Opinioni

La svolta. In Svizzera e in Francia la transizione energetica diventa centrale

Marco Morosini lunedì 22 maggio 2017

Una manifestazione contro il nucleare (foto di archivio Reuters)

Due avvenimenti europei dell’ultima settimana danno un segnale politico forte – epocale sotto diversi aspetti. Domenica scorsa "il sovrano" – come gli Svizzeri chiamano il popolo votante – ha preso una decisione storica, votando sì (58%) alla Legge sull’energia.

Questa avvia la "Strategia energetica 2050" che mira a dimezzare l’uso pro capite di energia finale, a ridurre gradualmente l’uso di energia atomica e fossile, e ad usare in prevalenza energie rinnovabili. Non meno importante del significato ecologico ed economico di questa decisione mi sembrano l’aspetto politico, procedurale e personale. La "Strategia energetica 2050" è un caso singolare di catena virtuosa accademia-governo-parti sociali-popolo: dal 1998 i Politecnici federali di Zurigo e di Losanna hanno concepito e motivato ecologicamente e tecnicamente gli obiettivi, mettendo a disposizione di Governo e Parlamento il loro policy advice (consulenza politica). Partendo dalla proposta dei Politecnici, il Governo ha condotto un processo di consultazione e discussione con tutte le parti sociali, accompagnato da un intenso dibattito nei media e nella popolazione. Ne è scaturita la Legge sull’energia, che è stata modificata e approvata da tutti i partiti in Parlamento (tranne il principale, la SVP), e infine sottoposta al giudizio del "sovrano".

In questa vicenda mi sembra importante anche l’aspetto personale e istituzionale. La "transizione energetica" svizzera infatti ha una "grande mamma", perché la "Strategia energetica 2050" è incarnata da una giovane donna, la Cristiano-democratica (CVP) Doris Leuthard, l’esponente politico più popolare in Svizzera. Leuthard non solo è Ministro dell’ambiente e dell’energia, ma è anche presidente della Confederazione. Questa combinazione (donna, responsabile dell’ambiente, capo di Stato), la troviamo anche in Germania, dove Angela Merkel è stata Ministra dell’ambiente, è capo del governo e gode di grande popolarità. Prendiamo nota quindi, che in Svizzera e in Germania la "transizione energetica (Energiewende) ha due madri, ed è l’opera (forse la principale) di due capi di Stato.Una settimana fa, anche dalla Francia è arrivato un segnale forte e peculiare per l’aspetto ecologico,personale e istituzionale. La nomina più applaudita del giovane Presidente Macron, è stata quella di Nicolas Hulot, considerato in Francia "Monsieur Environnement" (Il "Signor Ambiente").

Hulot è un esperto e militante ecologista, autore e protagonista televisivo popolare forse come e più di Piero Angela in Italia. Aveva sempre voluto essere al di sopra dei partiti, per potere influenzare l’intera politica di sostenibilità a lungo termine, al di là dei cambi di maggioranza e di colore politico. Era stato consigliere di Presidenti francesi, ma aveva sempre declinato le offerte di un ministero. Martedì scorso ha sorprendentemente accettato di mettere in gioco la sua reputazione, e di diventare uno dei soli tre "Ministre d’Etat" (ambiente, interni e giustizia) del nuovo governo francese. Non solo l’ambiente assurge quindi allo stesso rango degli interni e della giustizia, ma diventa l’oggetto di un nuovo dicastero chiamato "Ministero per la transizione ecologica e solidale". Anche in Francia la riforma ecologica ed economica più complessa è quella della Loi sur l’energie (la legge sull’energia), che mira – come in Svizzera – a un dimezzamento a lungo termine dell’uso di energia e ad una transizione a quelle rinnovabili.
Per Macron e per Hulot «la sfida è immensa», come Macron spesso dice. Si può sperare che siano "condannati al successo", perché se uno dei due fallisse, anche la reputazione di innovatore e di enfant prodige dell’altro subirebbe un duro colpo.

Posso suggerire qualche insegnamento da trarre in questi giorni da Svizzera e Francia? L’energia e la necessità di ridurne l’uso e di renderla più sostenibile comincia ad essere gestita (come dovrebbe) da chi governa l’ambiente e le politiche di sostenibilità, non da chi governa l’economia. La transizione ecologica – di cui la transizione energetica fa parte – è e deve essere in mano ai capi di Stato e ai ministri più "pesanti" nei governi.

Leuthard, Macron, Hulot: essere una star politica, primeggiare in televisione e in internet, avere una forte e accattivante personalità, "metterci la faccia". Perché no, se questa popolarità è messa al servizio di transizioni epocali?