mercoledì 27 marzo 2024
Il Papa continua il ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”. E rinnova il suo appello per la pace nella «martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto sotto i bombardamenti» e in Terra Santa
Francesco: «La vitamina per il cristiano? È la pazienza»

Ansa

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Alla viglia del Triduo Pasquale Papa Francesco continua il ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”. In questo mercoledì incentra la sua riflessione sul tema La pazienza. E rinnova il suo appello per la pace nella «martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto sotto i bombardamenti» e in Terra Santa.

L’udienza generale si svolge nell’Aula Paolo VI. Era prevista in piazza San Pietro ma il tempo inclemente ha fatto decidere altrimenti. E il Papa, che legge personalmente tutto il discorso aggiungendo anche considerazioni a braccio, ci scherza sopra, e scusandosi per il cambio di programma dice che così i presenti sono «un po’ ammucchiati» ma «almeno saremo non bagnati».

In particolare il Pontefice dopo aver pronunciato la catechesi, a braccio, spiega che «la pazienza è sapere sopportare i mali e qui oggi». E aggiunge: «In questa udienza ci sono due persone, due papà. Sono un israeliano e un arabo, ambedue hanno perso le loro figlie in questa guerra e ambedue sono amici. Non guardano all'inimicizia della guerra ma guardano all'amicizia di due uomini che si vogliono bene e che hanno passato per la stessa crocifissione. Pensiamo alla testimonianza tanto bella di queste due persone che hanno sofferto nelle loro figlie la guerra della Terra Santa. Cari fratelli, grazie per la vostra testimonianza».

«La pazienza di Gesù non consiste in una stoica resistenza nel soffrire, ma è il frutto di un amore più grande», spiega il Papa nella catechesi. San Paolo, ricorda Francesco, «congiunge strettamente amore e pazienza», perché «Dio, di fronte alla nostra infedeltà, si mostra lento all'ira», così «anziché sfogare il proprio disgusto per il male e il peccato dell'uomo, si rivela più grande, pronto ogni volta a ricominciare da capo con infinita pazienza». Non solo. La pazienza «è il primo tratto di ogni grande amore, che sa rispondere al male col bene, che non si chiude nella rabbia e nello sconforto, ma persevera e rilancia». «Alla radice della pazienza c'è l'amore», sintetizza il Papa citando Sant'Agostino: «Uno è tanto più forte a sopportare qualunque male, quanto in lui è maggiore l'amore di Dio». «Non c'è migliore testimonianza dell'amore di Cristo che incontrare un cristiano paziente», assicura Francesco: «Ma pensiamo anche a quante mamme e papà, lavoratori, medici e infermieri, ammalati che ogni giorno, nel nascondimento, abbelliscono il mondo con una santa pazienza! Come afferma la Scrittura, “è meglio la pazienza che la forza di un eroe"».

«Noi abbiamo l'abitudine di catalogare le persone con gli sbagli che fanno: non è buono questo», è il monito a braccio del Papa. Con l’invito a cercare «le persone per i loro volti, per il loro cuore, e non per gli sbagli».

«Siamo spesso carenti di pazienza», osserva il Papa. «Nel normale siamo impazienti tutti», prosegue, spiegando che della pazienza «abbiamo bisogno come della vitamina essenziale per andare avanti, ma ci viene istintivo spazientirci e rispondere al male col male: è difficile stare calmi, controllare l'istinto, trattenere brutte risposte, disinnescare litigi e conflitti in famiglia, al lavoro, nella comunità cristiana. Subito viene la risposta: non siamo capaci di stare pazienti». Ma «la pazienza non è solo una necessità, è una chiamata: se Cristo è paziente, il cristiano è chiamato a essere paziente»: e ciò, per il Papa, «chiede di andare controcorrente rispetto alla mentalità oggi diffusa, in cui dominano la fretta e il “tutto e subito”; dove, anziché attendere che maturino le situazioni, si spremono le persone, pretendendo che cambino all'istante». «Non dimentichiamo che la fretta e l'impazienza sono nemiche della vita spirituale», è l’esortazione del Papa: «Dio è amore, e ci ama non si stanca, non è irascibile, non dà ultimatum, Dio è paziente, Dio sa attendere». «La pazienza ci fa salvare tutto!», esclama Francesco a braccio a proposito della pazienza come «forza mite», che ci ricorda come «è proprio della virtù cristiana non solo operare il bene, ma anche saper sopportare i mali». In questo senso «un bell'esercizio è anche quello di portare a lui le persone più fastidiose, domandando la grazia di mettere in pratica nei loro riguardi quell'opera di misericordia tanto nota quanto disattesa: sopportare pazientemente le persone moleste. E non è facile: pensiamo se noi facciamo questo».

Nel saluto finale in lingua araba il Papa invita a ricordare anche «le vittime innocenti delle guerre, affinché il Cristo, con la sua Resurrezione, conceda a tutti la pace e la consolazione». Mentre in quello in lingua italiana rivolge «un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana: parrocchie, associazioni e scuole, in particolare agli alunni dell’Istituto Marconi di Gorgonzola e a quelli dell’Istituto Carlo Alberto Dalla Chiesa di Afragola». «Nell’intenso clima spirituale della Settimana Santa, - aggiunge Francesco - saluto con affetto i giovani, i malati, gli anziani e gli sposi novelli. Invito ciascuno a vivere questi giorni nella preghiera, per aprirsi alla grazia di Cristo Redentore, fonte di gioia e di misericordia. Fratelli e sorella».

Quindi l’appello finale per la pace: «Preghiamo per la pace: che il Signore ci dia la pace nella martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto sotto i bombardamenti. Anche in Israele e Palestina: che ci sia la pace nella Terra Santa. Che il Signore ci dia la pace a tutti come dono della sua Pasqua».

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