mercoledì 6 agosto 2014
La cattura una settimana fa ad Aleppo. Con loro ci sarebbe stato un giornalista.
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La notizia era circolata su Twitter già l’altra sera tramite account siriani come @TahrirSy, ma solo ieri se ne è avuta la conferma ufficiale. La Farnesina ha comunicato che due cittadine italiane sono irreperibili in Siria. Le due si trovavano nei dintorni di Aleppo per lavorare a progetti umanitari indipendenti nel settore sanitario idrico. Il sospetto è che siano state rapite da uomini armati, probabilmente criminali comuni, ma non si può escludere che siano in mano a gruppi estremisti.I nomi delle due volontarie non sono stati resi noti dalla Farnesina, ma si tratta della 21enne Vanessa Marzullo e della 20enne Greta Ramelli, la prima originaria di Brembate, in provincia di Bergamo, la seconda di Besozzo, in provincia di Varese. Le loro famiglie hanno detto di essere «in contatto con la Farnesina». Le due sono fondatrici di una iniziativa di solidarietà indipendente a favore della Siria, il Progetto Horryaty, ed erano entrate nel Paese il 28 luglio dalla zona di Atma, a pochi chilometri di distanza da un immenso campo profughi.Non è ancora chiaro se le giovani volontarie fossero arrivate in Siria per consegnare un carico di medicinali e beni di prima necessità o se fossero nel Paese solo per una missione esplorativa. Stando a fonti locali sarebbero state rapite nella zona di Aleppo nella notte tra il 31 luglio e il primo agosto da una trentina di uomini armati. Il gruppo avrebbe neutralizzato due siriani che si trovavano con le ragazze per proteggerle e le avrebbe sequestrate. Altre fonti locali hanno parlato anche della presenza di un altro italiano, forse sottrattosi al rapimento, ma non c’è conferma ufficiale su questo aspetto.Le due giovani si erano già recate due volte in Siria. A marzo avevano raccontato sul profilo Facebook del Progetto Horryaty la loro missione, un sopralluogo svolto insieme al 47enne varesino Roberto Andervill, nell’organico di Ipsia Varese, l’Ong delle Acli che si occupa di cooperazione e volontariato all’estero. «Atterrati in Turchia, siamo stati accompagnati da una guida siriana nella sua terra, di preciso nelle zone rurali di Idleb, a sud ovest rispetto ad Aleppo – si legge in un post datato 2 aprile –. Durante questa prima visita si è cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione locale, al fine di capire le vere necessità e visitare i luoghi coinvolti nel progetto. In particolar modo sono stati visitati i due centri di Primo Soccorso di B. e H., dove c’è stata la possibilità di rilevare le principali problematiche nell’ambito dell’assistenza medica: carenza di personale adatto e di materiale essenziale per condurre assistenza sanitaria di base e di emergenza. Durante questa missione siamo stati sempre accompagnati e scortati da personale locale, con un alto grado di sicurezza». Purtroppo, tutte le precauzioni prese dalle due giovani non sono però state sufficienti in quest’ultimo viaggio.Ancora su Facebook vengono descritti i due obiettivi del Progetto Horryaty, in collaborazione con il personale medico presente sul posto: «Attivare un corso base di primo soccorso e rifornire alcune aree di kit di emergenza di Primo Soccorso corredati di tutto il materiale occorrente; garantire ai pazienti malati di patologie croniche di accedere alle giuste terapie rispettando i tempi, dosi e qualità dei farmaci».La Farnesina, confermata l’irreperibilità delle due ragazze, ha avviato attività informative sul territorio per poter ricostruire la dinamica dei fatti e allacciare tramite l’intelligence contatti con i sequestratori, anche se ufficialmente il ministero degli Esteri ancora non parla di rapimento. L’Unità di Crisi ha preso contatto con le famiglie delle due giovani italiane, «che vengono tenute costantemente informate sugli sviluppi del caso». (Paolo M. Alfieri)
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