C’è la macchina per il suicidio assistito di una donna paralizzata. Il Tribunale: trovatelo

I giudici di Firenze avevano dato 15 giorni alle autorità sanitarie toscane per rendere possibile la morte volontaria di "Libera". In corso le verifiche sulla pompa attivabile con puntatore
October 16, 2025
Il tribunale di Firenze ha accolto le richieste di “Libera“, la donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla primaria progressiva, paralizzata, alla quale l’azienda sanitaria territoriale aveva accolto la richiesta di morire per suicidio medicalmente assistito. In un primo momento le autorità sanitarie avevano dichiarato che non fosse reperibile il macchinario per l’autosomministrazione della sostanza letale. Il Tribunale ha quindi ordinato all’Azienda Usl Toscana Nord Ovest di fornire entro 15 giorni la strumentazione necessaria all’autosomministrazione, verificandone la funzionalità e la compatibilità, attraverso una pompa infusionale attivabile con sensore di comando o puntatore oculare o altro sistema idoneo e di rendere disponibili farmaci e dispositivi al medico di fiducia che seguirà durante tutta la procedura “Libera“ (il nome non è naturalmente il suo ma quello diffuso dall’Associazione Luca Coscioni, che la sta seguendo).
I giudici di Firenze hanno richiamato le sentenze della Corte costituzionale in materia di suicidio assistito, sottolineando che il Servizio sanitario nazionale ha l’obbligo di reperire e fornire «prontamente» i dispositivi necessari a garantire la possibilità di accedere concretamente alla procedura di morte volontaria autoprocurata. Il giudice aveva stabilito che entro l’8 ottobre venissero trasmesse informazioni «relative all’esistenza e alla concreta reperibilità di strumenti di autosomministrazione per via endovenosa attivabili mediante comando vocale o oculare e altre modalità compatibili con le condizioni cliniche» della paziente. Ma entro il termine erano pervenute soltanto risposte negative o interlocutorie. Il 14 ottobre invece l’Estar – Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale – tramite l’azienda sanitaria, ha comunicato di aver concluso un’indagine di mercato tra imprese operanti nel settore degli ausili tecnici per persone con disabilità verificando la disponibilità di una ditta a fornire un comunicatore con puntamento oculare in grado di attivare pompe infusionali. Estar ha precisato che «sono attualmente in corso gli approfondimenti tecnici e giuridici» per verificare la conformità del prodotto alla normativa nazionale e regionale in materia di dispositivi medici. La difesa di “Libera“ – l’avvocata Filomena Gallo, dell’Associazione Coscioni – ha accolto favorevolmente questa possibilità chiedendo che il dispositivo sia messo a disposizione avvenisse in tempi brevi, considerando che la paziente ritiene ormai intollerabile la sua situazione. Mentre numerosi pazienti attendono mesi per avere prestazioni e supporti sanitari per vivere, è impossibile non constatare che giustizia e sanità si impegnano a garantire tempi certi per poter morire.
Tra le associazioni impegnate in difesa della vita umana prende posizione Pro Vita & Famiglia: «Il fatto che un giudice stia obbligando una Asl a fornire a un cittadino uno strumento per uccidersi rende bene l’idea dei danni immani provocati all’ordinamento giuridico e al Sistema Sanitario nazionale dalle sentenze politiche della Corte Costituzionale sul suicidio assistito», si legge in una nota.

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