martedì 9 dicembre 2014
​Dopo lo stupro a Nuova Delhi, il servizio "a richiesta" con una app è stato messo al bando anche in Thailandia.
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Stop a Uber, la app di trasporto privato accusata di concorrenza ai taxi pubblici, dall'India alla Thailandia e dal Brasile alla Spagna.Un giudice spagnolo ha vietato a Uber di operare. I tassisti che aderiscono a questo servizio, ha affermato il tribunale, "non hanno le autorizzazioni necessarie per svolgere questi lavoro e la loro attività costituisce una violazione delle regole della giusta concorrenza".La decisione arriva in un contesto di polemiche su Uber nate dopo che a New Delhi era stata stuprata una donna da un tassista chiamato attraversi il servizio on line. L'India ha vietato il servizio in tutto il paese e anche il governo thailandese ha deciso in modo analogo. Uber illegale anche a Rio de Janeiro. Il Brasile si aggiunge così alla lista dei Paesi che cercano di bandire la popolare app della start-up californiana che mette in contatto tramite smartphone passeggeri e autisti. L'ufficio trasporti di Rio ha annunciato di aver presentato una denuncia alla polizia contro Uber e altre società simili, sostenendo che operano illegalmente in città, non avendo una licenza adeguata per il servizio di taxi. Ma Uber ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna notifica da parte delle autorità di Rio e si è dichiarata impaziente di lavorare con le istituzioni per avere una regolamentazione.Nato a San Francisco nel 2010, il servizio è cresciuto rapidamente ed ora è disponibile in più di 250 città in 50 paesi di tutto il mondo. La settimana scorsa la start-up, grazie ad un nuovo round di finanziamenti da 1,2 miliardi di dollari, ha aumentato la sua valutazione a 40 miliardi di dollari, dopo i 17 indicati soltanto nel giugno scorso. Una crescita che però non è avvenuta senza problemi. Nel mese di giugno, i tassisti di Londra, Parigi, Berlino, Madrid e di altre città europee, sono scesi in piazza per protestare contro l'applicazione della società californiana colpevole, a loro avviso, di infrangere i regolamenti locali per la concessione delle licenze. "Queste applicazioni non garantiscono la sicurezza dei passeggeri. Il rischio per la popolazione è che i conducenti affiliati non abbiano gli stessi requisiti di un tassista regolamentato, che deve, ad esempio, presentare un casellario giudiziario, avere un'assicurazione di responsabilità civile e far ispezionare il veicolo ogni anno", ha aggiunto l'azienda di trasporti della città di Rio. Un'accusa che Uber, sul suo sito web, rimanda al mittente assicurando che il "servizio aderisce ai più severi standard di sicurezza possibili".
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