sabato 24 settembre 2016
​Centinaia di piccoli, musulmani e cristiani, insieme il 6 ottobre per chiedere lo stop alla guerra.
Neonato estratto vivo dalle macerie VIDEO La vita e la morte in un'immagine di Fabio Carminati
Ad Aleppo la preghiera dei bimbi
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Centinaia di bambini e bambine di Aleppo, cristiani e musulmani, si incontreranno il 6 ottobre, per chiedere con le loro preghiere che nella città martoriata in cui vivono, e in tutta la Siria, si fermi la spirale di morte scatenatasi in questi ultimi giorni con particolare crudeltà proprio sui più piccoli e inermi. Lo riferisce all'Agenzia Fides l'arcivescovo Boutros Marayati, alla guida dell'arcieparchia armena cattolica di Aleppo. L'iniziativa, partita su impulso dei Padri Francescani, coinvolgerà in primo luogo gli alunni delle scuole. Metteranno anche le loro firme e le loro impronte su un appello per chiedere ai potenti del mondo di por fine alle stragi che si accaniscono con particolare crudeltà sui bambini, che in tuttte le guerre sono i più vulnerabili. “Ma soprattutto pregheranno. Pregheranno per tutti i loro coetanei. E confidiamo nel fatto che la preghiera dei bambini è più potente della nostra”, aggiunge l'arcivescovo Marayati. I bombardamenti e le stragi di civili hanno manifestato proprio a Aleppo in maniera devastante il naufragio della tregua fragile e parziale proclamata meno di due settimane fa. A questo riguardo, l'arcivescovo Marayati è in grado di fornire notizie di prima mano su ciò che sta avvenendo – potrebbe avvenire – nella metropoli siriana: “Mercoledì scorso - riferisce l'arcivescovo armeno cattolico – i rappresentanti del governo e dell'esercito siriani hanno convocato una riunione per spiegare che di lì a poco avrebbero diffuso un appello alla popolazione civile insediata nei quartieri sotto il controllo dei ribelli. L'appello, diffuso con la televisione e coi social network, avvertiva che sarebbero stati lasciati aperti dei varchi per permettere alla popolazione di lasciare quei quartieri, e dirigersi in aree indicate come sicure, senza timore di subire rappresaglie. In effetti, molte famiglie di civili hanno lasciato quei quartieri e sono state accolte nella zona controllata dall'esercito governativo, a conferma che l'appello era in qualche modo arrivato a destinazione. Per i gruppi che arrivavano, sono state presdisposte anche strutture abitative per l'accoglienza. Ma non è stata un'evacuazione di massa. Forse molti non possono uscire. E l'appello conteneva anche una data di scadenza, e l'ultimatum scade nei prossimi giorni. C'è dunque il pericolo che si scateni presto un nuovo vortice di bombe e di sangue, se le potenze che stanno dietro alle due parti in guerra non decidono di porre davvero fine a questa guerra sporca”.
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