Attualità

Vicenda Morisi. Il crepuscolo delle tre «bestie»

Marco Iasevoli martedì 28 settembre 2021

La vicenda Morisi e l’assalto ormai frontale di Giorgetti al salvinismo avviano la fase crepuscolare di una linea politica mai uscita dal guado tra il sovranismo e la conversione euroresponsabile. Da un lato c’è Morisi, lo 'stratega' che ha tradotto in una comunicazione cinica e brutale le posizioni anti-Ue e anti-migranti, che ora deve abbandonare le scene pubbliche per un triste problema personale e un’indagine giudiziaria per cessione di droga.

Dall’altro lato c’è chi dentro il Carroccio ha 'subìto' quella stagione (tuttavia partecipando ai fruttuosi dividendi elettorali) e ora alza la testa e prova a ri-orientare il partito dentro una cornice di centrodestra 'draghiano', moderato e di governo. La doppia tenaglia non metterà ai margini della scena politica Salvini dall’oggi al domani, ma certamente porterà il leader a un bivio: o l’ex ministro dell’Interno si decide per una chiara e definitiva inversione di linea politica oppure dovrà sottoporsi al processo del suo stesso partito, che attraverso i governatori del Nord Fontana, Zaia e Fedriga ha fatto capire che altre ambiguità sanitarie ed economiche non sono più consentite. Per questo fronte 'pragmatico' già le amministrative di domenica e lunedì rappresentano un’occasione sprecata, non consentiranno che si getti alle ortiche anche l’opportunità di giocare bene la partita del Colle, del Pnrr e delle politiche 2023.

Dopo la fine del populismo pentastellato, dunque, si avvicina la resa dei conti anche per quello di marca salvinista. Lasciando però aperta una riflessione sulle tre 'bestie' che restano in eredità. La prima 'bestia', quella informatico-digitale costruita da Morisi, che ha avvelenato il dibattito pubblico per anni, ha indebolito la cultura politica del Paese, ha ridotto gli anticorpi alle fake news, ha contribuito a trasformare elettori, simpatizzanti e militanti politici in 'hater' fuori controllo. La seconda 'bestia', un’idea di politica che nega ogni complessità, che rinuncia a una visione generale e procede nella raccolta del consenso attraverso ossessioni ossessionanti: per Morisi e Salvini, l’ossessione da usare per raggiungere i 'pieni poteri' erano i disperati in mare. La terza 'bestia' la droga, che a quanto s’intravede diventa - e non sarebbe una novità assoluta -, anche ad alti livelli di responsabilità pubblica, il rifugio disperato per vite spese a velocità e con obiettivi che corpo e mente non possono sostenere. La politica ha bisogno di tornare più umana: nei contenuti, nel metodo e nei tempi.