Economia

Tech. Da Amazon a Meta: la «dieta» dei colossi tech si abbatte sul personale

Elena Molinari domenica 20 novembre 2022

Il numero uno di Meta, Mark Zuckerberg

Amazon, Twitter, Lyft, Meta, Microsoft, Snap. Dimensioni e modelli di business sono diversi, l’accetta è la stessa. Di fronte a una riduzione drastica delle risorse a sua disposizione, il mondo del tech, dai social al ride share, fino a comprendere tutto quello che ruota attorno a Internet e alle sue applicazioni mobili, sta tagliando le spese per far tornare i conti. E la cura dimagrante è partita dagli addetti. Secondo Crunchbase, a inizio novembre erano almeno 52mila i lavoratori tecnologici ad aver perso il posto negli Stati Uniti. In tutto il mondo, sono più di 120.000, secondo il sito Layoffs.fyi. A chi chiede, sorpreso, che cosa stia succedendo, gli amministratori delegati rispondono, candidamente, più o meno con la stesa frase: abbiamo fatto male i conti. Di che cosa? In sostanza della pandemia, con tutti i suoi effetti, e anche dell’otto volante sul quale si trova da qualche anno l’economia mondiale, senza che ci siano segni per ora che la corsa sia finita.

Mentre i lockdown spostavano le nostre vite online, infatti, le attività dei giganti della tecnologia sono esplose: più acquisti via Internet, più consegne a domicilio, più soldi a disposizione dei consumatori (almeno nel breve termine, grazie agli interventi governativi, all’impossibilità di andar in vacanza e ai risparmi sui viaggi da e per l’ufficio), più film in streaming, e così via. Il mondo del tech si è buttato sul nuovo modello, investendo pesantemente e scommettendo che la tendenza sarebbe durata. Meta ha assunto più di 15.000 persone nei primi nove mesi di quest’anno. Ma non è durata, o almeno non come molti si attendevano. Non solo. L’impennata dell'inflazione degli ultimi mesi e l'aumento dei tassi dei mutui (provocati dal rialzo nei saggi d’interesse) hanno ridotto al lumicino la spesa discrezionale dei consumatori. E Netflix, il sushi a domicilio, come la maggior parte delle offerte digitali, sono discrezionali. Allo stesso tempo nubi scure si sono addensate sopra il settore pubblicitario, la principale fonte di reddito per molte aziende tecnologiche. Le aziende che piazzano gli annunci online hanno affrontato una crescente opposizione a pratiche pubblicitarie intrusive.

Ad esempio, Apple ha reso più difficile tracciare l'attività online dei suoi clienti e vendere tali dati agli inserzionisti. Man mano che l’economia si raffreddava, inoltre, molte aziende hanno tagliato i loro budget pubblicitari online. Ecco allora che DoorDash, leader nella consegna di cibo, rimane in perdita nonostante i forti investimenti, così come Spotify e Snap. Netflix ha visto le sue entrate crescere solo del 6% nel terzo trimestre dell’anno, rispetto a una media storica di oltre il 20%. I ricavi di Meta si sono ridotti per sei mesi consecutivi. Allora sono scattate le forbici. Amazon, che pure ha visto i suoi ricavi moltiplicarsi durante la pandemia, sta per tagliare 10mila posti di lavoro, circa il 3% dei suoi dipendenti. A ottobre, dopo una trimestrale disastrosa, i 10mila tagli di Meta, la controllante di Facebook, Instagram e Whatsapp, hanno fatto molto rumore. Ma i titoli su Zuckerberg hanno lasciato il passo ai licenziamenti feroci del neo padrone di Twitter, Elon Musk: 3.750 dipendenti su 7.500, seguiti da 4mila lavoratori a contratto. Il sisma ha scosso anche imprese come Microsoft che progetta di licenziare quasi mille dipendenti. Si tratta di meno dell'1% dei 180 mila lavoratori della compagnia, ma è il terzo giro di tagli in un anno. Intel potrebbe tagliare più di 22.000 dei suoi 113.700 dipendenti (circa il 20%).

Non se la passa meglio Salesforce, multinazionale Usa del software, che stando a indiscrezioni di stampa potrebbe eliminare 2.500 addetti. Apple ha iniziato a mettere le mani avanti: assunzioni bloccate o ridotte al lumicino per tutto il 2023. E a ottobre Alphabet — società madre di Google — ha invitato i suoi dipendenti a cercare un'altra occupazione all'interno dell'azienda. Anche Meta aveva iniziato così. Ad agosto Snap ha annunciato un taglio del 20% del personale (dopo aver aumentato il numero dei dipendenti del 65% dalla fine del 2020). La lista è lunga e la cura non è di certo finita. Il settore del tech spere di uscirne più snello ed efficiente. Ma intanto ci si chiede quale sarà l’impatto sulla società e sul resto dell’economia di tutti questi nuovi disoccupati. © RIPRODUZIONE RISERVATA La cura dimagrante partita dagli addetti viene motivata da scelte manageriali sbagliate e minori introiti pubblicitari