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Newsletter. Papa Francesco torna a Santa Marta. Nella fragilità, la forza!

giovedì 30 marzo 2023

Papa Francesco da mercoledì pomeriggio, 29 marzo, è al Policlinico Gemelli

Papa Francesco torna a Santa Marta. Nella fragilità, la forza

Papa Francesco torna oggi a Casa Santa Marta dopo alcuni giorni di ricovero al Policlinico Gemelli. Ieri, prima di lasciare l'ospedale, ha fatto visita al reparto di Oncologia pediatrica. Sarà in piazza San Pietro domani, a presiedere la Messa della Domenica delle Palme. E mentre ci siamo trovati ad accompagnare con la preghiera e la vicinanza un momento di fragilità vissuto dal vescovo di Roma, vengono in mente i processi da lui avviati e anche alcune osservazioni critiche, avanzate su media di diversa appartenenza in occasione dei dieci anni di pontificato, che intendono mettere in rilievo l’incompiutezza in particolare di diverse riforme da lui avviate. Ma si tratta davvero di criticità e di mancanze o non dobbiamo leggere il non ancora completo raggiungimento di alcune di quelle riforme come un’opportunità e una risorsa? Siamo un popolo in cammino, scrive don Giuseppe Lorizio, e i processi avviati non sono destinati a concludersi in tempi brevi e, se si tratta della “riforma”, neppure a lungo termine, perché la Chiesa è in perenne stato di riforma, ossia di conversione. In questo senso il Papa indica la direzione da prendere e siamo noi, che, con lui, dobbiamo camminare, non ritenendoci mai degli arrivati.

Se lo zar Putin ha paura del disegno "pacifista" di una 13enne

Si è conclusa nel peggiore dei modi la vicenda di Masha e Alexei Moskalev: lei a 13 anni messa in orfanotrofio, il padre processato e catturato in Bielorussia dopo una breve latitanza. L'accusa è di aver screditato l'esercito a causa di un disegno "pacifista" della ragazzina: razzi russi che prendono di mira madre e figlia ucrain, sovrastate dalla scritta "No alla guerra". Ebbene, si direbbe che lo zar Putin abbia paura di un semplice disegno di una semplice ragazzina russa: ma in realtà sottotraccia in Russia si agita tutto un mondo di persone che non vogliono più tacere. Ne parla in questo articolo Raffaella Chiodo Karpinsky.

#avvenireperdonneafghane ora è diventato un podcast (e presto un libro)

La campagna per dare voce alle donne afghane, private dei loro diritti dal regime dei taleban, è terminata ufficialmente il 28 marzo con un incontro nella sede milanese di Avvenire con tutte le ong e onlus che nelle scorse settimane hanno collaborato con noi. Il direttore Marco Tarquinio e il direttore generale Alessandro Belloli hanno consegnato a don Marco Pagniello, direttore nazionale della Caritas un assegno da 18mila euro, frutto della generosità dei lettori e degli utenti di avvenire.it.

Ora le storie che abbiamo raccontato e le lettere che abbiamo raccolto sono un podcast: potete ascoltarlo qui (gratuito su registrazione). Prossimamente sarà pubblicato anche un libro nella collana Pagine Prime.

Ma il canale del sito "Donne afghane" rimane aperto: continueremo infatti a pubblicare storie e testimonianze, come quella della giovane pugile Sadia Bromand, rifugiata in Germania con il sogno di rappresentare il suo Paese alle Olimpiadi.

Parte l'iter di beatificazione di don Minzoni, ucciso dai fascisti

«La religione non ammette servilismi, ma il martirio». Lo scriveva in una lettera don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta (provincia di Ferrara, ma diocesi di Ravenna-Cervia) nel 1923, poco prima di essere ucciso da alcuni fascisti locali per la sua opera di evangelizzazione ed educazione dei giovani.

Don Minzoni è ora ufficialmente in cammino verso la santità, come scrive da Ravenna Daniela Verlicchi. Lo ha attestato il Dicastero delle cause dei santi che nei giorni scorsi ha inviato il nulla osta all’apertura della causa di beatificazione alla diocesi di Ravenna-Cervia. A promuoverla, oltre alla diocesi di Ravenna-Cervia, ci sono l’Agesci, l’associazione nazionale Guide e scout cattolici d’Italia, il Masci, gli Scout d’Europa e la parrocchia di Argenta. Una santità “attuale”, come ha sottolineato il presidente della Cei, il cardinal Matteo Zuppi, citando Minzoni e don Lorenzo Milani come esempi di preti che «hanno resistito al Male e creato il bene in situazioni tanto difficili»

A volte ritornano: proiettili all'uranio impoverito da Londra all'Ucraina

Proiettili perforanti contenenti uranio impoverito da Londra all'Ucraina, insieme alla fornitura di carri armati Challenger 2. Il diritto internazionale non ne vieta l'impiego in scenari bellici, poiché i «vantaggi militari» sono ritenuti superiori ai «mali inferti». La radioattività emessa da questo tipo di proiettili è debole, ma quando c'è un urto o un'esplosione, l'uranio impoverito raggiunge temperature altissime, oltre i 3mila gradi, generando una nube di nano-polveri così sottili da oltrepassare i filtri dell’organismo, fino a entrare addirittura all’interno delle cellule, intaccandone la struttura genetica. Se inalate in grande quantità possono causare tumori. Proiettili all'uranio impoverito sono stati usati nella prima Guerra del Golfo (1991), poi nei Balcani – Bosnia, Serbia e Kosovo –, in Somalia, Siria e Afghanistan. Di pari passo sono arrivate le denunce da parte di ex soldati statunitensi che manifestavano i sintomi di varie malattie, dal cancro ai disturbi neurologici, mentre una vasta coalizioni di associazioni sta tentando di far approvare all'Onu una risoluzione di messa al bando di queste armi. Per quanto riguarda l'Italia, sono almeno 7.500 i militari che hanno manifestato patologie sospette al rientro dalle missioni estere o nei poligoni, 400 sono morti. Qui l'articolo completo di Lucia Capuzzi.

«Vi racconto mia madre Anna»: le memorie di Vera Politkovskaja

«Mia madre non amava l’adrenalina di certi giornalisti maschi che giocano alla guerra. Lei partiva per testimoniare, per ascoltare le vittime, per dare parola al dolore. “Io sono come un poeta. Io vivo la vita, e scrivo di ciò che vedo” mi diceva». Così Vera Politkovskaja racconta (Vera Politkovskaja con Sara Giudice, Una madre. La vita e la passione di Anna Poliktovskaia, Rizzoli, pagine 193, euro 19,00) la sua straordinaria madre, perduta nel vile omicidio di cui fu vittima il 7 ottobre 2006 nella sua casa moscovit. Uccisa per la sua libertà d’espressione di giornalista, morta per il suo amore della realtà e della verità. Lei, la giovane Vera, al tempo era una figlia sempre ammirata e preoccupata dell’impegno materno, così rigoroso, sempre vigile, “maniacale”, ma anche pericoloso. Dall'invasione russa dell'Ucraina, Vera vive in esilio in un Paese straniero segreto. Da laggiù, da quel luogo nuovo e lontano, Vera ricorda sua madre e scrive di lei. La recensione di Lisa Ginzburg.

La maternità surrogata e il business di cui nessuno parla: acquistare figli su misura

Nel dibattito sulla Gravidanza per altri, che si è acceso in queste ultime settimane in Italia dopo lo stop alle trascrizioni automatiche dei bambini nati all'estero con questa pratica, quasi mai si racconta il grande business (e dunque, i condizionamenti) che vi si è sviluppato intorno. Lo racconta Elena Molinari dagli Stati Uniti: start-up che fiutato l'affare, sognano di progettare uteri artificiali per abbassare i costi, influencer gay che sbandierano sui social la scelta su catalogo dei loro futuri figli, applicazioni telefoniche che promettono di far incontrare committenti e surrogate senza intermediari, mentre a causa della chiusura dell'Ucraina si affacciano nuovi mercati, come la Georgia e il Messico. Può lasciare indifferenti il mercato dei bambini e delle donne?


Il Vangelo della Domenica delle Palme commentato da padre Ermes Ronchi

Le cose di Dio se gli siamo molto vicini pesano di più: il Vangelo della Domenica delle Palme commentato da padre Ermes Ronchi. LEGGI QUI

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?»