martedì 18 agosto 2015
​Scatta la fase B della regolarizzazione dei precari.
L'appello al Papa: ci obbligheranno a lasciare la famiglia
Serve più flessibilità di Enrico Lenzi
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Scatta la fase B del piano di assunzioni dei precari nella scuola. Si tratta del passaggio più temuto dell’intero piano, perché è quello nel quale agli aspiranti docenti potrebbe arrivare l’offerta di un posto di lavoro, ma anche a centinaia di chilometri di distanza da casa. È quella che qualcuno ha ribattezzato la «roulette russa». In palio, se così si può dire, vi sono poco più di 7mila cattedre (7.065 per l’esattezza) al netto di eventuali posti di sostegno scolastico, che sono «l’avanzo» registrato nelle prime due fasi (la zero e la A) che si sono concluse prima di Ferragosto. Una cifra contestata dall’Anief, che, invece, parla di 18.476 posti avanzati. Il meccanismo della fase B. Ai settemila posti dichiarati da fonti del ministero concorreranno i 71.643 aspiranti docenti di ruolo che hanno presentato la domanda entro il 14 agosto scorso. In queste ore l’algoritmo messo a punto dal ministero dell’Istruzione – «con gli opportuni adeguamenti e correttivi » si affrettano a spiegare da viale Trastevere – sta lavorando per incrociare disponibilità dei posti, domande presentate, punteggio in possesso nella nuova graduatoria questa volta nazionale per singola classe di concorso, indicazione delle province preferite da parte del candidato. Un intreccio complesso e «matematico» che con molta probabilità «impietoso» che comporterà per migliaia di precari una scelta difficile: accettare l’offerta entro 10 giorni dalla sua notifica e magari doversi trasferire in un’altra Regione, oppure rifiutare. Ma a questo punto il candidato viene cancellato dalle graduatorie ai fini di una assunzione. E chi rifiuta il posto lontano? Detto della cancellazione dalla graduatoria, vuol dire che per questo precario tutto è finito? «Se oltre che nella graduatoria si è anche iscritto nelle graduatorie d’istituto per le supplenze – spiegano ancora dal ministero – potrà continuare a sperare di essere chiamato per le supplenze del prossimo anno scolastico». Una via che però andrà a stringersi moltissimo nei prossimi anni, perché i posti saranno coperti non solo da questo piano di assunzioni, ma anche dal prossimo concorso per 60mila cattedre atteso entro la fine del 2015. Insomma saranno sempre meno i posti per le supplenze. A questo punto si dovrà sperare nei prossimi concorsi ministeriali. Ma chi accetterà un posto lontano vi dovrà restare per almeno tre anni?  È l’altra grande domanda che si fanno gli oltre 71mila docenti in ballo. «Si potrà far domanda per rientrare nell’ambito territoriale che maggiormente si preferisce già per l’anno scolastico 2016/2017, in deroga all’ordinario vincolo triennale di permanenza nella provincia di prima assegnazione» spiegano da viale Trastevere. Insomma la lontananza potrebbe durare «solo» un paio d’anni, ovviamente se si libereranno posti nella località richiesta. Il timore della grande migrazione. Per sapere quanti docenti avranno dovuto fare le valigie e lasciare casa per poter lavorare in una scuola, bisognerà attendere almeno la metà di settembre, periodo nel quale dovrebbe concludersi la fase B del piano di assunzioni. Dal ministero ostentano ottimismo, anche perché secondo alcuni monitoraggi a campione vi sarebbero anche numerosi docenti del Sud che hanno indicato direttamente in cima alle proprie preferenze province del Nord. Vedremo, anche se si ammette a mezza voce che i precari di Sicilia e Campania rischiano maggiormente di doversi mettere in viaggio. Del resto i posti a disposizione in particolare in queste due Regioni sono inferiori al numero di domande presentate. Per qualcuno il posto fisso significherà inevitabilmente emigrare. Evento tutt’altro che straordinario nell’ambito scolastico, come si è visto in passato, quando docenti del Sud facevano domande per entrare nelle graduatorie regionali del Nord per tentare di raggiungere un’assunzione a tempo indeterminato. Fenomeno che probabilmente si ripresenterà con l’indizione del prossimo concorso che metterà a disposizione cattedre su base regionale (e non nazionale). Per cui si tenterà di conquistare il posto là dove se ne offriranno di più. Per molti significherà mettere in conto proprio la tanto temuta migrazione di questa fase B. A ottobre l’ultima fase: la C. Qui verranno assunti in 55.258 e andranno a costituire quell’organico funzionale previsto dalla riforma. Docenti destinati a realizzare le offerte formative dei singoli istituti. Vi partecipano tutti coloro che hanno presentato domanda entro il 14 agosto e non hanno ottenuto un posto nelle tre fasi precedenti. Per loro la scelta sembra essere destinata a limitarsi entro la Regione di residenza. I conti dell’Anief. L’associazione sindacale autonoma, che da tempo sta conducendo una battaglia contro la Buona scuola così come approvata dal Parlamento, contesta le cifre ufficiali non solo parlando di oltre 18mila «posti avanzati dalle prime due fasi», ma anche di 15mila «posti che resteranno scoperti: almeno 2mila i posti in più rispetto alle domande, altre 10mila domande sono irricevibili ed ulteriori 3mila posti non verranno assegnati tramite le graduatorie ad esaurimento e graduatorie di merito per mancanza di aspiranti».
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