martedì 27 settembre 2011
Nuovo intervento del presidente della Cei alla solenne cerimonia di Palazzo Borromeo Presenti anche il presidente del Senato Schifani, il nunzio in Italia Bertello e i membri del Consiglio permanente Cei.
I vescovi: fede, etica, giovani ed educazione le questioni centrali
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Festa grande ieri sera a Palazzo Borromeo, sede della rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede. Per celebrare solennemente i 150 anni dell’unità politica del Belpaese, l’ambasciatore Francesco Maria Greco ha ospitato un incontro ufficiale su "La Chiesa, lo Stato, le Regioni e l’Unità d’Italia".All’iniziativa sono intervenuti, in qualità di relatori, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, e il presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Vasco Errani, "governatore" dell’Emilia Romagna. Si tratta, ha spiegato ieri l’ambasciatore Greco in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, di un dare «atto ai vertici vaticani e ai vescovi italiani di esserci stati attivamente vicini in un anno in cui celebrazioni e preoccupazioni si sono inseguite».Nel suo intervento il cardinale Bagnasco ha ricordato che «nel nostro Paese la Chiesa ha sempre rappresentato, e ancor oggi viene riconosciuta, come un fattore di umanizzazione senza del quale il panorama sociale e culturale, oltre che spirituale, sarebbe ben diverso». Dopo aver ribadito che «l’unità del Paese, ieri come oggi, si realizza solo attorno al "retto vivere"», il porporato ha sottolineato come ciò sia necessario «per uscire dal tunnel di quella "cultura del nulla" vagamente radicaleggiante che è l’anticamera di una diffusa tristezza». La situazione è infatti «seria e grave» e la sua «severità richiede di cambiare stili di vita». A questo vogliono contribuire in Italia «le comunità cristiane», che sempre «sono state e vogliono esser fermento nella pasta, accanto alla gente». Il presidente della Cei ha dedicato parte del suo discorso alla «questione delle Regioni». «Il nostro Paese – ha detto – guarda con attenzione ad un federalismo solidale, innanzitutto come espressione di quella unità di destino e di appartenenza che è ormai patrimonio irrinunciabile, radicato ed amato». «Le Regioni, dunque,– ha poi aggiunto – non devono essere viste come un modo surrettizio per tornare a forme preunitarie di campanilismi anacronistici, ma devono garantire una vicinanza più efficace ed efficiente dello Stato al territorio».Il sottosegretario Letta, ha espresso l’auspicio «che la collaborazione tra Chiesa e Stato continui e si approfondisca in un momento difficile per il mondo intero e per l’Italia in particolare». Letta ha sottolineato l’importanza della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, «fatta qui insieme», da cui deve emergere «un monito morale per tutti e un incitamento a perseguire costantemente insieme il bene comune», in sintonia con le recenti parole del Presidente della Repubblica sulle «responsabilità politiche e di governo circa il dovere di dare speranza e fiducia nel domani ai giovani. Insieme ci riusciremo», ha concluso Letta.Da parte sua l’arcivescovo Becciu ha voluto anche evocare il ricordo «di coloro che, allontanandosi dall’Italia, non hanno mai perso, né hanno voluto abbandonare l’identità nazionale». Chi «per necessità», chi «per scelta», chi «per vocazione». «Nella mia personale esperienza – ha raccontato – ho incontrato in vari Paesi del mondo imprenditori, professionisti, operai, come anche sacerdoti e persone consacrate italiane a servizio dei propri connazionali». «E che dire – ha subito aggiunto – dei numerosissimi missionari e missionarie italiani che arrivano quasi a farsi adottare dalle popolazioni al cui servizio hanno dedicato la vita?».Il presidente Errani, infine, dopo aver ricordato che ha convenuto che «la cultura italiana ha costruito il nostro Paese, la nostra identità, prima, molto prima della politica», ha ribadito come «oggi la Chiesa, le Regioni, lo Stato, le agenzie educative, la famiglia, la scuola possono fare molto per ricostruire significati e speranze». «Chi come me e come i miei colleghi – ha proseguito – governa delle comunità reali, chi sul territorio sperimenta concretamente il principio di sussidiarietà attraverso il volontariato, il terzo settore, l’associazionismo, sperimenta l’apporto peculiare delle comunità di fede - e di quella cattolica in modo particolare - nella formazione delle coscienze».Nel suo intervento, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha ricordato diversi casi di «convergenza» tra il governo italiano e la Santa Sede (pena di morte, ambiente, lotta alla povertà), soffermandosi poi sulla convinta battaglia in difesa del crocifisso negli edifici pubblici, a riprova che «i valori profondi dell’identità cristiana sono una delle direttrici alla base della prospettiva internazionale dell’Italia». Alla manifestazione hanno assistito, tra gli altri, il Presidente del Senato Renato Schifani, quello della Consulta Alfonso Quaranta, i ministri Raffaele Fitto, Giorgia Meloni, Paolo Romani. Presenti anche alcuni cardinali, il nunzio (uscente) in Italia Giuseppe Bertello e i membri del Consiglio Episcopale Permanente della Cei, riuniti a Roma per la sessione autunnale che si svolge fino a domani.
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