giovedì 13 novembre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
«Vendere per ripianare» e poi restare a mani vuote, non è la strada «più saggia» per uscire dalla crisi. Il cardinale Angelo Bagnasco ribadisce davanti ai giornalisti quello che aveva scritto nella prolusione di apertura dell’Assemblea generale della Cei. «Per quanto riguarda le realtà industriali in sofferenza (Terni, Taranto o Genova) - sottolinea -, il nostro auspicio è di tenere il più possibile in casa i gioielli».È la conferenza stampa finale dell’assise che per quattro giorni ha riunito i 233 vescovi italiani nella Domus Pacisi di Assisi. Tema prevalente la vita e la formazione permanente dei sacerdoti. Ma l’attualità italiana non è certo rimasta fuori dell’aula. Lavoro, immigrazione, nuovo patto sociale riecheggiano nelle domande dei giornalisti. E Bagnasco risponde argomentando.Sull’industria, «che è grande e in alcuni settori di alta eccellenza», il cardinale afferma: «I gioielli vanno tenuti in casa perché la storia ci insegna che laddove non c’è stato l’ancoraggio alla casa del nostro Paese, presto o tardi la realtà industriale si è dissolta». Il porporato invita perciò gli italiani a fare la loro parte. «C’è la necessità di immettere capitali freschi nelle aziende. E qui bisognerebbe che tanti italiani intervenissero. La manna non viene solo da fuori, ma c’è anche in Italia. Bisogna metterla in circolazione, certo anche con rischi, ma il momento lo esige». Infine, aggiunge il presidente della Cei, «c’è la necessità di ingressi in mercati nuovi».Analogamente articolata la risposta sugli scontri tra residenti e immigrati nella periferia di Roma. «Come cristiani dobbiamo avere un cuore accogliente verso tante persone che per la miseria, la guerra, la violenza, la persecuzione religiosa nei loro Paesi cercano qui un futuro migliore». Ma anche loro devono dimostrare una volontà di «integrazione con le popolazioni che li accolgono». In sostanza, «la sfida è per tutti» e consiste nel «cercare di superare la paura dell’altro, del diverso per fare posto a chi approda nella nostra vita per motivi di sofferenza e di disagio».Le violenze di questi giorni, afferma il cardinale, «indicano le difficoltà di questa sfida, ma sono un appello chiaro alle persone singole, alla società nel suo complesso e anche a questi fratelli e sorelle immigrati, perché tale sfida venga affrontata insieme in modo costruttivo».Più in generale Bagnasco ha ricordato la necessità di un nuovo patto sociale per l’Italia. Proprio come avvenne nel dopoguerra per formulare la Costituzione. «Dalla politica mi attendo che i primi responsabili della cosa pubblica, cioè il Parlamento, si mettano insieme», afferma il presidente della Cei. In altri termini, occorre «superare le legittime differenze, per guardare tutti nella stessa direzione». Tuttavia, è tornato a chiedersi il porporato, «esiste oggi un tessuto connettivo che faccia superare le legittime differenze, per affrontare le questioni radicali della povera gente e di coloro che soffrono?». Dobbiamo «ricostruire i fondamentali del vivere insieme, cioè "l’alfabeto umano" - ha ricordato Bagnasco -. Perché se abbiamo perso per strada lo scopo e quindi anche il gusto dello stare del lavorare insieme a ogni livello, tutto diventa quasi impossibile. La crisi, infatti, non è solo economica, ma di tipo culturale, anche se forse non lo si vuole riconoscere».In questo scenario, fondamentale diventa l’azione della Chiesa. «Conoscete la vita dei sacerdoti e delle comunità - ha detto il presidente della Cei -. Il nostro clero ha una storia, una tradizione consolidata di condivisione e vicinanza alla gente. E non è un guardare la gente da lontano con il binocolo». Nell’assemblea dunque si è parlato di questa vita vissuta, mostrando anche spezzoni di grandi film sui sacerdoti. Ma il lavoro non è concluso. Continuerà nelle conferenze episcopali regionali, valorizzando l’apporto degli stessi sacerdoti. «Ci siamo dati idealmente come conclusione l’assemblea generale di maggio 2016», ha annunciato Bagnasco. «Il messaggio articolato e ricco che il Papa ci ha inviato - ha aggiunto - è stato il punto di riferimento costante di questi giorni».Nel prosieguo del lavoro, inoltre, «non ci sarà nessuna preclusione verso nessun tipo di difficoltà nella vita del nostro clero», ha detto il cardinale in riferimento a una domanda sul problema della pedofilia. E a chi gli chiedeva di un possibile "effetto Francesco" sulle vocazioni, Bagnasco ha risposto: «Papa Francesco ha una capacità di dialogo, di incontro, di parola, di immagine e di gesti che è particolarmente incisiva nel cuore dei giovani». Più in generale, ha notato, «Dio non è diventato avaro nel chiamare al sacerdozio. Siamo noi che siamo diventati più sordi o meglio molto distratti. Allora dobbiamo favorire l’ascolto del Signore nel cuore dei giovani, dei ragazzi e dei bambini (esistono ancora dei seminari minori), dobbiamo avere più fiducia nella pastorale vocazionale, e offrire testimonianza della gioia» di essere sacerdoti. La diminuzione, ha concluso Bagnasco, può essere una grazia, se ci spingerà a «lavorare di più insieme e a valorizzare i laici, ma non come supplenti».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: