mercoledì 14 febbraio 2024
L’indice dei consumi elettrici industriali (Imcei), che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, ha registrato una variazione negativa del 3,9% rispetto al 2022
Dalle imprese più slancio per l'efficienza energetica

Reuters

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È anche merito dell’impegno delle aziende se l’Italia riesce a ridurre i consumi di elettricità anche in anni, come il 2023, di crescita economica. E questa è una tendenza che si rafforzerà nei prossimi anni: Istat prevede un aumento sensibile delle attività di tutela ambientale da parte delle aziende nel triennio 2023-2025, arrivando a comprendere il 64,5% delle imprese manifatturiere. Secondo le rilevazioni di Terna, i consumi elettrici italiani lo scorso anno sono diminuiti del 2,8% rispetto al 2022, attestandosi a 306,1 miliardi di chilowattora (kWh). Fondamentale il dato positivo delle fonti rinnovabili, che lo scorso anno hanno coperto il 36,8% della domanda, rispetto al 31% del 2022, con la produzione idroelettrica a tornare in linea con i valori storici. Decisivo il contributo della riduzione dei consumi delle imprese.

L’indice mensile dei consumi elettrici industriali (Imcei), che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese “energivore”, ha registrato una variazione negativa del 3,9% rispetto al 2022. Per quanto riguarda l’offerta, Terna ha segnalato che nel 2023 si è registrata una crescita della produzione rinnovabile (+15,4%), ma anche un importante aumento del saldo netto con l’estero (+19,2%) come conseguenza di una forte diminuzione dell’export (-24,4%) e di un aumento dell’import (+15,2%). E questo ha comportato la conseguente contrazione della produzione termoelettrica (-17,4%) e, in particolare, di quella a carbone (-41,7%). Questo aumento dell’utilizzo delle rinnovabili va in parallelo con l’aumento delle pratiche sostenibili delle imprese: l’Istat rileva che il 59,5% delle imprese manifatturiere ha intrapreso pratiche green già lo scorso anno. Tra queste, il 50,3% ha adottato azioni di tutela ambientale, il 44,6% di sostenibilità sociale e il 36,8% di sostenibilità economica.

Le grandi imprese sono state mediamente le più attive in tutte le pratiche di sostenibilità: oltre i 4/5 delle grandi imprese (81,5%) e soltanto il 36,1% delle piccole imprese sono state coinvolte in questi processi di efficientamento energetico. Tra le pratiche di sostenibilità il 22,3% delle imprese manifatturiere ha adottato sempre più l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili e il 20,4% l’efficienza energetica. Uno dei leader di questo settore è Plenitude, Società Benefit controllata da Eni che integra la produzione da rinnovabili, la vendita di energia, le soluzioni energetiche e un’ampia rete di punti di ricarica per veicoli elettrici. Sono diverse le possibili soluzioni proposte alle aziende per un uso sempre più efficiente e consapevole dell’energia, anche attraverso formule contrattuali innovative come gli Energy Performance Contract (EPC): si va dagli interventi di relamping, ossia la sostituzione di un impianto di illuminazione tradizionale con un impianto a led, all'installazione di pompe di calore (impianti termici ad alta efficienza, ideali per il riscaldamento, di raffrescamento e produzione di acqua calda), fino al cosiddetto Bems, che sta per building energy management system, ossia il controllo e l'ottimizzazione da remoto degli impianti di climatizzazione. Allo stesso tempo, gli impianti fotovoltaici – in assetto di autoconsumo o con un sistema di accumulo – che catturano i raggi solari e li trasformano in energia elettrica rappresentano un'altra alternativa per favorire la riqualificazione energetica delle aziende.

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