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Londra. «Archie va tenuto in vita», lo dice il Comitato Onu disabili al Regno Unito

Silvia Guzzetti venerdì 29 luglio 2022

L’ingiunzione emessa dal Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità, che chiede al Regno Unito di mantenere in vita il dodicenne Archie Battersbee, mentre il suo caso viene considerato, é un importante vittoria legale per i genitori Hollie Dance e Paul Battersbee.

Secondo la famiglia le sentenze britanniche che danno ai medici il permesso di interrompere i supporti vitali che mantengono in vita il ragazzino, confermate da tribunali britannici di primo, secondo e terzo grado, violano gli articoli 10 e 12 della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili e l'articolo 6 della Convenzione Onu sui diritti dei minori.

Archie, dodici anni, é in coma dal 7 aprile scorso, quando é stato trovato con una corda attorno al collo, forse dopo un tragico gioco online con gli amici.

Due giorni fa la Corte Suprema, alla quale la famiglia aveva chiesto il permesso di appellarsi al Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani, già negato dalla Corte d'Appello, si era chiamata fuori dal caso.

Era stata proprio la Corte d'appello a decidere che i supporti vitali, che mantengono in vita Archie, andavano staccati entro le 15 di ieri, ma gli avvocati della famiglia hanno ottenuto dai medici del Royal London Hospital la promessa che il bambino continuerà a vivere mentre procede il caso legale presso il Comitato Onu per i diritti delle persone disabili. Secondo i genitori esiste un protocollo del Comitato Onu per i diritti delle persone disabili che permette a individui e famiglie di denunciare violazioni dei diritti delle persone disabili.

Il Regno Unito ha preso parte al Protocollo Facoltativo della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità che ha permesso al Comitato Onu per i diritti delle persone disabili di chiedere al governo del Regno Unito di ritardare la sospensione dei supporti vitali mentre un ricorso viene preso in considerazione.

Il comitato dell’Onu per I diritti delle persone disabili ha criticato in passato il sistema britannico di interrompere I supporti vitali perchè questo sarebbe nei “migliori interessi” del paziente. Nel rapporto del 2017, intitolato "Osservazioni conclusive sul rapporto iniziale sul rispetto, da parte del Regno Unito, della Convenzione sui diritti dei disabili", il Comitato Onu "nota con preoccupazione che la decisione presa su questioni di fine vita o sospensione di supporti vitali non é consistente con il diritto alla vita di persone portatrici di disabilità come membri che contribuiscono alla società.

"Sono così grata alle Nazioni Unite per la loro risposta e perché hanno agito cosi rapidamente per mio figlio ", ha dichiarato la mamma di Archie, Hollie Dance, quando ha saputo dell'ingiunzione emessa dall'Onu nei confronti del Regno Unito, "Abbiamo sofferto molto stress e ansia. Ci sentiamo già distrutti e non sapere che cosa sarebbe successo era angosciante. Questa nuova notizia vuol dire moltissimo per noi. E' la prima volta che questo succede nella storia di questo disumano sistema del Regno Unito.Quello che abbiamo sempre chiesto é stato soltanto di dare più tempo ad Archie".

"Diamo il benvenuto alla risposta delle Nazioni Unite. È ora che i processi del Regno Unito sul fatto di intervenire per mettere la parola fine alle vite di minori vengano sottoposti allo scrutinio internazionale", ha dichiarato Andrea Williams, direttricde del "Christian Legal Centre", un centro di consulenza legale cristiano che ha assistito, in questi mesi, la famiglia di Archie, "Speriamo e preghiamo che il comitato delle Nazioni Unite possa fare giustizia per Archie e per la sua famiglia e anche per tutti gli altri disabili negli ospedali del Regno Unito in casi futuri".