venerdì 26 aprile 2024
La Federazione italiana della disciplina ricevuta da Francesco: stimola la mente ed è accessibile a tutti. Raccontata da Marquez e Tolstoj, la sapienza rabbinica ne tesse le lodi
La Federazione italiana Dama dona una "damiera" al Papa

La Federazione italiana Dama dona una "damiera" al Papa - Vatican Media

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Stimola la mente ed è accessibile a tutti. Sono le parole, quasi uno spot, con cui il Papa ha definito in poche battute il gioco della dama, quello che si basa sul movimento di 24 pedine, 12 bianche e altrettante nere, divise in due squadre che per farsi strada mangiano le avversarie. Punto di partenza per la riflessione del Pontefice il centenario della Federazione italiana, fondata appunto nel 1924 e attualmente presieduta da Carlo Andrea Bordini. Le origini della disciplina sono invece antichissime, con primordi risalenti addirittura al 5.000 a.C. mentre diagrammi di damiere (le scacchiere su cui si gioca) sono stati trovati nella tomba egizia di Kurna, vicino a Fiv, datata 1350 a.C. Quanto alle moderne regole, il primo Paese ad adottarle fu la Spagna nel XVI secolo. In Italia invece il primo campionato si svolse nel 1925, Da allora, il gioco, pur tra altri e bassi di popolarità, ha continuato a divertire ed interessare. A renderlo affascinante, ha detto il Papa durante l’udienza di questa mattina, sono le qualità che lo caratterizzano, perché la dama «stimola la mente ed è accessibile a tutti. Infatti richiede intelligenza, abilità e attenzione, ma non grandi mezzi e strutture. È uno di quei giochi con cui, ovunque ci si trovi, si può facilmente creare un momento di incontro e di divertimento: bastano una scacchiera e le pedine, due giocatori, ed è un modo simpatico di stare insieme». Non a caso «è uno degli svaghi più comuni tra i migranti che approdano sulle nostre coste: tanti di questi fratelli e sorelle, in situazioni di grande incertezza e apprensione, trovano sollievo giocando a dama, a volte anche insieme alla gente che li accoglie, nella semplicità e nella condivisione. E inoltre è un gioco che fa esercitare la capacità logica, e ce n’è bisogno, perché l’abuso dei nuovi media invece la fa addormentare!».

Anziani intenti a  giocare a dama

Anziani intenti a giocare a dama - Fotogramma

Ne parla anche Poe

Storia, letteratura, e anche religione da sempre hanno guardato con interesse e attenzione a questa disciplina. Per esempio Edgar Allan Poe ne “i delitti della Rue Margue scrive: «E dunque approfitto dell’opportunità per affermare che la capacità di riflessione, quando c’è, si esprime più nell’assai modesto gioco della dama che non nelle complesse vacuità degli scacchi. In quest’ultimo gioco i pezzi sono dotati dei movimenti più bizzarri, diversi, che obbediscono a molteplici variabili, e la complessità viene scambiata per profondità. È un errore piuttosto comune».
In “Cent’anni di solitudine” invece Gabriel Garcia Marquez usa il movimento delle pedine per una riflessione sul mondo interiore: «Una volta padre Nicanor portò al castagno una scacchiera e una scatola di gettoni per invitarlo a giocare a dama, ma José Arcadio Buendía non accettò, affermando che non aveva mai potuto capire il significato di una contesa tra due avversari che erano d’accordo sui principi. Padre Nicanor, che non aveva mai considerato il gioco della dama da quel punto di vista, non riuscì più a giocarlo».
Tra le citazioni si potrebbero inoltre aggiungere "Gargantua e Pantagruele" di Rabelais o Tolstoj che in "Guerra e pace" paragona la battaglia di Borodino a una partita a dama. Gli appassionati di arte pittorica poi potrebbero citare il famoso "Pianista e giocatori di dama" (1924) di Matisse mentre al cinema si ricorda il primo "Toy story" e “Il tempo si è fermato” di Ermanno Olmi che parla di due operai che sorvegliano, giocando anche a dama, il cantiere di una diga sull’Adamello durante la pausa invernale.

L'insegnamento rabbinico

Infine la religione, con l’insegnamento rabbinico citato da Martin Buber ne “Il cammino dell’uomo” e ripreso anche dal cardinale Ravasi in un “Mattutino” pubblicato su Avvenire nel 2001. «Un giorno rabbì Nachum arrivò inatteso a scuola e trovò gli alunni che giocavano a dama. Appena videro il maestro, i ragazzi si confusero e smisero di giocare. Ma egli li salutò e chiese: «Conoscete le regole del gioco della dama?». Quelli per vergogna non aprirono bocca. Allora il maestro continuò: «Vi dirò io le regole del gioco. La prima è: non si possono fare due passi per volta. La seconda: si può soltanto andare avanti e non si può retrocedere. E la terza: quando si è in cima, si può andare dove si vuole».
Regole che fanno proprie tutti i giocatori di dama, che anche nel nostro Paese sono molti. La Federazione italiana conta infatti 51.783 tesserati di cui 4.271 attivi a livello agonistico, 120 società e 133 istituti scolastici.


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