di ebola. Dal dicembre 2013, sono 6.583 le vittime e 18.188 i casi di contagio registrati. La malattia, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è ancora fuori controllo. E la Cei, attraverso il Servizio per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, stanzia un milione di euro per contribuire alle attività di contrasto all’espansione del virus. Il progetto, proposto da Caritas Italiana e dagli organismi che ad essa si affiancano nella piattaforma “Fratelli d’Ebola”, riguarda i tre Paesi maggiormente colpiti: Guinea Conakry, Liberia e Sierra Leone. Paesi che hanno sistemi sanitari estremamente fragili, sono spesso privi delle attrezzature e dei medicinali di base, e hanno pochi dottori rispetto alla popolazione e alle dimensioni dell’emergenza. L’iniziativa, che ha la durata di 12 mesi, configura una risposta umanitaria che procede dal livello sanitario a quello sociale. L’attenzione e la presenza della Chiesa sono costanti. Da ieri il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, è in missione in Sierra Leone e la Liberia. Il porporato porta nell’area «un messaggio di solidarietà e di speranza per la Chiesa, per gli operatori sanitari e per la popolazione in generale». Il capo-dicastero vaticano è accompagnato da monsignor Robert J. Vitillo, consulente speciale per la salute di Caritas Internationalis.  Senza gli opportuni interventi, il virus rischia di diffondersi in tutta la parte occidentale del Continente. Senegal e Nigeria, che hanno strutture sanitarie relativamente più efficienti, sono riusciti a fermare i contagi, e sono stati dichiarati ebola free. Il Mali è a rischio (6 morti e 8 casi riscontrati sonora). Proprio ieri, il presidente Ibrahim Boubacar Keita ha rivolto un pressante appello spiegando che nel Paese si sta «vivendo nella paura » e che è necessario fare investimenti sanitari per affrontare la malattia.  Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di un intervento della Comunità internazionale nell’udienza del 29 ottobre, chiedendo che «metta in atto ogni necessario sforzo per debellare questo virus e alleviare concretamente i disagi e le sofferenze di quanti sono così duramente provati». I vaccini sono ancora in fase di valutazione. In Liberia è iniziata la sperimentazione del siero ottenuto dal sangue di persone guarite da ebola: contiene gli anticorpi contro il virus, ed è fra le terapie di cui l’Oms raccomanda lo studio. I test sono in corso all’ELWA Hospital della capitale, Monrovia. Intanto, la Commissione Europea ha espresso soddisfazione per i controlli negli aeroporti dei Paesi in cui è presente il virus. In un rapporto – risultato di un’ispezione condotta a fine novembre – si spiega che attualmente il rischio che una persona con la febbre si imbarchi è «prossimo allo zero».
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