sabato 28 marzo 2015
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Capita che chiediamo ai ragazzi di fare quello che noi non facciamo, di vivere come noi non viviamo. Può essere un desiderio buono, anche legittimo, ossia che siano meglio di noi, che non cadano nei nostri errori, ma almeno non illudiamoci che così la strada diventi facile per loro, soprattutto non illudiamoci che basti dare certe indicazioni perché le cose automaticamente accadano. Un esempio è proprio la lettura, al centro dell’attenzione in questi giorni della Fiera del Libro per Ragazzi a Bologna. Desideriamo tanto che i giovani leggano, ma può accadere che siamo noi adulti i primi a non concederci una pagina sul divano; spesso in casa non si trovano libri appoggiati sui tavoli e sui comodini, a volte non girano nemmeno riviste e giornali.Non si eredita la biblioteca di casa, con i suoi pochi o tanti volumi, si eredita il piacere della lettura. Così diventa tutto più facile, non altrimenti. Perché leggere è proprio un piacere. Tutte le statistiche e le analisi dicono che i lettori più forti sono quelli che non sanno ancora leggere, la cosiddetta fascia prescolare. Sembra un paradosso, ma non lo è. Il primo piacere della lettura è infatti la lettura da parte di un altro. È l’esperienza concreta di qualcuno che racconta, che raccoglie le frasi scritte in un testo per condurle con dolcezza all’orecchio in modo che l’intelletto possa farsene qualcosa. E allora le fate compiono davvero le magie buone, gli orchi si perdono nelle loro malvagità e chi è smarrito ritrova la via di casa. Quando un bambino si accorge che è stata cambiata la storia che gli viene letta, magari anche solo in qualche parola, ne corregge la versione, pretende persino che si ricominci da capo. In quel momento non sta chiedendo la pura ripetizione del testo, piuttosto il rinnovarsi del piacere sperimentato al primo ascolto, veicolato con precise parole.Le storie sanno parlare ai bambini e ai ragazzi, soprattutto non li fanno sentire soli. Non sei l’unico a vivere questa situazione, dicono loro. Non sei l’unico perché c’è già stato un bambino che si è arrabbiato per l’arrivo di un fratello di cui non sentiva il bisogno, c’è già stato un bambino felice che hanno abbracciato dopo essersi perso, c’è già stato un ragazzo tradito e ferito dal suo migliore amico, così come ce n’è già stato uno il cui cuore ha inaspettatamente iniziato a battere forte per amore. Leggere per sua natura chiede di fare i conti con l’altro, l’altro che racconta, e anche l’altro che da protagonista vive l’avventura, triste, felice, incredibile, paurosa o ridicola che sia.La lettura parte bene, però poi si incaglia. Si incaglia nell’adulto che improvvisamente smette di leggere e raccontare sottraendosi a un piacere reciproco, si incaglia nella scuola che la trasforma in una performance da valutare e testare, si incaglia nell’essere posta come alternativa secca ai videogiochi e ai touch screen, si incaglia negli intenti pedagogici ed educativi che sopraffanno le storie e le rendono meri mezzi di trasmissione di contenuti certificati. Invece si può continuare a leggere la sera a voce alta anche se c’è già autonomia, si può condividere il piacere delle scoperte con i compagni e gli insegnanti, si può trovare tempo sia per la consolle sia per il libro che non sono necessariamente nemici, si può curiosare in libreria e scegliere la storia che più attira e poi giudicarla, allenando ed esercitando quel personale spirito critico che permette di distinguere ciò che è buono da ciò che buono non è.In queste settimane le librerie si riempiono di novità, grazie alle uscite per la Fiera di Bologna. Concediamoci un giro, magari proprio in quelle librerie dedicate ai bambini e ai ragazzi che dell’educazione alla lettura e della varietà dell’offerta hanno fatto la loro ragione d’essere. Tra gli scaffali, alla giusta altezza, ci sono tante nuove storie, che assieme a quelle classiche, stanno aspettando. Non lasciamole attendere invano. Hanno tanto da dire.
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