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Il piccolo Charlie e la cecità di Saturno

Gloria Riva giovedì 6 luglio 2017

È una via crucis tutta personale quella delle 14 tele dipinte da Goya nella Quinta del Sordo, la casa nella quale si ritirò dopo la malattia che lo condusse alla sordità. Le opere sono note come Pitture nere e restituiscono allo spettatore l'oscurità e il dolore di Goya di fronte all'angoscia per la malattia, per un futuro negato, per un dolore senza risposte.

Saturno (o Crono) che divora i suoi figli è una di queste opere. Le opinioni in merito alle intenzioni dell'artista nel realizzare questo tipo di soggetto, sono svariate ma tutte in qualche modo vere. E mi sono tornate in mente in questi giorni, mentre buona parte del mondo sta con il fiato sospeso di fronte alla vicenda del piccolo Charlie Gard.

Goya pensava al tempo divoratore, pensava allo Stato (la Spagna) che divora i suoi figli migliori o ancora alla condizione umana nei tempi moderni. La drammaticità della storia di Charlie e della sua famiglia, non sta tanto nella malattia, che purtroppo riguarda moltissimi altri casi e moltissimi altri bambini, quanto piuttosto in uno Stato o in un'organizzazione sovrastatale che si arroga il diritto di decidere della sorte di una vita umana. Si fanno enormi battaglie contro la pena di morte, campagne infinite contro la soppressione degli animali e le sperimentazioni sulle cavie di laboratorio e poi si accetta di sottrarre un bambino malato alla potestà della propria famiglia naturale?


Il mito di Saturno è noto: una profezia annunciava che sarebbe stato soppiantato da uno dei suoi figli, egli, quindi, decise di divorarli uno a uno. Solo Giove si salvò riuscendo poi, di fatto, a soppiantarlo. Lo sguardo allucinato di Crono, nell'opera di Goya, testimonia l'accecamento della coscienza quando è pilotata da un progetto di potere e di affermazione di sé, piuttosto che da una missione capace di rendere un servizio reale al bene comune. E non si fatica certo a trovare paralleli con l'attualità, dove l'altisonante nome di Corte europea dei diritti dell'uomo impone a noi europei, che ne riconosciamo l'autorità, una riflessione seria. Di che uomo stiamo parlando? Quello dal volto sfigurato e febbricitante di Crono o quello del piccolo Charlie? Sono rimasta impressionata dal dono che Cristo ha fatto alla Chiesa: la voce del Papa. Lo aveva già compreso l'insospettabile Bonhoeffer (insospettabile di apologetica cattolica essendo un convinto luterano) ai tempi di Hitler, la voce del Papa è un vincolo forte di unità, un punto di luce per tutti. Sono rimasta impressionata da un fatto: come il Santo Padre si è pronunciato in modo chiaro e pubblico riconoscendo la verità sovrana e il vero diritto umano (quello di essere accompagnati fino all'ultimo respiro dalla propria famiglia e dal servizio sanitario per il quale ogni individuo paga fior di tasse), si sono sollevate voci a favore di Charlie. Voci autorevoli che vanno dall'Ospedale Gemelli al Presidente Trump. Mi sono commossa per la forza che la voce di Cristo ha ancora oggi nel mondo, e come la voce di Cristo abbia bisogno del timbro umano del suo Vicario in terra. Mi piace pensare che l'oscurità in cui è sprofondato Saturno con il suo sguardo perso e le sue labbra insanguinate, possa essere squarciata; che la mente obnubilata di Saturno possa ritrovare senno e pentimento per la voce di Cristo. Quella del Santo Padre è stata voce diversa e umana riguardo al problema, spazzando di colpo tutte le pretese di senso e chiarezza di un mondo che ha affidato al tecno-scientismo e all'economia il suo diritto e la sua etica.