sabato 30 settembre 2023
La provincia calabrese è quella che ha subito il calo peggiore in generatività: incidono l’alto numero di «neet», la diminuzione del tasso nuziale e i bassi numeri di cooperative e imprese
Precariato e pochi servizi: a Catanzaro flop generatività
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Era l’epoca del boom e Alberto Sordi, in un amaro film di Vittorio De Sica, proponeva alla moglie di “cambiare vita”, trasferendosi a Catanzaro, ricevendo in cambio dalla consorte un secco rifiuto. In tempi più recenti, è stato l’ex rettore dell’Università La Sapienza Eugenio Gaudio, scelto come commissario della Sanità in Calabria, a rinunciare all’incarico proprio perché, così disse, la moglie non aveva intenzione di andare a vivere nel capoluogo calabrese. E dire che la città dei due mari, che sorge nel punto più stretto d’Italia – appena mezzora di strada separano qui lo Jonio e il Tirreno, ma il centro sorge anche ai piedi della bellissima Sila – ne avrebbe di attrazioni paesaggistiche, culturali e non solo. La graduatoria del BenVivere, però, quest’anno non la premia.

Quello di Catanzaro (e della sua provincia) è il territorio che, in particolare, peggiora più di tutti in Italia sul fronte dell’indice di generatività, laddove crolla fino alla posizione numero 86 e perdendo 68 posizioni rispetto al 2022. La variazione negativa nella generatività è di -5,38%: a influire sono indicatori come il calo nel tasso di iscrizione al registro delle imprese (con un saldo netto di -6 punti percentuali), il tasso di nuzialità (-2,6%), una quota percentuale di neet (i giovani che né studiano né lavorano) che aumenta di quasi il 3%. Inoltre si riduce, seppur di poco, il numero di cooperative iscritte all’albo (- 3 imprese) e la percentuale di imprese straniere (-0,5%). C’è di più: molto scarsi nella provincia calabrese sono i servizi all’infanzia (106° posto su 107 province italiane) così come quelli dell’assistenza domiciliare per gli anziani (94° posizione), mentre si segnala estrema difficoltà sul fronte formazione e lavoro a fronte di crescenti problemi di legalità e sicurezza (99° in Italia).

«In città riguardo al tessuto imprenditoriale scontiamo ritardi importanti nei servizi, con il centro urbano che si è svuotato di uffici e vede chiudere le piccole attività. Gli uffici regionali sono stati assorbiti dalla cittadella di Germaneto, mentre l’università continua ad avere poca attrattiva sui giovani – sottolinea Rosario Bressi, portavoce del Forum del terzo settore Catanzaro-Soverato –. Le difficoltà nei trasporti locali restano importanti. C’è uno sforzo di valorizzare il polo marino e dal punto di vista turistico quest’estate ci sono stati anche segnali positivi, con l’assegnazione tra l’altro della bandiera blu, ma servirebbero maggiori iniziative e una visione soprattutto per i giovani».

Aspetti come il basso tasso di nuzialità e gli scarsi servizi all’infanzia, uniti alla mancanza di lavoro stabile, sono evidentemente legati. «Abbiamo un solo asilo nido pubblico in città e i giovani sono costretti a rimandare il matrimonio per l’estrema precarietà del lavoro – aggiunge Bressi –. Ci si affida, per quanto possibile, al “welfare familiare” rappresentato dalla presenza degli anziani, a cui spesso viene affidata la cura dei bambini e che in molti casi vivono insieme alla famiglia». Secondo Bressi, manca anche nella provincia di Catanzaro una grande tradizione cooperativistica. «Siamo molto individualisti, tendiamo a non valorizzare il gruppo quanto la singolarità ed è un peccato perché ci sarebbero prospettive. Le iniziative vivono quasi solo il tempo del sostegno statale e dei fondi pubblici, ma la vita media delle cooperative non va oltre i quattro-cinque anni. Manca quindi il tempo di incidere davvero sulla comunità, mentre anche la classe consulenziale è molto in ritardo ». La nuova amministrazione comunale si è insediata un anno fa e ha l’obiettivo di dare una sterzata anche sul fronte delle politiche giovanili e sociali. Ma il tempo per agire è già ora, è già qui.

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