mercoledì 27 marzo 2024
Al corteo di Libera contro le mafie migliaia di giovani, lì per "uno Stato libero e per una cittadinanza attiva". In piazza anche il responsabile nazionale di Pastorale giovanile, don Pincerato
Le scolaresche hanno contribuito alla riuscita di una giornata emozionante

Le scolaresche hanno contribuito alla riuscita di una giornata emozionante - Gennari/Siciliani

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Le migliaia di ragazzi che c’erano e si vedevano, con le loro bandiere e i colori della pace, i sorrisi e gli striscioni e i cartelloni per dire che il loro impegno è “extralarge”, «erano l’immagine bella e significativa di un mondo giovanile che sul tema della legalità c’è e ci vuole essere». A pochi giorni dalla manifestazione a Circo Massimo, don Riccardo Pincerato riflette sulla massiccia partecipazione di giovani, di università, scuole superiori, movimenti e associazioni, alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

Il responsabile nazionale di Pastorale giovanile era in mezzo a quei giovani, li ha ascoltati chiedere giustizia e futuro, li ha visti commuoversi tra i centomila della piazza, tra i parenti delle vittime e i detenuti minorenni, appena la voce di don Luigi Ciotti ha vibrato nel microfono. «Hanno sentito la passione di quest’uomo di quasi ottant’anni che parlava con tutta la sua energia alla folla ma che sembrava di avere in mente in modo particolare i giovani. Abbiamo sentito tutti, e l’hanno sentito anche loro, questo tentativo di dialogo».

Dialogo su un tema a loro caro, spiega Pincerato. Forse non tutto il mondo adulto crede fino in fondo quanto la legalità «sia un interesse forte» per i giovani. « E insieme a questo interesse e convinzione profonda c’è quello della cittadinanza attiva, strettamente legati l’uno all’altro: uno sceglie di abitare nella legalità perché sceglie il bene comune. Nella legalità è possibile attribuire ad un determinato bene il valore del bene comune. Si pensi a ogni bene confiscato alle mafie».

I giovani, prosegue il sacerdote, «scelgono di stare con chi lotta contro il clientelismo, perché solo al di fuori di esso vedono un’opportunità e un futuro di bene». «Nel futuro che vogliamo la mafia fa parte del passato» hanno scritto sugli striscioni. Roma luminosa e un cielo limpido per un corteo che resterà a lungo impresso nei ricordi degli studenti, alcuni persino bambini, e dei loro docenti e amministratori.

Quei ragazzi non erano lì per un giro turistico o per autografarsi i cappellini colorati. «Per loro mafia significa droghe, azzardo, criminalità informatica, corruzione, violenza sulle donne, abusi sui bambini. La legalità è muoversi per uscire da questi meccanismi e vivere in uno Stato “libero”», dice il responsabile Cei ripercorrendo i momenti salienti di giovedì scorso.

Le parole di don Ciotti riecheggiano ancora sulle pagine social dei partecipanti. L’invocazione a un’Italia «libera di parlare di pace, di curare chi sta male e di accogliere chi arriva da lontano». Un paese di cittadini «liberi perché responsabili». È questo nesso che ha fatto breccia nelle coscienze dei ragazzi, per Pincerato.

«Che la legalità sia prima di tutto relazione con se stessi, con gli altri e con le cose. Un atteggiamento mentale».

Don Riccardo è all’inizio del suo mandato. È a questo atteggiamento che sa di dover guardare, per intercettare quella spinta che nei giovani nasce quando «gli adulti sanno camminare al loro fianco, si fanno trovare, sono autentici e non hanno paura di stare accanto a loro nelle loro sfide».

Quando, per dirla con papa Francesco, gli adulti sanno «scomodarli »e farli «alzare dai divani». Le mafie godono dei neutrali, ricordava il fondatore di Libera dagli altoparlanti di Circo Massimo. Proponendo, di fatto, una vita «scomoda, ma «che valga la pena. Quello che ci propone Gesù nella Settimana Santa», conclude Pincerato. Lo sanno i ragazzi che hanno urlato in coro « la mafia uccide, il silenzio pure» . Che hanno scritto in lettere di tutti i colori «dì la verità, anche se la tua voce trema» .

Il cielo di Roma annunciava già l’estate, tempo di scelte e di impegno. Di cittadinanza attiva e di volontariato sul proprio territorio, laddove si tocca con mano che «non è vero che i giovani non si impegnano nella politica quando è intesa come amore per la polis e bene comune, quando possono sentirsi come sentinelle nelle proprie aree geografiche» .

Dalla Pastorale giovanile, con l’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro, le proposte e i corsi per i giovani ripartono proprio da qui. Dalla quarta Route estiva “ Il bello del sociale”, da Salve a Santa Maria di Leuca, e dal percorso estivo sulla Dottrina sociale della Chiesa per gli under 35, ad Assisi dal 22 al 26 luglio.

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