mercoledì 31 gennaio 2024
Susana Réfega è la nuova direttrice esecutiva del Movimento che prende il nome dall’enciclica di Francesco: «Promuoviamo il Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili»
Susana Réfega

Susana Réfega - Gustavo Lopes Pereira

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Ispirandosi all'enciclica Laudato si' di papa Francesco del 2015, in quello stesso anno prese le mosse il Movimento Cattolico Globale per il Clima. Nome poi cambiato nel 2021, con l'approvazione del Pontefice, in Movimento Laudato Si' (Mls). In questi anni, Mls ha svolto un enorme lavoro nel coordinare centinaia di istituzioni e organizzazioni cattoliche di tutto il mondo che rispondendo agli inviti di Bergoglio volevano agire in concreto per la giustizia climatica ed ecologica. Anche in finanza, negli investimenti. Ad esempio aderendo al fossil fuel divestment, il movimento globale che chiede di uscire dagli investimenti nelle fossili. A fine anno scorso Tomas Insua, direttore esecutivo di Mls sin dall'inizio, ha passato il testimone a Susana Réfega, in carica dall'8 gennaio. «La nostra campagna di disinvestimento – dice – è stata e continua ad essere di grande successo. Sono più di 360 nel mondo, di cui oltre 50 in Italia, le organizzazioni che hanno aderito pubblicamente, altre ancora non lo hanno reso pubblico per questioni di riservatezza: miliardi di capitali sottratti all'industria dei combustibili fossili».

Portoghese, Réfega – che parla fluentemente cinque lingue – ha alle spalle un percorso più che ventennale dedicato alla cooperazione internazionale allo sviluppo e alla solidarietà in organizzazioni della società civile: « Essere cattolica – spiega – ha sempre significato nella mia vita coniugare fede e impegno concreto per la giustizia sociale, la dignità umana e il bene comune». Fra le tappe fondamentali, il volontariato in Angola e Mozambico con la Ong cattolica Leigos para o Desenvolvimento: «Sono stata testimone – racconta – delle disuguaglianze tra Sud e Nord del mondo. Ho capito che il cambiamento climatico incide in particolare sui più vulnerabili, che meno vi hanno contribuito. Mi sono convinta che la conversione ecologica personale è fondamentale per il cambiamento a cui aspiriamo. E che problemi sociali e ambientali sono interconnessi». Réfega arriva alla guida di Mls a poche settimane dalla fine della Cop28 tenutasi in un petro-Stato, Dubai, e presieduta da un petroliere. Uno “schema”, criticato da molti, che si ripeterà alla Cop29 quest’anno, a Baku, in Azerbaijan.

«È vero – riflette Réfega –, gli esiti di Cop28 hanno suscitato sentimenti contrastanti. E, anche guardando alla Cop29, preoccupa la presenza crescente dell'industria fossile e dei lobbisti del petrolio. Ma abbiamo ancora bisogno delle Cop, sebbene da sole non bastino. In ogni caso in Dubai, per la prima volta in una Cop, è stata menzionata la “transizione dai combustibili fossili” e ciò dev'essere celebrato come una pietra miliare: nemmeno l’Accordo di Parigi menzionava i combustibili fossili, che sono la causa principale della crisi climatica. Comunque, come Mls, abbiamo dichiarato ufficialmente che i risultati di Cop28 sono insufficienti: un accordo indebolito da scappatoie, da una definizione ambigua di combustibili di transizione, dall'assenza di un piano di eliminazione graduale di petrolio e gas e da pericolose distrazioni come la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Come papa Francesco aveva avvertito, per accelerare la transizione ecologica servono meccanismi «che siano efficienti, che siano obbligatori e che possano essere facilmente monitorati» (Laudate Deum, par. 59). Per noi uno di questi meccanismi è il Trattato di Non-Proliferazione dei combustibili fossili (Ffnpt)».

Questo trattato ha fra i suoi pilastri lo stop a tutte le nuove esplorazioni e produzioni di carbone, petrolio e gas. Fra i sostenitori ufficiali figurano l'Organizzazione mondiale della sanità e il Parlamento Ue, Stati di peso come Colombia e California, un centinaio di città fra cui Roma e Torino. « Il Ffnpt – prosegue Réfega – sarà una delle nostre principali campagne nel 2024 e nel 2025, con l'obiettivo di aumentare il suo sostegno all'interno della Chiesa cattolica: per promuoverlo, collaboriamo con vescovi, conferenze episcopali, comunità cattoliche e altri movimenti». Fra gli obiettivi 2024 c'è anche il rapporto tra banche e combustibili fossili: «Allontanare le banche dagli investimenti sui combustibili fossili è fondamentale – sottolinea Réfega – ed è un altro tema su cui ci concentreremo quest'anno, continuando a coinvolgere conferenze episcopali, diocesi, parrocchie e altre organizzazioni cattoliche. Offrendo loro solide argomentazioni morali: sulla necessità di disinvestire dalle fossili, è particolarmente esplicito ad esempio il documento “In cammino per la cura della casa comune“ curato dal Tavolo Interdicasteriale della Santa Sede sull'ecologia integrale».

A chi si sente impotente di fronte alla crisi climatica, Réfega lancia un messaggio finale di speranza e insieme di chiamata all'azione: «Tutti sono necessari – conclude –, tutti siamo custodi della creazione e possiamo fare la differenza. Ai miei studenti all'università ricordo quanto diceva Margaret Mead: “Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi e impegnati possa cambiare il mondo; in verità, è l’unica cosa che è sempre accaduta“».

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