venerdì 24 luglio 2015
Per i vescovi francesi la scelta dei medici di non applicare l'eutanasia evidenzia la «complessità della situazione» del paziente e «la sua natura dolorosa». Barbarin: non siamo proprietari della vita delle persone.
I medici: (per ora) niente eutanasia
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«Invitiamo alla prudenza e alla moderazione». Con queste parole, la Conferenza episcopale francese ha commentato la decisione dei medici dell’ospedale di Reims di non interrompere l’alimentazione a Vincent Lambert, in stato vegetativo da quasi 7 anni dopo un incidente. Secondo i vescovi, tale scelta evidenzia la «complessità della situazione» del paziente e «la sua natura infinitamente dolorosa». I vescovi, si legge nella nota firmata da Olivier Dumas Ribadeau, segretario generale e portavoce della Conferenza episcopale di Francia, «incoraggiano i cristiani a elevare la loro preghiera a Dio per Vincent Lambert, la sua famiglia, e per coloro che devono prendere decisioni». Nei giorni scorsi dalla parte di quanti si stanno battendo per salvare la vita del 38enne infermiere in stato di minima coscienza dal 2008 per un incidente stradale si era pubblicamente schierato un vescovo noto e apprezzato dall’opinione pubblica francese come il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, che aveva ricordato in un’intervista come «Vincent Lambert non è un paziente in condizioni di fine vita, non se ne può provocare la morte. Non siamo proprietari della vita delle persone». Ora la parola passa al Ministero della Salute, cui l’ospedale di Reims dove Vincent è ricoverato ha demandato ogni ulteriore decisione. Pesa sul destino del paziente la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, che aveva incredibilmente stabilito con sentenza il 5 giugno che il distacco dei supporti vitali con i quali è garantita la nutrizione di una persona non autosufficiente come Vincent, con la conseguente morte per fame e per sete, non sarebbe contraria alla Convenzione europea per i diritti umani.
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