Attualità

Roma. Aggredito e insultato il regista del film contro il mercato dei bambini

Angela Calvini martedì 3 ottobre 2017

Il regista Salvatore Riso con Micaela Ramazzotti al Festival di Venezia (Ansa)

Lo hanno aspettato nell’androne di casa e lo hanno pestato urlandogli insulti omofobi, riferendosi anche ad alcuni contenuti del suo film. È successo lunedì pomeriggio a Roma a Sebastiano Riso, regista di “Una famiglia”, il film in concorso a Venezia e ora nelle sale che racconta la storia di una coppia che vende i figli a coppie etero e omosessuali che non possono averne. Portato al pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, i medici gli hanno riscontrato una contusione della parte toracica addominale e un trauma della regione zigomatica con edema alla cornea con prognosi di 10 giorni.

“Sul viso, nello stomaco e all'altezza dello sterno. Ieri sono stato colpito tre volte, e tre volte mi sento attaccato: come omosessuale, come regista e come persona – ha dichiarato Riso ­- . Come omosessuale perché, mentre mi colpivano, mi rivolgevano insulti omofobi. Come regista e come persona perché quegli insulti facevano riferimento a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilità per le coppie gay di formare una propria famiglia”.

Indignazione e solidarietà, da parte dei produttori del film Indiana Production e Rai Cinema, dai distributori Bim, e dall’Associazione 100Autori. In realtà quello di Riso è un film intenso e davvero scomodo per molti, perché il vero cuore è la condanna del traffico illegale di bambini, basato su vere indagini svolte nel casertano dal procuratore Raffaella Capasso, visto dallo straziante punto di una madre cui vengono sottratti i figli (Micaela Ramazzotti) succube di un uomo violento. Addirittura paradossalmente, come dichiarato ad “Avvenire” (LEGGI QUI L'INTERVISTA), il regista ha subito critiche anche dal mondo omosessuale perché il suo film non “difenderebbe la comunità” in quanto la coppia gay che compra un bambino per 80mila euro poi lo rende perché gravemente malato. «Su un legame così profondo e importante tra una madre e un figlio tutti ci dovremmo interrogare. – aveva detto il regista ad Avvenire sul film –. Il corpo della donna paga un prezzo altissimo. Metterlo al servizio dei propri bisogni in cambio di soldi ci rende corresponsabili. Il corpo della donna ha un valore etico, qualsiasi sfruttamento ha dietro un crimine».

Come dar torto, quindi, al senatore di Idea Carlo Giovanardi, che ha visto il film e definisce “così cretini" gli aggressori "da prendersela con un regista omosessuale che ha avuto il coraggio di documentare quanta miseria morale ci sia nella pretesa di utilizzare una donna come contenitore di un figlio da vendere a ricchi committenti".