Opinioni

Pensioni d'invalidità. Giustizia è fatta, ora serve equità

Francesco Riccardi giovedì 25 giugno 2020

Giustizia è fatta. Alla Corte costituzionale è bastato davvero poco tempo per sancire che l’attuale importo della pensione di invalidità – 285,66 euro al mese – «non è sufficiente a soddisfare i bisogni primari della vita. È perciò violato il diritto al mantenimento che la Costituzione (all’articolo 38) garantisce agli inabili al lavoro». È palese, infatti, che quella cifra non può bastare a soddisfare le necessità minime di sostentamento di persone che non possono guadagnarsi altrimenti da vivere, non avendo capacità lavorativa. Ma soprattutto, agli stessi giudici costituzionali è balzata subito agli occhi l’altrettanto netta iniquità di quel trattamento rispetto ad altre misure previdenziali. Lo abbiamo denunciato anche su queste colonne più volte negli ultimi tre anni: perché la "pensione minima", cioè l’integrazione a quello che è considerato il «minimo vitale» per i pensionati, ammonta a 516 euro al mese e invece per gli inabili al lavoro il «minimo vitale» dovrebbe fermarsi a poco più della metà dell’importo? Da ultimo, persino con il Reddito e la pensione di cittadinanza si sono stabilite provvidenze maggiori (500 euro di importo base mensile più l’eventuale incremento di 280 per l’affitto) fissando a quel livello la soglia al di sotto della quale si ricade nella povertà assoluta. Ma perché gli invalidi – impossibilitati da una disabilità a lavorare – dovrebbero (soprav)vivere con la metà rispetto a coloro che sono "semplicemente" disoccupati? Non ha senso. E infatti la Corte costituzionale ci ha messo davvero poco a fare i conti e decidere che il livello minimo – anche per l’assegno di invalidità – dev’essere di 516,46 euro al mese (per chi non ha altri redditi superiori a 6.713 euro annui).


Ma se l’iniquità era così palese perché nessuno vi ha posto rimedio prima che la questione fosse sollevata davanti alla magistratura costituzionale? Per quattro motivi: il primo è che in questo Paese ancora si pensa che gli invalidi, i disabili, siano "una faccenda delle famiglie" e siano quest’ultime a doverli mantenere e curare. Il secondo è l’errore di percezione rispetto all’assegno di accompagnamento (520 euro mensili) incassato in aggiunta da molti invalidi ma che non serve al loro mantenimento, quanto a retribuire una persona – sia essa una badante o un familiare che resta a casa – perché provveda ad assisterli nelie loro necessità fisiche e psicologiche. Il terzo, riguarda la scarsa rappresentanza sociale degli invalidi: le organizzazioni sono frammentate e senza peso politico; i sindacati hanno purtroppo perso da tempo la loro visione complessiva, preoccupati di difendere gli interessi dei pensionati ex-lavoratori che ne costituiscono la base e per i quali hanno ottenuto perfino la 14esima...

Il quarto, ma più importante motivo, è che la politica ha sul tema degli invalidi la coscienza sporca. In passato, ha utilizzato la leva delle pensioni di invalidità – anche finte – per risolvere situazioni di povertà estrema e costruirsi bacini elettorali con il voto di scambio. Più di recente, nessun governo – né di centrodestra né di centrosinistra – ha dedicato attenzione e messo mano allo scandalo degli assegni troppo bassi. Per la verità, il leader della Lega, Matteo Salvini, era stato l’unico nell’ultima campagna elettorale a sollevare meritoriamente il tema, promettendo un consistente aumento. Quando è stato al governo, però, ha preferito spendere decine di miliardi nella cosiddetta "Quota 100" e lasciare l’assegno di invalidità al palo, senza neppure battersi perché anche agli invalidi fosse assicurato l’importo fissato per il Reddito di cittadinanza.
Ora, dicevamo, giustizia è fatta. Ma perché l’equità sia davvero ripristinata occorre che Governo e Parlamento predispongano norme attuative della sentenza che assicurino a tutti gli invalidi senza altri redditi quel minimo vitale riconosciuto ad altre categorie di cittadini. I disabili non meritano nulla di meno. La politica non ci faccia vergognare anche questa volta.