Papa

Barbiana. «Don Milani servì in modo esemplare i poveri, il Vangelo e la Chiesa»

Andrea Fagioli - Barbiana martedì 20 giugno 2017

L’elicottero del Papa, intorno a mezzogiorno e mezzo, si è alzato in volo dal campo poco sotto il cimitero di Barbiana. Tra quelle mura di pietra, Francesco si è un’ora prima fermato in preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani, «priore di Barbiana dal 1954», dopo aver visitato Bozzolo, il paese di don Mazzolari. Poco più in là, le sepolture di Giulia Lastrucci e Eda Pelagatti, madre e figlia, che seguirono don Lorenzo da Calenzano nell’«esilio» sulle falde del Monte Giovi e condivisero con lui la Parola di Dio e l’amore per i poveri.


Francesco è voluto entrare da solo nel minuscolo campo santo dove don Lorenzo si era comprato il pezzo di terra appena arrivato a destinazione e dove da cinquant'anni è sepolto, secondo le sue volontà, con i paramenti sacri. Il Papa non ha voluto nessuno, nemmeno la telecamera del Centro televisivo vaticano. Una preghiera totalmente privata, nel silenzio assoluto.

Dal cimitero, Francesco è risalito alla piccola chiesa e poi alla canonica dove a piano terra si trova ancora l’aula scolastica con i grafici sulla composizione del Parlamento, gli schemi per lo studio delle lingue e l’ormai famoso astrolabio costruito pezzo pezzo dai ragazzi. Alla fine della breve visita a questo che può essere definito un «percorso didattico» mantenuto intatto dalla «Fondazione don Lorenzo Milani», è avvenuto l’incontro all’aperto con i pochi ammessi nello spazio angusto di Barbiana che ancora, nonostante tutto, riesce a dare l’idea di cosa fosse questo posto nel dicembre del 1954 quando don Lorenzo ci si arrampicò dopo giorni e giorni di pioggia.


Il Papa si è mosso in modo molto informale, compreso il giro intorno alla mitica «piscina», poco più che una vasca dove i ragazzi di Barbiana, montanari che non avevano mai visto il mare, impararono a nuotare superando la paura dell’acqua.

Nel dare il benvenuto al Papa, l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, che lo ha invitato a Barbiana a nome dell’arcidiocesi, ha detto «che la figura e la vicenda di don Lorenzo Milani vanno liberate da ogni retorica, non vanno mitizzate, vanno sottratte a strumentalizzazioni ideologiche, difendendone invece la permanente e feconda provocazione».

Francesco, a sua volta, ha salutato gli ex allievi di don Milani, alcuni giovani in condizioni di disagio, i preti anziani compagni di Seminario del «Priore» e alcuni preti ordinati negli ultimi cinque anni. Dopo di che ha spiegato il gesto di oggi come «risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale». Quel gesto, ha detto il Papa, «oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani - ha precisato -, ma dice che la Chiesa riconosce in quella
vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa».

Il prete «trasparente e duro come un diamante», secondo la definizione che ne diede don Raffaele Bensi, continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa. «Prendete la fiaccola e portatela avanti - ha aggiunto il Papa a braccio -: anch’io prendo l’esempio da questo bravo prete».

IL DISCORSO INTEGRALE DEL PAPA