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Voto in Germania. Crolla la Grande Coalizione, si divide la destra populista

Giovanni Maria Del Re, inviato a Berlino lunedì 25 settembre 2017

Angela Merkel tra i suoi sostenitori (Ansa)

Nonostante la batosta elettorale di ieri, Angela Merkel ha annunciato che intende guidare il Governo per un nuovo mandato di quattro anni: «La mia decisione dell'anno scorso (di presentarmi per un nuovo mandato, Ndr) non dipendeva da che percentuale avrei raggiunto».

Si spacca invece il partito di destra populista Afd (Alternativa per la Germania), affermatosi come terza forza politica. La copresidente Frauke Petry ha annunciato a sorpresa che non siederà al Bundestag nel gruppo parlamentare vicino ai suoi colleghi. Petry, che domenica ha conquistato un seggio in Sassonia, rappresenta l'ala più moderata di AfD. Petry ha spiegato che il suo obiettivo è di portare a una «svolta conservatrice» nel Parlamento nel 2021, quando sono previste le prossime elezioni nazionali tedesche. «È un peccato - replica Alice Weidel, candidata alla cancelleria - ma sono mesi che Petry non parla più con noi. E a questo punto dovrebbe lasciare il partito». La frattura è dovuta alle diverse posizioni interne su temi quali la difesa armata e l'immigrazione illegale, sui quali Petry aveva invocato una «ragionevole politica conservatrice». (Redazione Internet)

I risultati del voto

È un autentico terremoto politico quello che si è verificato ieri alle politiche in Germania. Perché quello cui si è assistito è la fine della Grande Coalizione, perdite pesanti sia per la Cdu della cancelliera Angela Merkel, sia soprattutto dell’Spd di Martin Schulz, ma anche il trionfale ingresso della destra populista dell’Afd (Alternativa per la Germania) nel Bundestag: è la prima volta dal 1949 a livello federale, anche se l’Afd è già presente in 13 parlamenti regionali.

Ecco le cifre: l’Unione (e cioè la Cdu e la Csu insieme, che formano un unico gruppo parlamentare) resta primo gruppo al Bundestag, ma con un risultato molto peggiore del 2013: dal 41,5 crollano al 33%, con una perdita secca dell’8,5% e uno dei peggiori risultati in assoluto dal 1949. In particolare la Csu registra in Baviera un record negativo fermandosi al 38%. La Cdu perde soprattutto nell’Est tedesco (-12%), con un salasso a livello nazionale di oltre un milione di voti passati all’Afd. Per la Spd è un autentico disastro: appena il 20,5% (-5% rispetto al 2013), il peggior risultato dalla nascita della Repubblica Federale. Complessivamente la Grande Coalizione Cdu/Csu-Spd ha perso dunque il 13,5% dei voti. Soprattutto spicca il balzo dell’Afd, andato oltre le previsioni della vigilia: se queste parlavano dell’11%, ieri gli elettori le hanno invece regalato il 12,6%, che ne fanno il terzo partito al Bundestag con la bellezza di 94 deputati. Molto bene anche i liberali dell’Fdp, che non solo ritornano al Bundestag dopo quattro anni di astinenza, ma lo fanno alla grande, con il 10,7% dei voti. Meglio del previsto anche i Verdi, arrivati all’8,9% contro il 7-8% dei sondaggi della vigilia. Infine l’estrema sinistra di Die Linke arriva al 9,2%. Per la prima volta, complessivamente sono rappresentati al Bundestag 6 gruppi parlamentari.

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Le reazioni dei leader

«Certo - ha commentato la cancelliera Angela Merkel - avremmo voluto un risultato migliore. Ma restiamo il primo partito e non era affatto scontato dopo 12 anni della mia cancelleria. Abbiamo comunque raggiunto il nostro obiettivo di restare primo partito, e abbiamo avuto dagli elettori un incarico e ci assumeremo le responsabilità, nessuno potrà governare contro e senza di noi».

L’Spd, invece, ha tratto immediatamente le conseguenze. Ancora prima che parlasse Schulz, si presentava alla stampa un altro big del partito, Manuela Schwesig. «Abbiamo deciso, andiamo all’opposizione, gli elettori non hanno confermato la Grande Coalizione» ha dichiarato. Più tardi lo stesso Schulz ha parlato di «giorno duro e amaro», in quanto «abbiamo chiaramente mancato il nostro obiettivo». Il leader Spd ha confermato che il suo partito andrà all’opposizione, «proseguiremo - ha detto - la nostra battaglia per la democrazia e la tolleranza», ricordando che l’ingresso dell’estrema destra di Afd «costituisce una cesura che non possiamo ignorare».

Anche Merkel ha definito «una sfida» l’ingresso in Parlamento dell’Afd. La quale, intanto ha già toni bellicosi. «Daremo la caccia alla Merkel o chi per lei» ha detto uno dei due leader, Alexander Gauland. «Siamo nel parlamento - ha aggiunto - e cambieremo questo paese«. Toni appena più concilianti ha trovato il portavoce nazionale di Afd Jörg Meuthen. «Noi - ha detto - siamo il nuovo partito conservatore e borghese del paese, quello che era la Cdu un tempo». I radicali? «Non hanno niente a che fare con noi» ha tagliato corto.

Verso una coalizione con Verdi e Liberali

A questo punto ad Angela Merkel, che ha sempre escluso qualsiasi patto con l’Afd, non resta che un’opzione: una coalizione «Giamaica» con Verdi e Liberali. Entrambi sono apparsi disponibili, ma niente, a questo punto è scontato. Anche perché i bavaresi della Csu sono particolarmente furibondi, «i risultati - ha detto il leader Csu nonché governatore della Baviera Horst Seehofer - sono una cocente delusione. Ora dovremmo prendere posizioni chiari e decisioni nette per chiudere il fianco aperto a destra». Per Merkel non sarà facile.