Economia

Banche. Che cosa è successo con Silicon Valley Bank, in cinque domande e risposte

Pietro Saccò martedì 14 marzo 2023

Che cosa è successo con Silicon Valley Bank?

Svb era la sedicesima maggiore banca degli Stati Uniti, specializzata nei servizi alle startup, cioè le imprese innovative in fase di avvio. Negli anni scorsi grazie alle politiche di espansione monetaria della Federal Reserve i fondi che investono sulle startup hanno molto aumentato le loro operazioni. Le startup si sono trovate con molto più denaro a disposizione del solito: i depositi sui conti di Svb sono saliti dai 100 miliardi del 2018 a 375 miliardi nel 2022. La banca ha investito molti soldi in titoli di Stato americani, cioè investimenti molto sicuri. Con il rialzo dei tassi però i fondi che investono sulle startup hanno ridotto i finanziamenti e così le imprese per andare avanti hanno iniziato a prelevare in grande quantità il denaro depositato. La banca ha dovuto rimettere in equilibrio i suoi coefficienti patrimoniali: per farlo ha venduto i titoli di Stato, ma a un prezzo più basso di quanto li avesse pagati. Questo ha provocato una perdita da quasi 2 miliardi di dollari che ha scatenato un effetto panico. Le imprese sono corse a spostare i loro soldi su altre banche. Venerdì scorso Svb è stata affidata al controllo del fondo interbancario americano e ora è in vendita.

Perché i guai di questa banca hanno avuto un impatto così forte sulle Borse di tutto il mondo?

Svb non è una banca enorme (aveva 210 miliardi di attivi) ma questa è stata comunque la seconda più grande liquidazione di una banca americana dal 2008. Il timore che ha sollevato è che anche altre banche americane vivano problemi simili a causa del rapido rialzo dei tassi della Fed, saliti dallo zero al 4,75% in meno di un anno. Il fondo interbancario americano ha stimato che se tutte le banche dovessero vendere i titoli in portafoglio come è stata costretta a fare Svb la perdita cumulata sarebbe di circa 620 miliardi di dollari. La sfiducia generata dalla crisi di questa banca ha anche provocato una “corsa agli sportelli” in altri istituti di credito americani: i risparmiatori stanno spostando il denaro dalle banche regionali e di taglia media a quelle più grandi, considerate più affidabili.

Si rischia un contagio globale?

Quando una crisi indebolisce la fiducia nel sistema bancario esiste sempre il rischio che la situazione degeneri, alimentando crisi peggiori. In questo caso il rischio contagio in stile Lehman Brothers sembra remoto. I guai di Svb hanno caratteristiche comuni alle difficoltà di altre banche alle prese con l’adattamento a un contesto di tassi alti, ma allo stesso tempo questa banca così legata alle startup ha problemi molto peculiari. Tra l’altro negli Stati Uniti la Fed e il governo sono intervenuti domenica con misure di urgenza che hanno aiutato a recuperare la fiducia, con prestiti in aiuto delle banche che hanno investito su titoli del Tesoro che pagano tassi molto più bassi e con l’impegno a garantire i depositi delle banche liquidate anche oltre la soglia assicurata per legge di 250mila dollari.

Perché allora le azioni delle banche italiane ed europee sono andate così male?

Nelle fasi in cui il mercato si mette nell’assetto “panico” gli investitori sono poco selettivi nelle loro scelte, spesso anche perché si affidano a sistemi automatizzati. Dopo che venerdì è emerso il caso di Silicon Valley Bank è partita la corsa a vendere titoli bancari, su tutte le Borse del mondo. In alcuni casi le cadute sono state anche a doppia cifra, perché le perdite delle azioni hanno superato le soglie che fanno scattare le vendite automatiche. Già nella seduta di oggi, però, le Borse stanno iniziando a recuperare il passivo.

Questa crisi potrà fermare i rialzi dei tassi di Fed e Bce?

È possibile, ma non è scontato. Le banche centrali sanno bene che il rialzo dei tassi può creare squilibri nei bilanci di alcuni istituti che in casi particolari, come quello di Svb, sono stati particolarmente incauti (e un po’ sfortunati) nella loro gestione finanziaria. Si capirà presto se Bce e Fed vorranno prendersi una pausa. La Bce ha già anticipato l’intenzione di alzare i tassi di altri 50 punti base (al 3%) nella riunione di questo giovedì. Il direttivo della Federal Reserve si riunirà la settimana prossima: dovrebbe alzare i tassi di altri 50 punti base, al 5,25%, ma gli investitori ora puntano sul fatto che non lo farà.