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I giorni dell'orrore. Raid su Aleppo, metà vittime sono bimbi

lunedì 26 settembre 2016

Piovono bombe su Aleppo est. E la metà delle vittime sono bambini. Lo denuncia l'ong Save the Children. Un'unica notizia di speranza, dalla martoriata Siria: finalmente gli aiuti umanitari hanno raggiunto la popolazione di 4 cittadine sotto assedio. Lo comunica la Croce Rossa Internazionale. RAID AEREI SU ALEPPO. Nuovi bombardamenti aerei sono stati compiuti questa mattina su alcuni quartieri di Aleppo, dove sono ormai ridotte al minimo le riserve di medicine e cibo per la popolazione assediata. Secondo l'Osservatorio siriano sui diritti umani (l'ong con sede a Londra, vicina ai ribelli), il bilancio da giovedì sera è di almeno 128 morti, per la maggior parte civili. "Decine di raid" sono stati compiuti dall'aviazione russa e del regime di Damasco dalla mezzanotte scorsa e si sono intensificati all'alba, provocando grossi incendi. Tra le vititme anche 20 bambini e 9 donne, precisa il direttore dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman. Almeno 36 civili sono rimasti uccisi nelle aree rurali della provincia di Aleppo. I feriti sono almeno 400. ALEPPO SENZ'ACQUA. I circa 250mila abitanti dei quartieri orientali di Aleppo controllati dai ribelli non ricevono aiuti alimentari e medicinali da circa due mesi e sono praticamente privi di acqua da sabato, quando i raid hanno dannegggiato la stazione di pompaggio di Bab al-Nayrab. Come ritorsione, la stazione di pompaggio di Suleiman al-Halabi, anch'essa situata nella parte orientale dell città, è stata disattivata dai gruppi ribelli, che hanno così lasciato senz'acqua altri 1,5 milioni di persone. La denuncia è stata fatta dalla rappresentante dell'Unicef in Siria, Hanaa Singer. La trappola dei quartieri dell'Est di Camille Eid
«BIMBI META' DELLE VITTIME». Nella zona orientale di Aleppo, circa la metà delle vittime che i partner umanitari di Save the Children stanno estraendo dalle macerie o curando negli ospedali sono bambini. Lo ha fatto sapere l'organizzazione. Gli addetti al trasporto su ambulanza dell'ong siriana Shafaq, partner di Save the Children, affermano che più del 50% delle vittime recuperate nelle ultime 48 ore sono bambini, così come sono minori il 43% dei feriti curati nella giornata di sabato in un ospedale della zona. I medici lavorano giorno e notte per salvare quante più vite umane possibile, tuttavia si continua a morire sui pavimenti degli ospedali a causa della mancanza di medicinali di base, antibiotici, anestetici e attrezzature, come i respiratori, sottolinea l'organizzazione. I casi più gravi, spiega, necessitano del trasferimento immediato fuori dalla zona orientale di Aleppo, ma questo non è possibile perché tutte le strade sono bloccate. LA DISPERAZIONE DI UN MEDICO. Abu Rajab, un medico che opera in un ospedale da campo nella città assediata, racconta a Save the Children che dei 67 pazienti trasportati sabato in ospedale ben 29 erano bambini. Cinque di loro sono morti perché i respiratori a disposizione non erano sufficienti. Ieri altre 17 persone sono state trasferite d'urgenza in ospedale. "Gli ospedali da campo in cui lavoriamo sono al limite del collasso e continuiamo a ricevere un gran numero di feriti, soprattutto donne e bambini. I pazienti sono stesi sul pavimento e non abbiamo respiratori per chi ha urgente bisogno di ossigeno. Spesso siamo costretti a prendere il respiratore da un paziente nel tentativo disperato di salvarne un altro. Ci mancano medicine e attrezzature e il nostro personale medico è ormai esausto: stiamo lavorando oltre ogni capacità umana, 24 ore al giorno". L'APPELLO DELL'ONU. Ennesimo appello del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon affinché "tutte le parti si impegnino a porre fine all'incubo" siriano. Così il numero uno del Palazzo di Vetro ieri nel corso della riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla Siria. "Per quanto tempo tutti coloro che hanno un peso (in quanto accade in Siria) consentiranno che queste crudeltà continuino? Esorto tutte le parti coinvolte a lavorare duramente per porre fine a questo incubo". L'inviato Onu per la Siria, Staffan De Mistura, ha denunciato che "questi sono giorni agghiaccianti, tra i peggiori da quando è iniziato il conflitto". "Il deterioramento della situazione ad Aleppo sta raggiungendo nuove vette di orrore". Il diplomatico italo-svedese ha espresso "delusione" per il mancato accordo sul ripristino del cessate il fuoco del 9 settembre mediato da Usa e Russia ma ha assicurato che non lascerà l'incarico: "Se mi dimettessi, vorrebbe dire che la comunità internazionale sta abbandonando la Siria".Il 6 ottobre la preghiera dei bambini cristiani e musulmani CONSEGNATI AIUTI IN 4 CITTADINE. Settanta camion con aiuti umanitari sono giunti ieri in quattro città assediate consentendo, per la prima volta in sei mesi, la distribuzione di beni necessari. Lo ha reso noto la Croce Rossa internazionale spiegando che i convogli hanno raggiunto Madaya e Zabdani vicino a Damasco e i villaggi di Foua e Kefraya nella provincia nordoccidentale di Idlib. Madaya, che si trova vicino al confine con il Libano, conta una popolazione di circa 40mila persone ed è stata assediata dalle forze siriana da sei mesi. A Zabadani vivono un migliaio di persone. Secondo stime delle Nazioni Unite, a Kefraya e al-Foua vivono circa ventimila persone assediate dai ribelli dall'aprile del 2015.