mercoledì 17 gennaio 2024
L’attenzione ai temi della sostenibilità è ancora acerba I clienti mostrano attenzione, ma non sono disposti a pagare di più. Nelle strutture ricettive emergono alcune buone pratiche
Turismo ad alto impatto: sull'ambiente serve lo scatto giusto
COMMENTA E CONDIVIDI

Per ogni notte in albergo il turista produce emissioni che vanno da un minimo di cinque chilogrammi di CO2, nelle strutture più performanti, fino a quintuplicarsi a venticinque chilogrammi, quando a una pessima prestazione energetica dell’edificio si sommano sprechi su sprechi alimentari. Il calcolo viene da Turtle, spin off dell'Università di Bologna che ha ideato un software gestionale capace di quantificare gli impatti e la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle aziende, anche turistiche, così da supportarle nel piano di transizione, mettendo a sistema una quantità di parametri. «Alla misurazione hanno partecipato alberghi nei centri storici o sulla riviera, restituendo un quadro molto differenziato, realtà per realtà – spiega il professore Augusto Bianchini, del Dipartimento di Ingegneria industriale all'Università di Bologna, uno degli ideatori di Turtle –. Se è vero che gli investimenti su risparmio energetico, taglio agli sprechi e cura del personale trovano più attiva disponibilità dove maggiore è il volume d’affari, a innescare lo scatto verso il cambiamento green è soprattutto la sensibilità degli imprenditori, la loro cultura di business».

Lo dimostra il percorso intrapreso dall’Hotel Cosmopolitan, struttura a quattro stelle di Bologna, che proprio in collaborazione con l'Università Alma Mater e il sistema di misurazione Turtle ha avviato un processo di drastica riduzione del proprio impatto ambientale. Da dicembre i clienti possono pernottare nella Room Zero, una stanza a inquinamento quasi zero dove al momento del check-out si può misurare al dettaglio l’anidride carbonica prodotta. Il residuo è compensato con dei carbon credit certificati dalle realtà produttive partner di progetto, Vaia Cube e Blue Valley. La camera green è l’avanguardia d’un obiettivo ancor più ampio, perché il Cosmopolitan s’è prefissato di azzerare tutto il proprio impatto ambientale entro il 2027, attraverso un sistema d’efficientamento energetico, idrico e di risparmio dei rifiuti. L’idea è venuta all’amministratore delegato Agostino Scialfa, che è anche presidente della filiera cultura e turismo di Confindustria Emilia: «La prossima rivoluzione industriale deve essere “umanocentrica”. Ne abbiamo maturato la consapevolezza dopo l'esperienza della pandemia. Il settore turistico non può perdere l'appuntamento col cambiamento».

In dieci anni a Bologna le presenze di viaggiatori sono raddoppiate, nei primi sei mesi del 2023 sono stati 5 milioni gli arrivi tra i suoi sessantadue chilometri di portici patrimonio dell’Unesco e le sfumature di rosso e giallo degli antichi palazzi. Un flusso superiore anche ai volumi pre-pandemia del 2019, che sta modificando la morfologia sociale e urbanistica della città. Qui a oggi le strutture extralberghiere, cioè le camere in affitto e gli Airbnb, sono arrivate a coprire la metà dell’accoglienza. In centro se ne contano 3.800, in una recente inchiesta della Guardia di Finanza il 47% è risultato irregolare. È un mercato, anche questo, che oltre ad aver contribuito in modo decisivo all'innalzamento degli affitti, (+35% per un monolocale secondo i dati analizzati a settembre 2023 da Maiora Solutions) produce il suo impatto ambientale, entro un range molto vario. Ci sono case ad alta classe energetica e altre dall’involucro più obsoleto e inquinante. «Soprattutto se abusive, le strutture extra alberghiere sono difficili da monitorare e sfugge il calcolo del loro impatto ambientale. Chi è turista, come tutti noi, sa che in viaggio si tende a inquinare un po’ di più. Ci si rilassa, la doccia la si fa più a lungo, si tende a stare meno attenti», spiega Scialfa.

Secondo i calcoli di Confindustria Emilia, in media riscaldare e raffreddare l’ambiente produce tra il 70 e 80% delle emissioni di anidride carbonica di una struttura turistica, la gestione della spazzatura il 10%, la distribuzione idrica dal 7 al 12%. Per mitigare l’impatto di tutto ciò è stato stretto un accordo con il Comune di Bologna per la raccolta dei rifiuti nelle strutture alberghiere ed è stato siglato un protocollo con la multiservizi Hera per il recupero degli oli esausti nei ristoranti. Per quello che riguarda i trasporti (l’8% delle emissioni del settore viene dal turismo) a Bologna si lavora per definire una strategia che sfrutti al meglio i mezzi pubblici locali e la mobilità sostenibile. Bianchini nota che l’attenzione ai temi ambientali nel settore turistico è ancora in una fase aurorale, ma due sono le spinte che stanno muovendo la transizione green.

Da una parte l’Europa chiede alle aziende un bilancio di sostenibilità certificato su tutta la filiera. Dall’altra parte c’è una grandissima sensibilità lato clienti: il 75% sceglierebbe una camera sostenibile, a patto però che la spesa sia pari a quella per stanze più inquinanti. E qui i costi si possono abbattere, perché se c’è efficientamento l’albergatore riduce le sue bollette. Inoltre la sostenibilità deve essere misurabile, certa. Non basta più la fogliolina verde mostrata sui siti. Il turista, da consumatore, per operare scelte responsabili desidera dati trasparenti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: