lunedì 7 settembre 2015
​Martedì la pubblicazione dei documenti con cui Francesco riforma il codice canonico affrontando in particolare il tema dello snellimento delle procedure. (Luciano Moia)
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Come integrare nella comunità le persone separate in nuova unione? Come dimostrare nei fatti, e non più solo con gli annunci o con gli auspici che i divorziati, anche se risposati, continuano a far parte a pieno titolo della Chiesa? In attesa che il Sinodo - si parte tra meno di un mese, il prossimo 4 ottobre - affronti la spinosa questione, il Papa ha deciso di risolvere con due "motu proprio" uno degli aspetti più delicati, quello riguardante lo snellimento del processo di nullità matrimoniale. Domani verranno resi noti i due documenti - che riformano e il codice di diritto canonico e il diritto canonico delle chiese orientali - e si vedrà qual è la strada scelta dal Papa. È certo che più volte Francesco è tornato sul tema. In diversi interventi, tra cui lo scorso gennaio nell'udienza ai partecipanti a un convegno di esperti di diritto canonico, aveva indicato la propria intenzione di rendere più snelli e agevoli i percorsi per chi chiede il procedimento di nullità per il proprio matrimonio e aveva annunciato possibili "interventi legislativi" per velocizzare le procedure. Al problema, già affrontato lo scorso ottobre nel Sinodo straordinario, è dedicato un capitolo dell'Instrumentum laboris, il documento che servirà come piattaforma per la discussione tra i padri sinodali. Chiarissime le indicazioni espresse nel testo, frutto delle risposte al questionario diffuse dalla Segreteria del Sinodo a tutte le diocesi del mondo. Si rileva «un ampio consenso sull'opportunità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale». Larga maggioranza anche sull'ipotesi di superare la cosiddetta "doppia sentenza conforme". Oggi per arrivare al giudizio di nullità occorrono due giudizi: un "primo grado" e un "appello". Se le due sentenze non sono concordi, si ricorre alla Rota romana. Nell'Instrumentum laboris si spiega che la proposta del giudizio unico potrebbe rappresentare una strada percorribile «fatta salva la possibilità di ricorso da parte del Difensore del vincolo o di una delle parti», nel caso in cui la sentenza offra spunti di opinabilità. Bocciata invece dai questionari inviati al SInodo l'ipotesi di un «procedimento amministrativo sotto la responsabilità del vescovo diocesano», perché considerata troppo problematica. Mentre più consensi avrebbe riscosso la possibilità di un «accordo sulla possibilità di un processo canonico sommario nei casi di nullità patente». Ma anche in questo caso non sono mancate perplessità e distinguo. Domani mattina, alla conferenza stampa di presentazione dei documenti papali, ci saranno il decano della Rota monsignor Pio Vito Pinto. il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; monsignor Dimitrios Salachas, esarca apostolico di Atene per i cattolici greci di rito bizantino; monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; monsignor Alejandro W. Bunge, prelato Uditore della Rota Romana e Segretario della Commissione speciale; padre Nikolaus Schöch, cappuccino, promotore di Giustizia Sostituto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e Segretario della Commissione speciale. Monsignor Pio Vito è presidente della Commissione speciale per la riforma del processo matrimoniale canonico che il Papa ha istituito nell'agosto 2014 e pubblicato nel settembre successivo. Le due lettere "motu proprio" di papa Francesco si intitolano "Mitis Iudex Dominus Iesus", quella riguardante il codice di diritto canonico, e "Mitis et misericors Iesus", quella riguardante il codice dei canoni delle Chiese orientali.
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