Mondo

Bodrum. Il piccolo siriano morto e quella foto che interroga

Anna Maria Brogi mercoledì 2 settembre 2015

​Ci sono due buoni motivi per pubblicare quella foto. E almeno uno per non farlo, perlomeno sul web. L'immagine è quella di un bambino siriano annegato al largo di Bodrum, sulla costa turca. Faceva parte di un gruppo di 16 migranti in fuga dalla guerra appena salpati per la vicina isola di Kos, in Grecia, le cui barche sono affondate. Quattro persone si sono salvate, almeno 7 sono morte, gli altri sono dispersi.Il sito del quotidiano britannico "The Independent" ha pubblicato in apertura la foto del cadaverino sulla battigia, a pancia in giù, la testa appoggiata di lato, le braccia lungo i fianchi, le gambe raccolte. Maglietta rossa e pantaloni blu, il pancino appena un po' scoperto, le scarpe allacciate. Capelli corti pettinati dall'acqua. Sembra che dorma. Davanti a lui, in piedi, un poliziotto. L'Independent titola: "Se queste immagini straordinariamente potenti di un bambino siriano annegato su una spiaggia non cambiano l'atteggiamento dell'Europa nei confronti dei richiedenti asilo, che cosa potrà farlo?".Smuovere le coscienze, scuotere la politica. Ecco una buona ragione per pubblicare la foto, così crudele tra le tante che fanno parte del servizio di Reuters. L'altra buona ragione per farlo (o almeno per poterlo fare) è che si tratta di un'immagine piena di dignità. Che scandalizza proprio per lo straordinario contrasto tra la compostezza di quel corpo che il mare ha restituito intatto, quasi accarezzato, e il dramma che racconta.Ma è proprio l'efficacia estrema della foto, il suo valore impattante, a suggerire cautela. La legge economica dei giornali online recita: più click uguale più lettori, più lettori uguale più pubblicità e più soldi. Senza mettere in dubbio le nobili ragioni di chi ha scelto di pubblicare quell'immagine straziante di un bambino così simile ai nostri bambini, in apertura di sito, non vorremmo mai essere sfiorati dal sospetto di guadagnare un euro con quell'immagine. Ecco perché Avvenire.it ha deciso di pubblicarne un'altra, meno impattante di quella scelta dall'Independent on line, ma ugualmente in grado di scuotere le coscienze intorpidite: la foto di quel bimbo raccolto con tenerezza dall'agente e abbandonato tra le braccia di chi avrebbe voluto salvarlo ma non è arrivato in tempo.