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Pakistan. Blasfemia, assolta Asia Bibi. Scarcerata, ora è in un luogo sicuro

Redazione Internet mercoledì 31 ottobre 2018

Asia Bibi è stata assolta e poco dopo liberata. Oggi 31 ottobre 2018 alle 9,20 del mattino (le 5,20 in Italia), la Corte Suprema del Pakistan ha dichiarato innocente la donna cristiana arrestata nel 2009 e condannata a morte nel 2010 per presunta blasfemia, ordinandone il rilascio immediato. Adesso si trova in un luogo sicuro. Per la liberazione di Asia Bibi si era mobilitato anche Avvenire.

DOPO L'ASSOLUZIONE DI ASIA BIBI, L'AVVOCATO: PAURA DI QUELLO CHE POTRÀ SUCCEDERE

"È una grande notizia per il Pakistan e per il resto del mondo. Asia Bibi ha ottenuto giustizia”, ha dichiarato l'avvocato di Asia Bibi, il musulmano Saiful Malook. Ma "abbiamo molta paura di quanto potrà succedere. In questo Paese ci sono molti fondamentalisti" ha aggiunto commentando la notizia del rilascio di Asia Bibi al Sir.

A Malook non è stato permesso di informare personalmente la sua assistita. "È stato un ordine della corte Suprema, ma ho potuto chiamare la prigione in cui è detenuta Asia e chiedere che lei fosse informata". Come spiega l’avvocato, ci vorranno alcuni giorni prima che la donna venga liberata. "Il verdetto deve essere consegnato all’Alta Corte di Lahore e poi alla prigione di Multan".

Intanto si teme anche per la sicurezza dei familiari di Asia e di chiunque ne abbia favorito l’assoluzione. "Io e la mia famiglia siamo in grave rischio – continua Maloof – specie perché io sono un musulmano che difende una cristiana che ha commesso blasfemia". Le autorità pachistane hanno intensificato la sicurezza in tutto il Paese, soprattutto nelle aree dove vivono i cristiani e le altre minoranze. Si temono massacri come quelli avvenuti a Gojra nel 2009 e a Joseph Colony nel 2013. "La situazione è tesa – ha concluso l’avvocato – ma oggi ringraziamo Dio per questo momento storico in cui Asia Bibi, dopo 9 anni e mezzo, ha finalmente avuto giustizia!".

LE REAZIONI DEI FAMILIARI DI ASIA BIBI

"Siamo felicissimi. Il Signore ha ascoltato le preghiere di Asia di tutti coloro che le sono stati vicini. Oggi è un giorno bellissimo, che ricorderemo per tutta la vita. La giustizia ha trionfato e una innocente è finalmente libera", ha commentato a Vatican Insider Joseph Nadeem, l’uomo che in tutti questi anni ha garantito, grazie alla Renaissance Education Foundation che guida a Lahore, istruzione e ospitalità alla famiglia di Asia Bibi.

“Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre. Finalmente le nostre preghiere sono state ascoltate!”. Con la voce rotta dal pianto Eisham Ashiq, la figlia minore di Asia Bibi ha accolta la notizia che riguarda la madre, arrestata nel 2010. "È la notizia più bella che potessimo ricevere – ha affermato il marito di Asia, Ashiq Masih – è stato difficilissimo in questi anni stare lontano da mia moglie e saperla in quelle terribili condizioni. Ora finalmente la nostra famiglia si riunirà, anche se purtroppo dubito che potremo rimanere in Pakistan".

"Molti cristiani e non cristiani in tutto il mondo hanno pregato per la liberazione di Asia, mentre era in carcere da innocente. Ora le preghiere sono state ascoltate: ringraziamo il Signore. Occorre dire grazie anche alle organizzazioni per i diritti umani che si sono interessate a questo caso e hanno alzato la loro voce per la giustizia" così ha commentato padre James Channan, domenicano e responsabile del “Peace Center” a Lahore in Pakistan all'agenzia Fides".

IL CASO GIUDIZIARIO DI ASIA BIBI IN PAKISTAN: LE TAPPE

La donna era stata arrestata nel 2009 dalla polizia nel suo villaggio di Ittanwali, nella provincia del Punjab, in seguito alla denuncia di altre donne di fede musulmana per blasfemia dopo un presunto reato contro il profeta Maometto durante una discussione.

La legge sulla blasfemia del Pakistan è contestata anche a livello internazionale come strumento di pressione nei confronti delle minoranze non islamiche. Finora, a ogni modo, nessuna delle condanne a morte è stata emessa sulla base delle norme.
La notizia della sentenza è oggi l'apertura di alcuni dei principali mezzi di informazione di Islamabad. Secondo l'emittente Geo Tv, all'origine della decisione dei giudici la "mancanza di prove oltre ogni ragionevole dubbio".

Il caso di Bibi riguardava un litigio con alcune lavoratrici di un frutteto nel Punjab che l'avevano accusata di aver bevuto da un pozzo per lei proibito in quanto "infedele cristiana" e quindi "impura". Allora, Bibi avrebbe detto: "Credo nella mia religione e in Gesù Cristo, morto sulla croce per i peccati dell'umanità; cosa ha mai fatto il vostro profeta Maometto per salvare l'umanità?".

MASSIMA ALLERTA A ISLAMABAD DOPO L'ASSOLUZIONE DI ASIA BIBI

Intanto in Pakistan si attendono reazioni violente da parte dei gruppi fondamentalisti che hanno minacciato di morte i giudici e pretendono l'impiccagione per Asia Bibi. Se da un lato gli attivisti per i diritti umani e la comunità cristiana hanno accolto con favore il verdetto finale della Corte suprema, dall'altro la città di Islamabad è in stato di massima allerta. Oltre trecento poliziotti presidiano il palazzo della Corte Suprema e unità dell’esercito sono stanziate a difesa degli altri edifici istituzionali.

Khadim Hussain Rizvi, a capo del partito islamista Tehreek-e-Labbaik Pakistan, sta infatti organizzando una protesta nazionale contro l'assoluzione della donna. Le forze dell’ordine presidiano anche i più importanti luoghi di culto cristiani come le cattedrali.

Il premier pachistano Imran Khan ha lanciato un appello alla nazione per invitare alla calma, chiedendo alla popolazione di tenersi lontana dall'influenza degli estremisti islamici. Khan ha detto che un piccolo segmento della società è contro la sentenza e sta creando disordini che potrebbero danneggiare il Paese. "Non permettete loro (i mullah religiosi) di istigarvi alla violenza", ha scandito Khan.


Nel febbraio scorso papa Francesco aveva ricevuto in Vaticano la figlia Eisham e il marito di Asia Bibi, Ashiq, giunti a Roma ospiti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) insieme a Rebecca, una ragazza nigeriana cristiana, vittima di Boko Haram.