sabato 30 settembre 2023
Confermati i risultati nel Rapporto BenVivere
Una veduta di Bolzano

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Non fanno più discutere nelle tivù locali e nei bar di Trento e Bolzano i primati nella qualità della vita, riconfermati anche dal Rapporto BenVivere. A tener banco è invece la gestione problematica dei grandi carnivori che ha ricompattato di fronte al governo le due Province autonome (distanti invece in altri ambiti, come quello sanitario) e divide le forze politiche ormai vicine al voto del 22 ottobre. Nei dettagliati indicatori del Rapporto BenVivere le 35 liste in lizza trovano spunti per un’autocritica, gli indici record nascondono segnali preoccupanti. L’ambiente montano attira escursionisti e sciatori (Bolzano è al primo posto per tasso di turisticità, Trento al sesto), ma dopo il crollo dello scorso anno in Marmolada cresce l’allarme per i ritiri dei ghiacciai: «Anche da noi le aree di alta montagna – hanno documentato pochi giorni fa i ricercatori del Muse, Museo della Scienza – soffrono particolarmente gli effetti del riscaldamento globale».

Sul territorio “bruciano” le ferite lasciate cinque anni fa dalla tempesta Vaia ed ora le piaghe del bostrico in due Province che figurano al top per aziende di legno certificate Pefc: «Il controllo dell’ente esterno è un check importante dal punto di vista ambientale e conferma una virtuosa filiera forestale – spiega Francesco Dellagiacoma, presidente di Pefc Italia –. Il Trentino Alto Adige produce oltre la metà del legname da opera delle conifere italiane». Gli ottimi livelli di occupazione (Bolzano prima in Italia) e la dinamicità delle start up non mitigano il severo richiamo dei sindacati: «Ai candidati chiediamo di rimettere al centro equità sociale e redistribuzione della ricchezza», ammonisce Donatella Califano, segretaria altoatesina di Sgb/Cisl che vede un «un mix micidiale : salari inadeguati rispetto al costo della vita, case in affitto introvabili o a prezzi insostenibili, una sanità pubblica zoppicante». Altro che “isola felice”, il sindacato cita il Rapporto della Caritas: «Sono aumentate nello scorso anno le richieste di aiuto, anche da persone che avevano un buon tenore di vita», commenta Beatrix Mairhofer, prima donna chiamata un anno fa a dirigere la Caritas diocesana: «Nei nostri servizi ho incontrato un altro Alto Adige, che all’esterno viene poco percepito o del tutto ignorato». Preoccupa l’alto tasso di suicidi (più a Bolzano che a Trento), l’alcoldipendenza e i tagli all’accoglienza diffusa dei servizi Sprar sul territorio, contestato in Trentino dal Cnca (Coordinamento delle Comunità di Accoglienza).

Eletta capitale europea del volontariato per il 2024, Trento s’interroga con Bolzano sulla propria specialità autonomistica. «L’autonomia ha rafforzato la domanda pubblica, la spesa trentina pro capite per investimenti pubblici oscilla da anni fra il doppio e il triplo della media nazionale – è l’analisi dell’economista Paolo Spagni, “firma” del settimanale Vita Trentina - portando lavoro e servizi alle imprese e ai cittadini. Ha sostenuto un’intensa incentivazione degli investimenti aziendali ed ha consentito di potenziare servizi, come la formazione e la ricerca, e le infrastrutture, come i poli per l’incubazione di imprese, l’economia green e la meccatronica». Un contesto “attrattivo” per le imprese, conferma anche il Rapporto BenVivere, ma secondo Spagni «l’autonomia è sempre meno sentita, per assuefazione. Serve un rilancio delle sue ragioni storiche, giuridiche ed economiche, ma soprattutto dell’idea che l’autonomia non basta averla, ma bisogna anche meritarla». Alcune idee? «Un supplemento di buon governo, di sobrietà burocratica e finanziaria, di politiche di spesa focalizzate non su elargizioni ma su investimenti di contesto a servizio del bene comune», risponde Spagni che condivide la richiesta di altri osservatori: «Trento e Bolzano dovrebbero puntare alla “depubblicizzazione” di un sistema abituato al supporto pubblico anche in ambiti praticabili dall'iniziativa privata e dalla cooperazione».

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