venerdì 10 luglio 2015
Il Papa in Bolivia: discorso ai sacerdoti e i religiosi nella scuola Don Bosco, poi l'incontro mondiale dei movimenti popolari.
L'ora di un'economia al servizio dei popoli Stefania Falasca
LE PAROLE DEL PAPA | I LUOGHI DELLA VISITA

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"Abbiamo bisogno, e vogliamo un cambiamento". "Parlo di problemi comuni a tutta l'umanità". Questo sistema non regge, gli umili lo hanno capito prima degli scienziati. "L'ho detto e lo ripeto: terra casa e lavoro sono diritti sacri". E ancora: no alla economia del dio denaro, agli interessi di chi saccheggia la madre Terra, al neocolonialismo e al monopolio della ideologia dei media. Il Papa ha partecipato così all'incontro mondiale dei movimenti popolari nello Stato plurinazionale della Bolivia, dopo aver ospitato il primo in Vaticano. L' accoglienza che ha ricevuto è stata impressionante. Il Papa sogna davanti ai movimenti popolari i modi per vincere le sfide dell'umanità: gli interessi dei potenti, dice sono "globali, non universali". Da qui la denuncia della economia del dio denaro, del saccheggio della Madre Terra e l' incitamento ai popoli ad essere artefici del proprio cammino di giustizia. Si confronta con la analisi che i movimenti fanno, ne apprezza il modo di fare politica e sindacato, spiega il proprio modo di vedere le cose, getta ponti, accetta il confronto, cerca collaboratori a questo progetto. Prima di lui hanno parlato e ora lo ascoltano  i rappresentanti dell'"imprenditoria etica", di campesinos e imprenditori agricoli, di cooperative del microcredito, di coltivatori di coca, di cartoneros. Lo ascoltano quando dice che la Chiesa può favorire la defenestrazione del dio denaro, può denunciare le coperture di chi calpesta i diritti, e tentare di fermare le mani di chi distrugge il Pianeta. E sa bene, per essere credibile, di dover rinnovare la richiesta di perdono dei papi per quanto la Chiesa ha compiuto contro i popoli indigeni, negli anni del colonialismo e della conquista delle Americhe. Chiede subito dopo, "a credenti e non credenti", di ricordare anche i tanti che preti e vescovi che lavorano con mansuetudine e i preti, rimarca a braccio, "uccisi per il Vangelo". "Ci tengo a precisare, affinché non ci sia fraintendimento, - dice all'inizio del suo discorso il Papa, visto che l'incontro dei movimenti è organizzato in collaborazione con il Pontificio consiglio giustizia e pace, rappresentato in sala il presidente, cardinale Peter Turkson - che parlo dei problemi comuni a tutti i latino-americani e, in generale, a tutta l'umanità: problemi che hanno una matrice globale e che oggi nessuno Stato è in grado di risolvere da solo". Poi comincia la sua analisi appassionata, su questo "cambiamento" che non possiamo dilazionare, che non è solo il "cambiamento climatico", ma anche quello verso la globalizzazione della speranza. Un discorso forte, in cui cita Roncalli e Wojtyla, innervato nella sua enciclica "Laudato sì". Poche ore prima il Papa, incontrando i religiosi boliviani nel Coliseo don Bosco di Santa Cruz, integrando quasi completamente a braccio il discorso che aveva preparato, li ha messi in guardia dalla "spiritualità dello zapping" di chi "passa, ripassa, ma non si ferma, va dietro all'ultima novità, ma non riesce ad avere un contatto, a mettersi in relazione con le persone". Ha criticato la tentazione di sentirsi una specie di "casta di diversi", incapace di comprendere il proprio popolo, e che lentamente se ne distacca. Ha approvato la testimonianza di una delle suore che lo aveva salutato accennando all'invito di sant'Agostino, "canta e cammina": "cantate e camminate, come diceva sant'Agostino - ha concluso - e mentre cantate e mentre camminate, per favore, non dimenticatevi di pregare per me, che ne ho bisogno". Papa Bergoglio ha anche citato il suo discorso ai religiosi in Ecuador, sul fatto di non essere pastori sempre pronti con il dito indice puntato, a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. "Non dimenticatevi mai - ha ripetuto stasera come ha detto in Ecuador - da dove venite, quando trattate il vostro popolo, perché dal popolo provenite". E, suscitando il sorriso dell'uditorio, ha raccontato un aneddoto di quando, nel '75, si trovava presso un santuario dedicato al "Signore del miracolo" e ha visto un prete respingere per quattro volte una vecchietta che chiedeva una benedizione. "Non dimenticate mai - ha detto il Papa - la lingua di vostra madre, voi che parlate aymara, guaranì e altri idiomi, non dimenticate mai la vostra lingua, pensandovi casta di diversi, ora che conoscete un linguaggio più sofisticato". "Non siamo testimoni - ha detto - di una ideologia o di una ricetta, di un modo di fare teologia, siamo testimoni di un amore risanante e misericordioso di Gesù, siamo testimoni grati della misericordia". E lo siamo, ha detto, "non perché siamo migliori, non perché siamo funzionari di Dio, ma solo perché siamo testimoni di questa misericordia".
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