mercoledì 15 luglio 2015
Il segretario generale della Cei: «Il dissenso nei confronti della dittatura che vorrebbe imporre il pensiero unico, come dello stesso disegno di legge Cirinnà, al nostro interno è chiaro e condiviso».
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«Il dissenso nei confronti della dittatura che vorrebbe imporre il pensiero unico, come dello stesso disegno di legge Cirinnà, al nostro interno è chiaro e condiviso». A ribadirlo è monsignor Nunzio Galantino, segretario generale Cei, in un'intervista al sito Aleteia rilanciata dall’agenzia Sir. Galantino chiede alla politica «un'attenzione alla famiglia perlomeno analoga per intensità a quella che si sta ponendo per realtà assolutamente "altre" dalla famiglia». «Ho l'impressione – osserva – che si stia facendo pericolosamente strada una grave forma di strabismo da parte di alcuni settori della politica. Sembra che l'unico problema oggi sia quello dei diritti degli individui che chiedono di unirsi nelle unioni civili o di coloro che, avendo un orientamento sessuale diverso, chiedono stabilizzazione per la loro posizione. Forse bisognerebbe con più forza richiamare al sano realismo delle cose: la nostra società, grazie a Dio, conta e può ancora contare sulla stragrande maggioranza di famiglie fatte di padre, madre e figli» che «hanno il diritto di vedersi al centro dell'impegno politico». Quello di cui ha bisogno la famiglia, prosegue il segretario Cei, sono «servizi reali, agevolazioni fiscali, conciliazione di tempi famiglia-lavoro». Definendo «una benedizione del Signore» l'attività dei laici che non hanno bisogno «di vescovi pilota per muoversi», monsignor Galantino chiarisce che «le modalità concrete con cui esprimere la posizione della Chiesa» a difesa della famiglia naturale «possono essere legittimamente diverse». «Accanto a chi ha proposto forme di manifestazioni pubbliche», specifica Galantino, c'è chi «in questo momento storico ritiene più ragionevole e urgente l'apertura di un processo che ci veda coinvolti nel fronteggiare una cultura individualistica che è alla base di proposte e di leggi volte a privilegiare i diritti dei singoli sul bene comune. Non necessariamente le due proposte vanno viste in contrapposizione tra loro. Contrapporle o demonizzarsi a vicenda non ha né senso né utilità alcuna». E su quanto era circolato nei giorni scorsi in merito a presunti incontri con la relatrice della legge Monica Cirinnà, notizie già smentite ufficialmente, Galantino dice che «mi piacerebbe innanzitutto capire su cosa fondano questa accusa» di «intelligenza col nemico». «Basterebbe – aggiunge – avere la pazienza e il buon senso di leggere quanto ho ripetutamente detto per convincersi del contrario». Quanto alla riforma della scuola, per il segretario Cei è «un passo in avanti in un Paese troppo abituato alla stagnazione. Come non cogliere, ad esempio, la positività della prassi di comportamento che le scuole devono osservare nell'impostare il rapporto fiduciario con le famiglie». Nessuna iniziativa, «tanto meno sul gender, potrà essere proposta in classe senza il consenso informato e preventivo dei genitori». Se la riforma e le circolari «ci aiuteranno a recuperare il ruolo centrale della famiglia – conclude – io dico che la legge ha operato una grande svolta. E anche in merito alla considerazione culturale della scuola paritaria, la riforma porta a casa un risultato oltremodo significativo». Il segretario della Cei ribadisce anche l’invito al grande appuntamento di preghiera che la Cei promuove in piazza San Pietro per sabato 3 ottobre, vigilia dell'apertura della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (4-25 ottobre) per ribadire la «bellezza della famiglia»: «La nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all'idea: e la realtà è la famiglia». L’iniziativa romana è la «risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali». I mesi tra il primo e il secondo Sinodo, prosegue Galantino, «ci hanno offerto un'esperienza preziosa di cammino sinodale fatto - come indicava Papa Francesco – con l'ascolto, il confronto e lo sguardo rivolti a Cristo». Il questionario, inviato da 144 diocesi, è stato trasformato da molte di esse «in un processo nel quale coinvolgersi. L'Instrumentum laboris ha recepito questo lavoro, spalancando le pareti del Sinodo».

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