giovedì 7 agosto 2014
​La Procura di Roma apre unìinchiesta. Il padre di Vanessa: spinta dal cuore.
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​La Procura di Roma ha avviato un'inchiesta in merito alla scomparsa delle due volontarie italiane, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, probabilmente sequestrate mentre si trovavano in una casa nei dintorni di Aleppo, in Siria. Le due giovani volontarie erano entrate in Siria il 28 luglio per un progetto di solidarietà e il loro rapimento sarebbe avvenuto la notte tra il 31 luglio e il primo agosto ad opera di un commando probabilmente composto da almeno dieci uomini armati. Del caso si sta occupando l'Unità di crisi della Farnesina e una prima informativa su quanto avvenuto è già giunta alla procura di Roma che ha aperto un fascicolo affidato al procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, responsabile del pool antiterrorismo. Il reato ipotizzato, al momento, è di sequestro di persona a scopo di terrorismo.Il padre di Vanessa Marzullo dalla provincia di  Bergamo si dice "fiducioso nella giustizia e anche nel Signore". L'uomo ha ricordato "l'entusiasmo" che aveva la figlia per il fatto "di poter aiutare i bambini e la gente che aveva bisogno: non aveva altri scopi, solo aiutare chi soffre". Con Vanessa "ci sentivamo un giorno sì e uno no, c'erano dei problemi con le linee e ci aggiornava di quello che faceva", ha continuato parlando dei contatti con la figlia in Siria. "Erano partite solo loro due, due ragazze che ci credevano: erano così prese dal cuore che non usavano la testa. Come genitori le dicevamo che è una zona un po' pericolosa e di stare attenta". L'uomo ha quindi concluso dicendo di attendere costantemente aggiornamenti dalla Farnesina. Con il rapimento delle due volontarie italiane, "si è aggiunta una disgrazia in più alla Siria che deve già fare i conti con questo conflittosanguinoso e terribile che sta per essere dimenticato per varie cause, non da ultimo perché è anche difficile venire per i giornalisti. È molto rischioso, bisognerebbe tenere vivo il problema di questa situazione che la gente sta vivendo". È quanto afferma il nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari, in un'intervista alla Radio Vaticana. Alla domanda se si abbiano notizie dal territorio delle due italiane rapite, il nunzio spiega che "è difficile averne perché è una zona remota: è molto difficile entrarvi; ci sono vari gruppi a volte in lottagli uni contro gli altri. È una situazione molto complicata".In un appello, la Comunità di Sant'Egidio definisce "estremamente preoccupante" il rapimento delle due cooperanti, che si trovavano nella città siriana per portare aiuti medici e alimentari alla popolazione stremata, e ricordano che un mese fa il fondatore della comunità, Andrea Riccardi, aveva lanciato un appello per Aleppo, affinché la comunità internazionale si mobiliti per fermare la lenta agonia di quella città. "Occorre un intervento internazionale per liberare Aleppo dall'assedio - propone Riccardi - si devono predisporre corridoi umanitari e rifornimenti per i civili. E si deve trattare ad oltranza la fine dei combattimenti".
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