domenica 20 novembre 2022
Centinaia di dipendenti hanno annunciato le dimissioni dopo l’ultimatum del nuovo proprietario. Nella notte era atteso il risultato del «referendum» sull’ex presidente Trump
Twitter, il social nel caos. E Musk prova a riabilitare Trump
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Se c’è un futuro, e quale futuro, per Twitter, lo scopriremo a partire già da questa settimana. Migliaia di dipendenti licenziati o che si licenziano, un nuovo proprietario, il miliardario Elon Musk, deciso ad adottare nuove policy e a sfidare tutto e tutti, una Casa Bianca che guarda gli eventi da molto vicino, prendendo la palla al balzo della sicurezza dei dati online degli americani per lanciare un primo ammonimento allo stesso Musk. Nel mezzo, anche la questione, non proprio secondaria, dell’eventuale riabilitazione dell’account di Donald Trump, bandito dal social dopo l’assalto al Congresso del 2001 e al centro ieri di un sondaggio lanciato dal nuovo proprietario di Twitter.

Dopo aver chiuso gli uffici e sospeso i badge per il fine settimana, Musk ha passato le ultime ore a tentare di riorganizzare una società ormai nel caos. Dopo aver licenziato oltre 3mila persone su 7mila in tre settimane, il numero uno ha lanciato un vero e proprio ultimatum ai dipendenti rimasti, chiedendo loro di scegliere tra un impegno «hardcore», «estremo», oppure il licenziamento. Una presa di posizione a muso duro che ha provocato un ulteriore terremoto in azienda. Di fatto, in poche ore più di cento dipendenti in tutto il mondo hanno annunciato pubblicamente su Twitter di voler lasciare, ma si stima che possano essere molti di più, fino a mille, coloro che alla fine sceglieranno di lasciare. Un esodo di massa che, se da una parte agevola Musk, intenzionato a diminuire la forza lavoro, dall’altra pone il social network in una situazione difficile, visto che tra coloro che lasceranno ci sono anche molte figure chiave. Tra queste, ingegneri che si occupano di scrivere software e di sicurezza dei dati personali e che sovrintendono al funzionamento stesso del social network. Migliaia gli utenti che in queste ore hanno riscontrato sempre più interruzioni nel servizio, soprattutto dell’app, e deciso di abbandonare Twitter per migrare su piattaforme come Mastodon.


Un business in perdita in cerca di un modello


3.750
i dipendenti licenziati da Elon Musk nelle sue prime settimane a Twitter

270 milioni
le perdite, in dollari, che Twitter faceva registrare a luglio di quest’anno

44 miliardi
l’investimento, in dollari, fatto da Musk per comprare

In una precedente comunicazione ai dipendenti, Musk aveva avvertito che Twitter potrebbe non essere in grado di «sopravvivere all’imminente recessione economica» e aveva sottolineato che il lavoro da remoto non sarebbe stato più consentito, tranne per casi specifici. Dopo aver speso 44 miliardi di dollari per la sua acquisizione, Musk ha prospettato l’introduzione di abbonamenti e di un sistema di pagamento per gli utenti, tra cui la spunta blu a 8 dollari al mese per gli account verificati. A luglio le perdite ammontavano di Twitter a 270 milioni di dollari e la necessità di un nuovo modello di business era sempre più evidente, così come il tentativo dello stesso Musk (andato a vuoto) di ritirarsi dall’onerosa operazione di acquisto.
Nelle ultime ore, il miliardario ha voluto incontrare alcuni gruppi di dipendenti e figure di vertice per convincerle a restare, ostentando poi sicurezza e scrivendo sul suo account che «i migliori sono rimasti». Il destino della società, però, resta in bilico. Tanto che Moody’s ha ritirato il suo rating B1 per Twitter, affermando di avere «informazioni insufficienti o altrimenti inadeguate per supportare il mantenimento del rating».

Dalla Casa Bianca hanno sottolineato che ogni società, compresi i social media, debba prendere tutte le misure necessarie per proteggere la sicurezza dei dati online degli americani e Twitter dovrebbe dire come sta operando su questo terreno. La partita, però, è anche evidentemente politica, stante il destino di Trump, ricandidatosi per le presidenziali del 2024, Trump che aveva fatto proprio di Twitter uno dei suoi principali strumenti di comunicazione sia durante la sua prima candidatura che nei suoi anni alla presidenza. Venerdì Musk, schieratosi con i repubblicani nel voto di midterm, aveva riabilitato alcuni account, tra cui quello dell’attrice Kathy Griffin (aveva cambiato il nome del suo account in “Elon Musk”), del terapeuta transfobico Jordan Peterson e del sito satirico Babylon Bee. Aveva quindi aggiunto di non aver ancora preso nessuna decisione su Trump, prima di lanciare un referendum tra gli utenti, perché «Vox Populi, Vox Dei». Il risultato era atteso nella notte italiana, ma a tarda sera il sì a Trump era avanti di quattro punti percentuali.

Sul futuro politico di Trump, peraltro, pesa la decisione del dipartimento di Giustizia di nominare un procuratore speciale, Jack Smith, che sovrintenda alle due indagini federali in corso, quella sui documenti classificati trattenuti nella sua residenza di Mar-a-Lago e quella sui suoi tentativi di interferire nel trasferimento dei poteri dopo le elezioni del 2020, culminati nell’assalto a Capitol Hill dei suoi sostenitori il 6 gennaio 2021. Un’iniziativa che Trump ha subito bollato come «politica» e «ingiusta», invocando invece indagini su Hunter Biden, il figlio del presidente, che a suo avviso «ha preso soldi da Paesi stranieri» Qualunque sia l’esito del referendum su Twitter, Trump non rinuncerà ad andare avanti, ma certo lo spazio e la risonanza del social network di Musk gli farebbero estremamente comodo.

Le aziende dicono addio e fermano la pubblicità

Anche diverse grandi aziende stanno facendo scelte decisive su Twitter, ritirando la loro pubblicità oppure disattivando i loro account. Balenciaga è stata la prima casa di moda a cancellare il suo profilo, dopo l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk. Pesano i timori per la sicurezza e per la privacy: nei giorni scorsi un fiume di finti utenti hanno impersonato brand famosi mandando, nel caso della casa farmaceutica Eli Lilly, il titolo a Wall Street in caduta libera con l’annuncio – falso –
che l’insulina era diventata gratis. Importanti corporation hanno nel frattempo ritirato la pubblicità dall’arrivo di Musk a Twitter: tra queste, a fine ottobre, General Motors lo ha fatto pubblicamente, mentre per altri marchi come Dyson, United Airlines, Chipotle e Pfizer le inserzioni sono state sospese senza troppo clamore.


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