mercoledì 15 novembre 2023
La presidente di Banca Etica sottolinea la chiarezza dell’esortazione “Laudate Deum”: «Un pungolo per la transizione»
Anna Fasano, presidente di Banca Etica

Anna Fasano, presidente di Banca Etica

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«Papa Francesco uno di noi»: ben prima della sua pubblicazione, già all’annuncio che il Pontefice stava lavorando all’esortazione apostolica Laudate Deum, era stato questo il pensiero di Anna Fasano, presidente di Banca Etica. Evidentemente certa che il messaggio di Francesco sarebbe stato ancora una volta netto e incisivo. Che avrebbe indicato con chiarezza la direzione che il mondo, l’economia, la finanza devono prendere per rispondere realmente alla crisi climatica. Che avrebbe potuto influenzare la Cop28 (che si apre a Dubai fra quindici giorni) così come l’enciclica Laudato Si’, quando uscì nel 2015, aveva influenzato la Cop21 dello storico Accordo di Parigi raggiunto a fine di quell’anno.

«I temi della Laudate Deum – dice Fasano – sono i nostri temi. La lettura che ne dà Papa Francesco ci aiuta ad affrontarli nel confronto coi nostri soci. Perché tutti, credenti e non, riconoscono in lui il miglior portavoce di un sentire che appartiene profondamente a chi come noi parla di finanza etica». In recenti incontri su temi strategici per lo sviluppo di Banca Etica, ad esempio, sono già state avanzate proposte scaturite dalla lettura della Laudate Deum. Il punto è che dal 2015 sono passati otto anni. Nei quali i cosiddetti “grandi” della terra hanno continuato a fare scelte in continuità col modello di sviluppo dominante, la cui insostenibilità è acclarata. E la crisi climatica come previsto ci è esplosa in faccia. Otto anni passati inutilmente? « Non credo – risponde Fasano –, anche se purtroppo in questi anni il mondo ha dovuto affrontare altre sfide e ciò ha fatto sì che le precedenti priorità venissero messe in discussione. Perché chi è chiamato a occuparsi di problemi complessi, cioè la politica, non ha avuto la capacità di tenere legate le varie dimensioni».

La priorità che negli anni immediatamente successivi all’Accordo di Parigi la questione ambientale aveva acquisito su scala globale è stata messa in discussione soprattutto con l’emergenza sanitaria. Poi è arrivata la crisi in Ucraina, con tutto ciò che ne è conseguito in tema di approvvigionamento energetico, specie in Europa. Non si è riflettuto, appunto, sulle connessioni esistenti tra tutte queste situazioni, in altre parole sulla complessità delle dimensioni del nostro vivere. E decisioni che sul clima si sarebbero dovute prendere da tempo, sono state messe in second’ordine. « La Laudate Deum – sottolinea al riguardo Fasano – è un richiamo non tanto alla nostra sensibilità, quanto al coraggio di assumere delle decisioni riguardo alla crisi climatica, alla quale del resto è specificamente dedicata. Non sono d’accordo con chi propende per una sua lettura, come dire, poetica. Io dico invece che la Laudate Deum dovrebbe darci fastidio, il Papa sembra quasi dire “non dite che non ve l’avevo detto”, ci sta cioè punzecchiando sul vivo, del resto parla esplicitamente di “pungiglione etico”. È un testo che a mio avviso esprime anche una militanza, che necessita di un po’ di rivoluzione. Perché alla fine abbiamo compreso la gravità della situazione ma facciamo fatica ad agire i cambiamenti necessari». Fasano apprezza anche il realismo con cui la Laudate Deum chiama ad agire, perché aiuta a vincere il senso di impotenza che ognuno avverte di fronte a problematiche così grandi, a sfide globali:

«Alcuni danni – riflette Fasano – purtroppo li abbiamo già fatti e non c’è modo di ripararli. Ma possiamo non crearne altri. Solo che per questo occorre ragionare in termini non di quello che posso fare “io”, ma di quello che possiamo fare “noi” per cambiare il sistema». In tema di finanza, la Laudate Deum ha un approccio diverso dalla Laudato Si’, che affrontava la questione in modo più pieno. La parola “finanza” nella Laudato Si’ compare otto volte, nella Laudate Deum una. Ma, a saperla leggere, a chi opera in campo finanziario anche la Laudate Deum parla forte e chiaro. «Innanzitutto – afferma Fasano – punta il dito contro il “massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili” (par. 13, ndr), dicendo che è un modello che non funziona e soprattutto è incompatibile con la preoccupazione per la casa comune. Poi c’è la critica all’idea stessa di “crescita infinita o illimitata” (par. 20). E qui vengono citati i “teorici della finanza” come quelli che si sono più entusiasmati a quest’idea. Perché una transizione autentica deve portare a una conversione, a capire che non si possono tenere insieme ad esempio rinnovabili e fossili, agricoltura biologica e intensiva, finanza tradizionale e alternativa, con l’obiettivo di crescere e consumare sempre di più: no, il tema è sostituire un modello fondato sull’assunto della crescita illimitata con uno che tenga insieme dimensione sociale e ambientale.

La Laudate Deum – prosegue Fasano – affronta anche, cosa che mi è piaciuta particolarmente, i rischi di una concezione sbagliata della meritocrazia, che può diventare “un paravento che consolida ulteriormente i privilegi di pochi con maggior potere” (par. 32). Cosa molto diversa dal riconoscere il valore dell’impegno e dello sviluppo delle capacità. Ecco, a mio avviso è proprio in queste critiche articolate, assolutamente calzanti per il mondo della finanza, a paradigmi a cui ancora oggi si guarda come fossero delle leggi, nonostante sia provato che non funzionano e provocano danni, che risiede molto della potenza della visione di questo documento. Che a ogni rilettura, tra l’altro, offre nuovi spunti di riflessione». La Laudato Si’, come ricordato, ha influito molto positivamente sulla Cop21 di Parigi. Saprà la Laudate Deum esercitare la stessa influenza sui “grandi” che si riuniranno tra due settimane a Dubai? Papa Francesco nella Laudate Deum non risparmia critiche al fatto che l’evento è organizzato da un Paese grande esportatore di energie fossili. Tuttavia dice anche che non dobbiamo rinunciare a sognare che la Cop28 porti a una svolta. E indica anche in quali direzioni, quando afferma ad esempio che «la necessaria transizione verso energie pulite (...) abbandonando i combustibili fossili, non sta procedendo abbastanza velocemente » (par. 55).

«Purtroppo – conclude Fasano – non ripongo grandi aspettative nella Cop28. Tuttavia, come dice appunto il Papa, spero che sia un pungolo per accelerare su alcuni aspetti della transizione energetica, o quanto meno per non retrocedere. Perché oggi c’è il timore non solo di non avanzare abbastanza in fretta, ma addirittura di indietreggiare, mettendo in discussione assunzioni già condivise. Quanto alle fossili, spero che non si metta in discussione la necessità del “phase-out”, dell’eliminazione progressiva di tutte le fonti fossili. Almeno quello».

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