giovedì 28 marzo 2024
Samoa convoca i capi dei Paesi del Commonwealth per trovare una via d’uscita all’inesorabile scomparsa degli arcipelaghi. La premier chiede a Londra fondi per lo sviluppo di app per l'ambiente
La premier di Samoa, Fiame Naomi Mata’afa, all’Onu

La premier di Samoa, Fiame Naomi Mata’afa, all’Onu - Ansa

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Può l’intelligenza artificiale aiutare le isole del Pacifico a difendersi dall’avanzata dell’Oceano che, per effetto del cambiamento climatico, rischia di inghiottirle? È una delle domande che terranno banco al vertice dei capi di Stato del Commonwealth convocato in autunno, per la prima volta, sull’isola di Samoa. Il dibattito sulle applicazioni dell’IA nella mitigazione degli effetti del riscaldamento globale non è nuovo. Significativa è, però, la decisione di portalo all’attenzione delle 56 nazioni dell’organizzazione che rappresenta le ex colonie dell’impero britannico, e, per di più, ad Apia, capitale di uno staterello insulare della Polinesia che conta in tutto 218mila abitanti.

Samoa è il simbolo della resistenza dei Paesi del Pacifico che, ogni anno sempre più velocemente, stanno sprofondano nell’Oceano. Membro attivo dell’Alleanza di 42 governi, di cui fanno parte anche i domini britannici di isole Salomone, Niue, isole Cook, Papua Nuova Guinea e Tuvalu, che dagli anni ’90 cerca di far sentire la propria voce ai tavoli delle Conferenze internazionali sul clima. Le popolazioni dell’Oceania sono state per secoli abituate a fare i conti con un ambiente paradisiaco. Ma la prospettiva di sprofondare per sempre negli abissi, diventata negli ultimi anni sempre più concreta, ne ha accelerato l’ingegno in chiave moderna facendo fare loro un balzo in avanti tecnologico che lascia indietro tutti. Tuvalu, per esempio, è il primo Paese del mondo ad aver avviato un progetto di riproduzione digitale del proprio patrimonio: non solo spiagge, villaggi e edifici ma anche documenti, foto e musiche tradizionali. Una dimensione accessibile attraverso la realtà aumentata a quanti vorranno visitare l’isola anche quando scomparirà sott’acqua.

La parola chiave del vertice in programma in autunno è «resilienza». La rima con «sopravvivenza» è casuale ma sintetizza il senso della posta in gioco. Tra i leader attesi a Samoa, ospiti del primo ministro Fiame Naomi Mata’afa, potrebbe esserci re Carlo, che è capo di Stato di 15 nazioni del Commonwealth, da cui molti si aspettano qualcosa in più di un bel discorso. Per esempio, un contribuito economico a finanziare lo sviluppo di applicazioni ChatGPT in ambito ambientale o di sensori per rilevazioni più accurate dell’erosione delle coste. «Samoa estende il suo caloroso invito al mondo», ha dichiarato la premier Mata’afa, perché l’incontro sigilli «l’impegno condiviso per la sostenibilità e il progresso». L’invito è a partecipare a una sfida che appartiene al Commonwealth, ha aggiunto, e «all’unica grande famiglia dell’umanità riunita nel Common Wealth (bene comune)».


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