sabato 18 febbraio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Tra i nuovi cardinali creati da Benedetto XVI c'è anche l'arcivescovo maggiore della Chiesa Greco-Cattolica della Romania, Sua Beatitudine Lucian Mureşan. Il nuovo porporato è nato 80 anni fa in una città della Transilvania, in una famiglia di 12 figli: ha dovuto studiare teologia in segreto ed è stato ordinato sacerdote in clandestinità nel 1964, sotto il regime comunista. Consacrato vescovo nel 1990, Benedetto XVI l'ha elevato, nel 2005, alla dignità di arcivescovo maggiore della Chiesa Greco-Cattolica della Romania. R. - Quanto più mi accorgo dell'importanza di questo evento, tanto più mi rendo conto di non esserne degno, nessuno è degno di tarsi una tale dignità: solo il Signore lo può fare. Io non ho mai avuto questa aspirazione. Ho avuto un solo, ardente, molto ardente, desiderio, quello di essere sacerdote. Mia madre ci esortava spesso dicendoci: 'Su dieci figli, almeno uno sia offerto al Signore e serva come sacerdote all'altare del Signore'. Le sue parole erano per me un vero dolore quando, diventato già sacerdote, lei ci ripeteva questo suo desiderio: io infatti ero stato ordinato in clandestinità e non lo potevo dire a nessuno, neanche a mia madre. Ero sacerdote e ringraziavo Dio di tutto il cuore perché questo era il più grande dono della mia vita. D. – Quali sono state le reazioni in Romania alla sua nomina cardinalizia? R. - Sono venuto a sapere, in seguito, quale gioia abbia suscitato nella nostra Chiesa greco-cattolica e in tutta la Chiesa Cattolica del nostro Paese, la notizia che Papa Benedetto XVI aveva nominato tra i 22 cardinali anche il metropolita della Chiesa Greco-Cattolica della Romania. Personalmente, ripeto, mai avrei immaginato di essere chiamato a una tale dignità. Tuttavia, il martirio della nostra Chiesa, il martirio dei nostri vescovi, di cui aspettiamo la canonizzazione, mi confortano e mi danno coraggio, nonostante i limiti, la mia età e tutte le difficoltà che ho dovuto attraversare. Tutto ho ricevuto e continuo a ricevere dalle mani del Signore. D. - Quale ruolo ha avuto la famiglia nella sua educazione? R. - La nostra era una famiglia semplice, modesta e povera: eravamo 10 fratelli e 2 sorelle. Sebbene i nostri genitori non hanno potuto offrirci degli studi di alto livello, io non so come ringraziarli, e lo faccio sempre anche a nome dei miei quattro fratelli ancora in vita, per averci insegnato a credere con tutto il cuore nel Signore, a cercare non tanto le cose materiali ma soprattutto quelle spirituali. Questo è il vero patrimonio trasmesso dai nostri genitori e che noi, seguendone le tracce, abbiamo voluto accogliere e trasmettere a nostra volta.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: