mercoledì 18 ottobre 2023
Iil 40% di giovani passa ogni giorno dalle due alle quattro ore davanti ai social. E sono quasi 110mila gli studenti e le studentesse che rischiano di diventare dipendenti dal Web
Viola e il costo della bellezza
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C’è una ragazza di 15 anni dentro una pubblicità che promuove l’autostima delle generazioni più giovani, alle prese con modelli e rappresentazioni della bellezza intossicati dagli ambienti digitali. Si chiama Viola, guarda dentro l’obiettivo della macchina fotografica con un sorriso di consapevolezza che disarma chi legge e non lascia indifferenti. Ci dice che “oggi sta meglio”, non ci dice perché ieri stava male, ma ha in mano uno smartphone. La pagina accanto parla di un mondo virtuale che per Viola e per le sue coetanee impatta sulla propria vita reale.

La comunicazione denuncia la moltitudine di messaggi dannosi che arrivano dai social media e propone un percorso nelle scuole, per educare a una fruizione più consapevole degli strumenti digitali. È stata promossa da Cittadinanzattiva e Social Warning, ed è stata resa possibile grazie al contributo di Dove, marchio di Unilever, da quasi trent’anni impegnato nel veicolare una contronarrazione dei modelli di bellezza stereotipati che tanta parte hanno avuto nell’immaginario della pubblicità, della televisione e del mainstream in generale. I dati diffusi dalla ricerca a sostegno della campagna sono desolanti: il 40% di giovani passa ogni giorno dalle due alle quattro ore davanti ai social. E sono quasi 110mila gli studenti e le studentesse che rischiano di diventare dipendenti dalla consultazione compulsiva dei contenuti sul web.

Scopo dell’iniziativa è una raccolta firme sulla piattaforma change.org per convincere le istituzioni ad adottare un percorso curricolare per una corretta educazione digitale. E il resto della campagna spiega finalmente il malessere delle tante Viola che ogni giorno vengono intossicate da standard di bellezza e aggressioni, pubblicitarie e non, che rimandano a standard inarrivabili, minacciando la loro salute mentale. Ricapitolando, intorno a Viola ci sono due associazioni, una petizione online e un brand che usa la pubblicità per promuovere una rivoluzione formativa. C’è un’ambasciatrice come Aurora Ramazzotti che utilizza la sua visibilità online come atto militante su questi argomenti e ci sono migliaia di persone che stanno firmando per portare nelle nostre scuole questo tipo di consapevolezza. C’è una grande assenza che qui mi tocca evidenziare, ed è quella di chi opera nell’istituzione più importante che abbiamo: la Scuola.

Lì i telefonini dei ragazzi sono ancora una minaccia alla loro attenzione in classe, sono i nemici da stigmatizzare affinché i loro percorsi di studi non vengano compromessi, ma ancora nessun ministro, insegnante o preside ha pensato di accendere un qualsiasi smartphone dentro una qualsiasi aula, per leggere insieme la realtà e scongiurare definitivamente i rischi delle vetrine digitali in cui Viola si è specchiata fino a ieri.

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