Opinioni

La «lezione» del Papa ai ragazzi. Speranza e verità per la «terra dei fuochi»

Maurizio Patriciello martedì 9 maggio 2017

Non ha risposte certe, Francesco. Lui ama dialogare, porre domande, cercare di capire. Parlando sabato della questione ambientale con 7mila giovani delle 'Scuole per la pace', Francesco, tra l’ altro si chiede: «Cosa sta succedendo nella Terra dei Fuochi?». Poi: «Mi piace che quest’anno abbiate cominciato a leggere la Laudato si’ a scuola. Noi stiamo distruggendo il creato: il consumismo, lo sfruttamento della terra ci porta a questo». Il Papa, dunque, non ha dimenticato le decine di migliaia di cartoline che qualche anno fa gli abitanti del territorio tra le province di Napoli e Caserta gli inviarono. «Santo Padre, ci aiuti», c’era scritto.

Pochi mesi dopo un foltissimo gruppo andò in piazza San Pietro: «Saluto i pellegrini della Terra dei Fuochi – disse Francesco –. E ricordo a tutti che la cura dell’ambiente e il diritto alla salute vengono prima di ogni altro interesse». Tornammo a casa con una speranza in più. L’enciclica Laudato si’ ci ha dato nuove forze. L’abbiamo letta, studiata, commentata. Tra le altre cose, il Papa scrive: «Se i cittadini non controllano il potere politico, nazionale, regionale, municipale, neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali». Sabato Francesco è ritornato sul dramma che ci affligge con una domanda rivolta a tutti, ma in particolare ai diretti responsabili: «Cosa sta succedendo nella Terra dei Fuochi?». Non si impone, non grida, Francesco, ma chiede. Lui è l’uomo della pace, vuole il bene di tutti, il bene per tutti. A lui preme risolvere un problema che porta danni disastrosi. Sarebbe bello se da questa domanda potesse svilupparsi un dialogo vero, trasparente, fecondo tra le istituzioni, il Papa, i cittadini. Se a questa domanda fossero date risposte che soddisfano.

Noi avvertiamo il dovere di ringraziare il Santo Padre e di riassumere la genesi dello scempio della Terra dei Fuochi. Santità, nella nostra terra la camorra per decenni ha spadroneggiato in modo vergognoso sotto gli occhi di tutti. Non c’era esercizio commerciale, impresa edile, industria che non dovesse sottostare alla vigliacca prepotenza dei camorristi. Costoro imponevano – e ancora impongono – con la forza del ricatto e delle minacce le loro leggi. La gente, impaurita, cedeva, taceva, sopportava. Senza volerlo, provvedeva a tenere in vita la serpe velenosa. La disonesta miniera della camorra ben presto trovò un altro filone d’oro: lo smaltimento illegale dei rifiuti industriali altamente tossici.

Un intreccio diabolico si instaurò tra camorristi, industriali disonesti, massoneria, intrallazzieri, sotto gli occhi di una politica miope che non sempre ha saputo fare il suo dovere. Un vero fiume di denaro e di sangue iniziò a scorrere. Anche le piccole e medie industrie campane facevano la loro parte. Tanti prodotti realizzati non vengono tracciati. Per evadere le tasse si fanno mille imbrogli. Il vero dramma, però, non è solo economico ma ambientale, sanitario. Infatti gli scarti delle attività illecite finiscono bruciati, camuffati nelle discariche per rifiuti urbani, o interrati. Altissime colonne di fumi neri si levano dai roghi tossici e si disperdono nell’aria, rovinando la salute dei cittadini. La domanda che lei, Santo Padre, si pone e pone, noi ce la facciamo in continuazione.

Non siamo scienziati, non abbiamo potere politico, siamo semplici, onesti cittadini. Abbiamo solo storie da raccontare e foto da mostrare. Noi siamo testimoni oculari e attenti dello scempio ambientale in Terra dei Fuochi. Noi offriamo il nostro tempo, le nostre competenze, il nostro lavoro volontario, a costo zero per le casse dello Stato, per spronare le autorità competenti a fare il proprio dovere. Noi, come lei, Santità, poniamo domande aspettando risposte. Risposte che non sempre arrivano. Osiamo sperare, Santità, che anche grazie alle sue parole chi ci governa prenda sul serio la questione-Terra dei Fuochi. Senza occultare responsabilità o minimizzare. Grazie ai pentiti della camorra, ai processi celebrati, al lavoro dei volontari, alle inchieste di Avvenire, all’impegno dell’episcopato campano, oggi sappiamo cose che prima passavano inosservate.

Lei ci ricorda che «non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene, e rigenerarsi» . Noi ci crediamo, Santità. Perciò continuiamo a impegnarci e combattere per la salvezza della nostra terra e della nostra gente. Forti anche della speranza che ci viene da lei e dal suo magistero.