lunedì 23 novembre 2015
​Di fronte ad un mondo lacerato e ferito, rendiamo presente il Regno di Dio “con gesti di comprensione e misericordia”. E’ l’esortazione levata da Francesco all’Angelus. Ricordando la solennità di Cristo Re.
IL VIDEOMESSAGGIO "Vado in Africa come messaggero di pace e riconciliazione"
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​Di fronte ad un mondo lacerato e ferito, rendiamo presente il Regno di Dio “con gesti di comprensione e misericordia”. E’ l’esortazione levata da Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro. Ricordando la solennità di Cristo Re dell’Universo, il Pontefice ha esortato i cristiani a rifiutare la logica mondana e a seguire la logica evangelica che si esprime “nell’umiltà e nella gratuità”. Quindi un pensiero al viaggio apostolico in Africa, che inizierà mercoledì prossimo, e che il Papa ha definito “un segno d’amore”.Nella solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, Papa Francesco lancia un nuovo vibrante appello per la pace e la riconciliazione. Lo fa invocando Maria e chiedendo a tutti gli uomini di buona volontà di non rassegnarsi alla violenza: “Di fronte alle tante lacerazioni nel mondo e alle troppe ferite nella carne degli uomini, chiediamo alla Vergine Maria di sostenerci nel nostro impegno di imitare Gesù, nostro re, rendendo presente il suo regno con gesti di tenerezza, di comprensione e di misericordia”. La meditazione del Papa si sofferma su Gesù che a Pilato si presenta come Re, ma non come sovrano di questo mondo. Si tratta, sottolinea, della contrapposizione “tra due logiche”, quella mondana e quella evangelica: “La logica mondana poggia sull’ambizione e sulla competizione, combatte con le armi della paura, del ricatto e della manipolazione delle coscienze. La logica del Vangelo, cioè la logica di Gesù, invece si esprime nell’umiltà e nella gratuità, si afferma silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità. I regni di questo mondo a volte si reggono su prepotenze, rivalità, oppressioni; il regno di Cristo è un 'regno di giustizia, di amore e di pace'”.Gesù, prosegue, “si è rivelato re nell’evento della Croce! Chi guarda la Croce di Cristo non può non vedere la sorprendente gratuità dell’amore”. Quello che sembra un fallimento, ha osservato a braccio, è in realtà il fallimento “del peccato”, delle “ambizioni umane”. Questo, ha detto, “è il trionfo della Croce”: “Parlare di potenza e di forza, per il cristiano, significa fare riferimento alla potenza della Croce e alla forza dell’amore di Gesù: un amore che rimane saldo e integro, anche di fronte al rifiuto, e che appare come il compimento di una vita spesa nella totale offerta di sé in favore dell’umanità”.Se Gesù fosse sceso dalla croce, evidenzia, “avrebbe ceduto alla tentazione del principe di questo mondo; invece Lui non può salvare sé stesso proprio per poter salvare gli altri”. E a braccio aggiunge:“Ma dire ‘Gesù ha dato la vita per il mondo’ è vero, ma è più bello dire: ‘Gesù ha dato la sua vita per me!’ E oggi in piazza, ognuno di noi, dica nel suo cuore: ‘Ha dato la sua vita per me’, per poter salvare ognuno di noi dai nostri peccati”.E questa, riprende, è “la forza del regno di Cristo: è l’amore. Per questo la regalità di Gesù non ci opprime, ma ci libera dalle nostre debolezze e miserie, incoraggiandoci a percorrere le strade del bene, della riconciliazione e del perdono”, come capisce il “Buon Ladrone” sulla croce, accanto a Gesù.Il viaggio in Africa, segno di amore e di vicinanzaSalutando i pellegrini, ha dunque rivolto il pensiero all’imminente viaggio in Africa che per la prima volta porterà Papa Francesco a visitare il Kenya, l’Uganda e la Repubblica Centrafricana:“Chiedo a tutti voi di pregare per questo viaggio, affinché sia per tutti questi cari fratelli, e anche per me, un segno di vicinanza e d’amore. Chiediamo insieme alla Madonna di benedire queste care terre, affinché ci sia lì la pace e la prosperità”.Infine, il Papa ha rammentato la Beatificazione a Barcellona di Federico da Berga e venticinque compagni martiri, uccisi in Spagna “durante la feroce persecuzione contro la Chiesa nel secolo scorso”. Alla loro intercessione, il Papa ha affidato “i tanti nostri fratelli e sorelle che purtroppo ancora oggi, in diverse parti del mondo, sono perseguitati a causa della fede in Cristo”.
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