giovedì 5 febbraio 2015
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La Città del Vaticano con ogni probabilità è lo Stato più verde al mondo. Sono adibiti a giardino infatti circa la metà dei 44 ettari del suo minuscolo territorio. Senza contare che sono quasi tutti “verdi” i 55 ettari delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. I Giardini Vaticani hanno una storia che risale a Niccolò III che nel lontano 1279, trasferendo la residenza dal Laterano al Vaticano, vi fece creare una zona coltivata e protetta. Attualmente però la parte più antica è quella adiacente alla rinascimentale Casina Pio IV, attuale sede della pontificia Accademia delle scienze. È in quella zona che si trovano due pini domestici che avrebbero non meno di seicento anni e anche due imponenti cedri che risalgono a “soli” tre/quattrocento anni fa. Piante comunque di gran lunga più “giovani” dei due ulivi offerti dalla Puglia in occasione della Domenica delle Palme del 2000: sembra abbiano un migliaio di anni. Nei Giardini ci sono circa 300 specie vegetali e oltre 6.000 esemplari. La maggior parte sono piante cresciute in loco, ma non mancano esemplari donati al Papa provenienti da fuori. Così, oltre a quelli millenari pugliesi, c’è anche l’ulivo di Israele piantato in ricordo della ripresa delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1994. E non mancano sequoie statunitensi o ciliegi da fiore arrivati dal Giappone. Per irrigare i Giardini, e per le tante fontane che li abbelliscono, è in funzione una gigantesca cisterna interrata con una capienza da otto milioni di litri d’acqua. Molto ricca anche la fauna, soprattutto aviaria, che popola i Giardini, con specie come picchi e upupe.Quello delle Ville di Castel Gandolfo è un complesso frutto di una serie di acquisizioni avvenute nel corso degli ultimi quattro secoli. Da principio lo storico Palazzo Apostolico che Urbano VIII nel ’600 elesse a residenza estiva dei pontefici, dove si trova anche la storica sede del centro di osservazione astronomica affidata ai gesuiti, la Specola Vaticana. Seguì l’adiacente Villa Cybo, acquistata da Clemente XIV nel 1773. Infine arrivò la contigua Villa Barberini, incamerata, insieme a dieci ettari di terreno coltivabile fatti comprare da Pio XI, come gesto di rispetto e considerazione nei confronti del mondo agricolo, in seguito ai Patti Lateranensi del 1929, quando tutto il complesso divenne zona extraterritoriale. Nelle Ville lavora una cinquantina di persone: giardinieri, agronomi, contadini, tecnici addetti alla manutenzione, uscieri. La parte agricola è considerata una piccola fattoria modello. Un podere che sforna varie centinaia di litri di latte vaccino e di uova al giorno, frutta (ciliegie, fichi, kiwi e le famose pesche di Castel Gandolfo), ortaggi. Senza contare l’olio prodotto da 900 ulivi, compreso quello storico donato da re Hussein di Giordania a Paolo VI durante il viaggio in Terra Santa del 1964. Tutti prodotti che arrivano giornalmente allo spaccio vaticano e ad alcuni negozi “castellani”, dove sono particolarmente apprezzati dalla clientela, contribuendo, così, a coprire i costi.Ovviamente però più che l’azienda agricola il fiore all’occhiello delle Ville Pontificie sono i curatissimi Giardini ricchi di pini e cipressi, lecci e limoni, rose e violette, ortensie e magnolie. Un vero spettacolo di colori e profumi. Impreziosito da fontane, balaustre e scalinate barocche, da statue e ruderi romani che spuntano da ogni dove. Tutto il complesso infatti insiste su quella che fu l’imponente Villa di Domiziano, il cui resto più appariscente è il gigantesco criptoportico lungo centinaia di metri.Se il complesso di Castel Gandolfo era nato come residenza estiva per i Papi, non sempre ha svolto questo compito. Innocenzo X, successore di Urbano VIII, non ci andò mai. Le Ville rimasero poi praticamente disabitate tra il 1667 e il 1710 e tra il 1715 e il 1740. E lo furono anche, forzatamente, durante il periodo napoleonico e dopo la fine dello Stato Pontificio. Gli ultimi pontefici hanno tutti usufruito periodicamente delle Ville. Papa Francesco ha deciso diversamente. Non abituato a “prendere le ferie”, l’attuale successore di Pietro ha trascorso le sue prime due estati romane nella sua Santa Marta. Non solo. Ha dato disposizione che le Ville Pontificie siano aperte al pubblico per visite guidate. Così dal 1° marzo 2014 il Giardino Barberini è accessibile a tutti, previa prenotazione (informazioni a riguardo si trovano sul sito internet dei Musei Vaticani, mv.vatican.va). Ma se papa Bergoglio non va in vacanza a Castel Gandolfo, non per questo fa mancare la sua vigile attenzione al complesso delle Ville Pontificie. Così lo scorso 16 novembre vi si è recato in forma privata per inaugurare due sculture in ferro realizzate dall’artista argentino Alejandro Marmo. E nell’occasione ha potuto apprezzare i prodotti della “sua” azienda agricola, pranzando (come riferito dalla Radiovaticana) al Frantoio, nella zona della fattoria, in compagnia dei vertici del Governatorato, da cui dipendono le Ville, del direttore del Complesso e dell’artista Marmo, con le rispettive famiglie.
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